7: La Grande S.

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Nicholas mi guarda con gli occhi spalancati e un pezzo di pizza in mano, dal quale un fungo si sta per suicidare sul cartone «La festa dei maturandi?! La festa più figa che questa scuola abbia mai organizzato?! Quella festa, Lili?» è impazzito.

Stiamo cenando a casa sua insieme anche a Valeria che, da quando ho iniziato a spiegare cosa voleva il coach, mi guarda con gli occhi sbarrati. Si trovano entrambi davanti a me e mi guardano come se stessero seguendo la loro serie preferita.

«È pazzesco Lia!» continua Nicholas sporgendosi verso di me. «Sono così contento!»

La festa è effettivamente una delle cose più pazzesche che la mia scuola organizza.

La mattina c'è la cerimonia dei maturandi dove i professori fanno discorso commoventi e consegnano loro il diploma e l'annuario, davanti a tutta la scuola.

Il pomeriggio ci sono le competizioni con le altre scuole, non solo sportive, ma anche riguardanti le altre materie, per fare una classifica delle scuole migliori.

Infine, la sera c'è il ballo di fine anno.

Come ho già detto, non sono mai stata interessata agli eventi scolastici, quest'anno forse andrà diversamente per quanto riguarda la gara, ma sul ballo non faccio nessuno sconto.

«wow» dice finalmente Valeria lasciandosi andare sulla sedia «sei sicura?» mi chiede.

«No. Per niente. Ad essere sincera, non lo voglio fare» ammetto, Nicholas si alza in piedi indignato e Valeria lo riporta seduto tirandolo per una manica della maglietta «ma il coach e il preside sono così convinti, che mi ci hanno fatto credere anche a me. Vedo come vanno gli allenamenti poi... valuterò.» continuo

«Con chi ti alleni?» mi chiede Valeria.

«Ahm» temporeggio osservando il mio cartone di pizza ormai occupato solo da alcune macchie di olio «io... non è  poi così importante, è uno della squadra.»

È il turno di Valeria di alzarsi in piedi indignata «Robinson?» urla.

Alzo lo sguardo verso di lei «No!» esclamo, ma lei non mi crede.

Scuote la testa facendo svolazzare i suoi capelli castani «non me la racconti giusta, ti conosco non devi mai il discorso così,» mi attacca puntando l'indice contro di me «se ti allena Robinson, sappi che-»

«Dave!» esclamo bloccandola, «Mi allena Dave.»

Valeria e Nicholas si bloccano, sembrano congelati. La prima ha ancora il dito puntato verso di me, ma le sopracciglia sono lievemente alzate e la bocca forma una 'o'. Il secondo invece è rimasto con l'ultimo pezzo di pizza in mano e la bocca aperta pronta ad addentarlo.

Rimangono così per qualche secondo, in cui inizi a preoccuparmi, poi si scambiano un'occhiata e tornano in loro stessi.

«Cosa?» chiedo.

Loro si scambiano un'altra occhiata, ma non rispondono.

«Cosa?» chiedo ancora alzando di poco la voce. Mi volto a guardare Nicholas e lui alza le braccia da finto innocente per poi tornare a mangiare.

«Mi state innervosendo, cosa sapete che io non so?» chiedo scocciata, odio quando fanno così.

Valeria mi sorride, nello stesso modo in cui si sorride ai bambini quando stai per dire loro qualcosa di tragico.
«Lili,» inizia tornando a mettersi seduta «lo sappiamo che ti piace mio fratello»

A queste parole sono io ad alzarmi da tavola «sei scema?»

Lei ridacchia e scuote la testa «magari non ne sei ancora consapevole, noi-»

«Ma di cosa state parlando?» alzo la voce presa dal panico.

Nicholas sospira «stiamo parlando del fatto che...» lascia in sospeso la frase e mi indica il volto «sei diventata un peperone»

Aggrotto le sopracciglia e scuoto la testa «non so cosa c'era nelle vostre pizze, né voglio saperlo. Sapete benissimo qual è il mio rapporto con lui, se potessi scegliere tra mangiare uno scarafaggio e averlo intorno per una giornata, sceglierei lo scarafaggio.» dico secca, mi sto innervosendo, loro mi conoscono, dovrebbero saperlo.

«Va bene,» dice Valeria raggiungendomi «allora invoco la Grande S.» dice per poi allungare la mano verso di me.

La Grande S è una cavolata che abbiamo inventato da piccole, ma da allora la usiamo sempre per decidere chi delle due abbia ragione. Si tratta semplicemente di una scommessa. La chiamavamo "Grande S" solo perché da piccole pensavamo che "scommessa'" fosse una parolaccia.

«Scommettiamo,» dice «se da qui alla gara non si muove niente dentro di te, allora farai di noi ciò che vuoi, ma» e lo pronuncia con quattro M «se così non fosse, e fidati lo capiamo quando hai qualcuno in mente, allora saremo noi a decidere della tua sorte.»

«Siete proprio stupidi» dico stringendo la mano di Valeria per firmare la nostra grande S.

A fine serata torno a casa a piedi, non dista molto e in ogni caso ho bisogno di aria fresca e di pensare. Sono del tutto impazziti. Forse ho fatto delle espressioni che li hanno confusi, ma il massimo delle mie espressioni in sua presenza è una faccia schifata e poi dai, è come se fosse mio fratello o come se a Valeria piacesse Max. Ew.

Arrivata al cancello vedo quest'ultimo in giardino, con una felpa rossa e il cappuccio sulla testa, mentre annaffia le piante, col tubo.

Si gira verso di me al rumore del cancello che si chiude «Domani inizi gli allenamenti.» mi dà il bentornato ed impreco a bassa voce.

«Ho da fare domani.» non ho da fare nulla, solo voglio rimandare la mia morte ad un altro momento e non ho voglia di vedere Dave, dopo quello che mi hanno detto quei due.

«Inizi domani.» ripete secco, sono troppo stanca per discutere così mi concedo la libertà di fargli delle smorfie «Malia...» mi riprende sospirando.

Faccio finta di niente e mi avvio verso la porta di casa quando sento una gettata di acqua fredda sulla schiena. Mi volto e vedo Max col tubo in mano puntato verso di me.

«Oh... Tu non hai idea di che guaio ti sei cacciato» dico indicandolo, ormai zuppa.

Mi precipito a raggiungere il tubo di riserva e ad attivarlo, ormai è guerra.
Ci colpiamo col getto d'acqua destinato alle piante e siamo tutti e due completamente bagnati quando nostro padre viene a staccarci l'acqua.
«Gilbert è più responsabile di voi. È possibile che voi due insieme combinate sempre casini?» ci sgrida con un forte accento inglese e con un volto deluso. «Entrate a cambiarvi» ci dice prima di rientrare in casa. Io e Max ci lanciamo un'occhiata e scoppiamo a ridere.
Due deficienti.

Quando ci siamo ripresi, ci togliamo le scarpe per non sporcare e  Max si toglie la felpa così da metterla subito sui fili del bucato per lasciarla asciugare tutta la notte.

Da quando ha quel fisico?

«La palestra fa miracoli.» dice ridacchiando, come se mi avesse letto nel pensiero, ed apre la porta di casa.

Forse devo iniziare ad andare in palestra anche io.

Dopo essermi fatta una doccia calda, prima di infilarmi sotto le coperte, finisco di leggere Il Grande Gatsby, che si è subito guadagnato un posto nella mia lista di libri preferiti. Vorrei iniziarne subito un altro, ma mi costringo ad andare a letto, così da potermi godere l'ultima notte senza dolori muscolari.

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