27: Non Sai Niente.

181 29 88
                                    

Con letteralmente due ore di sonno, provo a sostenere un'interrogazione di spagnolo a sorpresa. Velasquez mi guarda dall'alto in basso e cerco disperatamente di reprimere quello sbadiglio che imperterrito si affaccia.

Con Dave abbiamo parlato tutta la notte finché non mi sono addormentata sulla tastiera, altrimenti temo saremmo andati avanti.

Subito dopo la fine delle lezioni con Valeria e Nicholas inizio uno dei tre progetti extrascolastici che ho scelto, ossia musica.

Entrati in aula veniamo accolti da un professore di bassa statura, pieno di barba e capelli, che ci invita a provare alcuni strumenti. Percepisco l'aria tesa fra i miei due amici ma non voglio tirare ora fuori l'argomento, avremo tutto il tempo dopo la lezione.

«Sarà lui a scegliervi.» Ci dice accompagnandoci verso delle chitarre, per poi porgermene una classica.

Mi siedo e provo a fare qualche nota che il professore mi ha spiegato velocemente,  senza alcun successo, le dita mi fanno male e il suono che viene è orrendo. Soffoco un urlo e lancio un'occhiata ai miei amici, Valeria ha in mano un clarinetto e sembra passarsela proprio bene, mentre a Nicholas è stato rifilato il triangolo, e, devo dire, sembra molto preso a seguire il ritmo di altri due ragazzi che canticchiano. Mi sento scoraggiata e delusa dallo strumento e da me stessa, poso la chitarra dove è stata presa e lascio andare un sospiro pieno di rabbia.

«Già rinunci?» Chiede una voce dietro di me.

Mi volto lentamente, un ragazzo dai folti capelli biondo cenere e due piccoli occhi marroni, nascosti dietro delle grandi lenti tonde mi guarda sorridendo.

«Marco?» chiedo associando il viso a quello del ragazzo che si trovava al mio fianco alla festa di Giulia, qualche mese fa, e che mi ha allenato quando Dave non era a scuola.

Lui annuisce e riprende la chitarra in mano invitandomi a sedere di nuovo, faccio come dice mentre lo vedo strimpellare qualche nota.
«Il professore si è dimenticato di accordarla, per questo il suono era orrendo.» Dice porgendomela.
Mi stava anche ascoltando mentre suonavo? Poverino...

Afferro la chitarra e provo di nuovo a fare le note che mi sono state dette, il suono ammetto che è di gran lunga migliorato, ma ho comunque fatica a toccare tutte le corde. La mano di Marco si sovrappone alla mia e mi mostra come la devo mettere, in modo da semplificare il movimento e non fare inutile fatica. Mi irrigidisco subito al tocco della sua mano con la mia, ma lui sembra non notare il mio disagio.

«Adesso basta!» urla Valeria attirando l'attenzione di tutti.

Io e Marco alziamo la testa verso di lei contemporaneamente, ha il clarinetto ancora in mano, lo stringe forte come se fosse un'arma. La faccia rossa di rabbia è rivolta verso Nicholas, il quale sostiene il suo sguardo con sfida.

«Dimmi che razza di problema hai?» Continua senza abbassare il tono di voce.

«Non riesco a crederci...» risponde Nicholas stringendo le mani a pugno.

Vorrei intervenire ma nessuno dei due mi ha mai raccontato niente sulle loro discussioni. Diverse volte ho provato a chiedere spiegazioni, ma l'unica che mi è stata riflata è: "stessa storia di sempre, Robinson". Per poi cambiare subito argomento.

«Sembra lo fai apposta» continua il ragazzo.

«Ma fare apposta cosa? Cosa?»
Valeria gli punta contro il clarinetto e si avvicina a lui con passo deciso. «Cosa avrei mai fatto?» gli chiede invitandolo con un colpo del capo a parlare. Il professore prevedendo ciò che potrebbe succedere le corre incontro e si frappone ai due.

«Forza Nicholas... Parla! Tu, piuttosto, da quando mi sto frequentando con tu-sai-chi, non sei più lo stesso!» Urla con tutte le sue forze fino a diventare rossa in viso.

NuggetDove le storie prendono vita. Scoprilo ora