6: Proposte non così tanto discutibili.

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La professoressa di fisica mi guarda da dietro i suoi piccoli occhiali rettangolari
«Souza abbiamo l'orologio rotto?»

«Scusi, mi ha trattenuta il preside.» rispondo sedendomi al mio posto, Valeria ha la testa appoggiata al quaderno, sembra morta.

«Va bene. Ora che siamo tutti, Nicholas puoi consegnare le verifiche.» rivolge un dolce sorriso a Nick, il suo alunno preferito, l'unico che chiama per nome.

Lui annuisce ed inizia a passare tra i banchi.

Porto due dita al polso di Valeria. Batte.

«Hey...» la muovo per la spalla, ma lei non reagisce.

Nicholas si avvicina e lascia sul banco il compito alla nostra amica, nonché sua grandissima cotta, lo guardo per chiedere spiegazioni e lui alza solo lo sguardo al cielo.

Dopo qualche secondo Nick riprende il suo posto, ma del mio compito non c'è traccia.

Alzo il braccio e la professoressa, senza neanche guardarmi, mi dice di raggiungerla.

Non appena mi alzo Nicholas prende il mio posto ed inizia a sussurrare frasi che non comprendo a Valeria.

Mi avvicino alla cattedra e la figlia di Satana si toglie gli occhiali da vista, guarda il foglio che tiene sul tavolo, che riconosco essere il mio compito, e poi mi rivolge uno sguardo gelido.

«So per certo che non hai copiato perché ti ho tenuta d'occhio tutto il tempo» dice «quindi... Complimenti.» volta il foglio così che possa vedere il voto.

9.5

Mi sento svenire.

Non ho mai preso un voto così alto a fisica, il mio punteggio a dire la verità è sempre stato sul 5.

«È sicura che sia il mio?» chiedo avvicinandolo per leggere bene il nome, sì è proprio mio.

Lei ridacchia «vai puoi tornare al tuo posto» sospira scuotendo la testa.

Non appena raggiungo il mio banco, suona la fine della lezione e tutta la tensione nell'aria crolla. I miei compagni riprendono a respirare normalmente e a chiacchierare tra di loro, tranne Nicholas e Valeria. Il primo guarda fisso il soffitto, mentre si dondola sulla mia sedia, la seconda invece è ancora rinchiusa in sé stessa con la testa sopra il libro.

«Si può sapere cosa succede?» chiedo, non mi rispondono e li guardo con sospetto «Avete litigato?»

«Magari!» esclama Nicholas, si alza e sta per raggiungere i suoi amici, ma lo blocco per un braccio, lo guardo seria, lui sospira «È semplicemente entrato il suo adorato Robinson mentre era interrogata e ora pensa di aver fatto una figuraccia.» mi spiega per poi liberarsi dalla presa.

Robinson è un compagno di classe di mio fratello, il suo vero nome, a dire la verità, non sono sicura di conoscerlo. Questo è un soprannome che io e Valeria gli abbiamo dato in primo, quando ancora non sapevamo nulla di lui, perché somigliava ad un nostro amico della Cornovaglia, che fa Robinson di cognome.

Dopo qualche minuto Valeria decide finalmente di tornare tra noi mortali.
«Quella stronza mi ha fatto una delle sue domande del cavolo e io lì come una scema, presa dal panico... e lui lì che mi guardava, Dio che scena ridicola!» si sfoga e torna a buttarsi con la testa sul banco.

Le poggio una mano sulla spalla, sto per risponde, ma vengo interrotta dall'entrata del mio amore: il bidello Maurizio. Ci annuncia che il professore di inglese farà qualche minuto di ritardo e si posiziona allo stipite fingendo di controllarci.

«Fra te e lui non potrà mai funzionare.» sussurra Nick al mio orecchio. Non riesce a stare più di cinque minuti lontano da me e Valeria.

«Ma è così carino!» esclamo mentre si siede sul nostro banco. Poggio il mento sulla mano e guardo l'omino paffuto, alto poco più di un metro, con i suoi enormi occhiali squadrati e il suo sorriso dolce sempre presente.

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