14: Overthinking.

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Il fine settimana passa senza che io lo veda, eppure nei miei pensieri non riesco a liberarmene. L'immagine di lui attaccato alla ragazza si manifesta davanti a me nei momenti meno probabili e ripenso di continuo al suo discorso in macchina, su come si comporta con le ragazze. Quella potrebbe essere stata solo una che stava al suo gioco... o potrebbe essere davvero la sua fidanzata.

Stringo la mano intorno alla matita.

Cosa ha lei di speciale? Probabilmente una pelle perfetta, a differenza della mia, coperta di occhiaie, bolle, peli. Dei capelli lunghi, neri e lisci e non perennemente spettinati e di uno stupido e comune castano scuro. Magari l'ha conquistato facendo movimenti sensuali col corpo, come quelle attrici che vedo nei film, con i loro vestiti attillati, quando io già tanto se riesco a non inciampare sui miei stessi piedi.

Ma chi voglio prendere in giro! Perché dovrebbe interessarsi a me...

«Tutto okay?» chiede Max, non mi ero accorta fosse entrato in camera «stai ferma a fissare il vuoto da cinque minuti»

Lo guardo con le sopracciglia alzate, devo controllarmi.

«Dai appena finisce la punizione ti porto in discoteca con me, devi resistere ancora una settimana.» dice poggiandosi sul mio letto e lasciandosi andare con la schiena sul materasso.

Quasi mi viene un infarto a questa sua affermazione «Guarda preferirei un'altra settimana di punizione»  rido e chiudo i libri per poi raggiungerlo sopra il letto e sdraiarmi accanto a lui.

«Perché no?» mi domanda voltandosi e appoggiando la testa sulla mano per guardarmi meglio.

«Scherzi? Mi vedresti in discoteca? Odio la gente e le luci e la musica alta e...» chiudo gli occhi rabbrividendo «non mi ci far pensare»

Lui alza gli occhi verso il soffitto e ci pensa su «Effettivamente non è una buona idea, troppi ragazzi ci proverebbero con te»

A questa affermazione soffoco una risata.

«Ma che ridi? Guarda che sei una bella ragazza» 

«Non ho bisogno di nessun ragazzo, io-»

«Non si parla di averne bisogno e non stavo parlando di quello, ma di te, che sei bella e stupida da non accorgertene» mi interrompe azittendomi «comunque, prima o poi ne riparleremo» aggiunge tornando a sdraiarsi con la schiena sul materasso.

«A proposito,» inizio cogliendo l'occasione «ho visto dalle storie di Paolo che Parker ha rimorchiato.» mi riferisco alle storie della sera prima, in cerca di qualche informazione in più.

La faccia di Max diventa seria e alza gli occhi al cielo «avevano bevuto entrambi, erano un po' alticci...» dice freddo «Dave non è interessato a lei, lui arriva al bacio solo...»

«quando è sicuro» finiamo all'unisono.

«Lo so, lo so» aggiungo ridendo e avvicinandomi a lui.

Mi addormento così, da una parte rassicurata dalle parole di Max, dall'altra preoccupata per la mia rassicurazione.

Il giorno dopo a scuola, durante la ricreazione, lo guardo di nascosto, mentre parla con una ragazza davanti alla macchinetta. La guarda ridendo a qualche sua battuta, con le mani nelle tasche dei pantaloni.

«Da quand'è che ti mangi le unghie?» mi chiede Nicholas seduto accanto a me, sopra la cattedra di Maurizio.

«Cosa?» Chiedo distratta voltandomi verso di lui che mi guarda perplesso.
Prima che possa rispondermi però torno in me stessa. «Ah eh...ehm...da sempre.»

«No, non è vero» ribatte alzando un sopracciglio.

«Come? Oh Nick! Non ci faccio neanche caso, sono nervosa!» esclamo stanca.

«Come mai?» mi chiede e mi infastidisco.

«Niente di importante, pronto per arte?» chiedo cambiando argomento.

«Oh sì, le ho fatto un dipinto che Monet spostati!» esclama vantandosi e facendomi ridere.

A causa di questi miei pensieri, per tutta la settimana ogni volta che sono in sua compagnia cerco di rimanere distaccata, tendo a rispondere più secca del solito e a non fare battute o assecondare le sue provocazioni. Dave è visibilmente confuso dal mio comportamento, ma non fa domande e continua a comportarsi come sempre, mentre io mi allontano sempre di più e cerco di ergere un muro tra me e lui. Ciò che provo non va bene e l'unico modo per ignorare i miei sentimenti è ignorare lui.

Anche mia madre si accorge che c'è qualcosa che non va e un pomeriggio verso metà settimana, mentre sono in cucina a giocare con Robin, tira fuori l'argomento.

«Allora, come procedono gli allenamenti? Io ti vedo già più in forze! Dave deve essere un bravo allenatore»

La guardo facendo un leggero sorriso e annuisco solamente.

«Sì lo so,» continua mentre si siede per cullare Gilbert «c'è sempre stato un rapporto particolare tra voi due, ma ti vuole bene.»
 
Non rispondo e continuo a fare il castello con i mattoncini insieme a mio fratello.

Passano dei secondi di silenzio e poi torna a parlare «Ti stanca così tanto?» mi chiede ancora.

«Fa il suo lavoro, ma'» sbuffo seccata.

Passano altri momenti di silenzio in cui la percepisco osservarmi per studiarmi meglio e in cui tutta la sua curiosità si poggia pesante sopra ogni singola parte del mio corpo.

«Malia, che succede?» mi chiede infine guardandomi seria.

Scuoto la testa mettendo un altro mattoncino, mia madre continua ad osservarmi per poi fare gesto a Robin di lasciarci da sole.

Appena mio fratello esce mi prendo la testa fra le mani e faccio un respiro profondo «mamma, penso di stare male» le dico ed alzo la testa verso di lei «io... penserai sia pazza, ma il mio corpo fa cose strane ultimamente, come se si fosse rotto qualcosa...»

Lei aggrotta le sopracciglia «Lili, le mestruazioni non ti sono venute già da qualche anno ormai?»

«Mamma...» la riprendo, so che mi sta prendendo in giro, ma non sono dell'umore in questo momento.

«Va bene, va bene» dice lei mentre lascia a terra Gilbert che inizia a camminare impacciato intorno al tavolo «dimmi che cosa fa il tuo corpo?» mi chiede usando le mie stesse parole.

«Io... il cuore batte forte oppure a volte sento come se perdesse dei battiti. Oppure rimango senza respiro o ancora ho la pelle d'oca. Ma non sempre, solo quando vedo una persona... e non capisco perché, cosa ha quella persona che mi fa questo effetto» faccio una pausa ripensando alle mie parole, poi torno a guardare mia madre, che ora ha un sorriso divertito «mamma, credo di essere allergica a quella persona, e poi sento delle cose nello stomaco»

«Tipo farfalle?» mi chiede aumentando il sorriso.

«Tipo!» esclamo, ha capito perfettamente «è come se non fossi più padrona del mio corpo, del mio cuore...»

Mamma annuisce senza mai distogliere lo sguardo da me, mi passa una mano tra i capelli spettinati e porta una ciocca dietro il mio orecchio «di chi ti sei innamorata?» mi chiede.

Alzo le sopracciglia e rimango a bocca asciutta, non l'avrei mai messa così, no.

Faccio una lunga pausa di silenzio per valutare per l'utima volta la mia sicurezza sulla questione. Inutile continuare a mentire, mia madre ha tolto il cerotto con uno strappo e per quanto possa far male, so che è meglio così. Ho fatto i miei esperimenti e i risultati sono tutti gli stessi, ma quanto mi conviene condividerli con lei? Alla fine è mia madre, se non glielo dico oggi, domani comunque lo scopre da sola.

In ogni modo, non è questo che mi frena, ma il fatto che nel momento in cui pronuncerò il suo nome, so che non potrò più tornare indietro.
Non potrò più continuare a mentire a me stessa.

«Dave Parker.»

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