17: Drive-in.

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Segno un canestro da tre punti e urlo dalla felicità, facendo esultare la mia squadra, do il cinque a Nick e faccio una linguaccia a Valeria che si trova nella squadra avversaria.

Riprendo a correre cercando di rubare la palle ad un mio compagno quando questo la lancia a Valeria, lei la prende e subito inizia a correre palleggiando, verso il canestro opposto. Si trova bloccata da dei miei compagni di squadra e lancia la palla a Crudelia che oggi ha una tuta tutta muccata.

Corro verso di loro e mi fermo accanto a Valeria cercando di riprendere fiato.
«Successo qualcosa in questi giorni?» mi chiede.

La guardo confusa e scuoto la testa «no, perché?»

«Sei più felice, molto più felice del normale!» esclama contenta.

Ho una scommessa in sospeso con lei e Nicholas, ma non è per questo che non voglio dirle ciò che è successo, prima voglio essere sicura, poi renderlo ufficiale.

Fortunatamente un mio compagno mi lancia la palla e torniamo a giocare, così che non sono obbligata a risponderle.

Sto per lanciare a canestro, mi piego sulle ginocchia, alzo il braccio... Ma la palla vola via delle mie mani prima ancora che possa lanciarla.

Mi giro confusa e subito un forte e lungo fischio proprio dietro il mio orecchio mi dà la risposta oltre a rompermi un timpano.

Tutti i miei compagni si fermano e aspettano le indicazioni del professore.
«Souza! Con me! Al tuo posto entra Giulia!» urla il coach, nonostante stia a due metri da lui, per poi lanciarle la palla, che lei ovviamente non afferra, la guarda rotolare ed alza le spalle mentre entra sbuffando in campo.

Giulia entra il mio posto lanciandomi un'occhiataccia, è stata tutto il tempo in panchina perché ieri si è fatta le unghie e non vuole rovinare "giocando ad uno stupido gioco con persone stupide".

Seguo il professore fuori dalla palestra, fino ad arrivare alla pista intorno al campo «Souza, voglio vedere se gli allenamenti stanno facendo progressi.» dice e posa lo sguardo su di me, mettendosi le mani sui fianchi. Annuisco e mi sistemo la coda mentre aspetto che vada avanti. «Fai cinque giri di campo, senza fermarti!» ordina.

Lo guardo scioccata, a malapena ne riesco a fare tre senza svenire o perdere un polmone per strada, non credo di riuscire ad arrivare a cinque!

«Quanti?» chiedo, sperando di aver sentito male.

Lui alza la mano mostrandomi tutte e cinque le dita, per poi guardarmi con un sopracciglio alzato «Perché sei ancora qui? Correre!» urla.

Lo guardo per un'ultima volta per accertarmi che sia serio, poi inizio a correre lentamente come mi ha insegnato Dave, partire piano e fare lo scatto alla fine, e già che ci sono prego anche per la mia vita.

Immagino che il coach si sia svegliato con la luna storta. Devo fare ottocento metri nel minor tempo possibile, non devo arrivare in Austria e tornare!

Mentre corro invidio i miei compagni di classe, in particolare Ursula che conoscendola so che avrà già smesso di giocare lamentandosi per qualche dolore improbabile.

Mi segno mentalmente di dire a Dave che non ho intenzione di allenarmi dopo cinque giri di campo, sempre se sarò viva per dirglielo.

Pensare a lui mi fa sentire le farfalle nello stomaco e sorridere inutilmente, mi fa davvero un effetto strano iniziare a pensare all'amico insopportabile di mio fratello come il mio ragazzo. Anche se ancora faccio fatica a chiamarlo così, sento qualcosa che mi blocca e non mi fa andare avanti, negli ultimi anni, ho stilato una lista mentale delle bandierine rosse da evitare in ogni ragazzo che incontro e questo ha fatto sì che diventassi sempre più "esigente", allo stesso tempo anche più diffidente ed inesperta e ciò ora non fa che portare complicazioni.

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