Capitolo 66

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Cinque giorni dopo

Ashley

Porto la mano dall'altro lato del letto e tocco un corpo muscoloso. Sorrido sapendo che si tratta di Luke. Questa notte siamo stati azzardati e abbiamo fatto sesso nella mia stanza, sapendo che accanto c'erano i miei genitori che potevano sentire tutto e interrompere il magico edilio da un momento all'altro.
Mentre la mia mano si è soffermata un po' di più sul corpo, inizio a percepire una sensazione di freddo, come se la mia mano stesse toccando una statua di ghiaccio.
Apro gli occhi per voltarmi e guardare ma un urlo rimane strozzato in gola. Non è Luke, ma Nick.

«Nick?» domando scuotendolo un po'.
«Ti prego, non farmi pagare ancora per gli errori del passato. Lo so che sei vivo»
All'improvviso apre gli occhi ma non ci sono le pupille, c'è solo la sclera, la parte bianca dell'occhio ed è inquietante.
Si solleva e si gira nella mia direzione.
Dai! È passato Halloween!
Vedo delle gocce di sangue sporcare le lenzuola celesti del mio letto.
Nick inizia a ridere, ride forte, ma poi torna serio e si passa la lingua sulle labbra.

«No» sussurra.
«No cosa?» domando guardando altrove perché fa abbastanza schifo guardare una persona negli occhi che non ha.
«Non continuerai più ad indagare sulla mia morte. Sono morto, tu stai per morire e ci ritroveremo entrambi all'inferno. Ci sarò io ad accoglierti, ma solo per condurti nell'ultimo girone, dove non vedrai mai la luce del Purgatorio e del paradiso. Pagherai per gli errori commessi. Sconterai la avermi abbandonato. Forse potevo essere vivo se tu non te ne fossi andata come una codarda»

«Piantala! Lo sai che sono innocente!»
«Non ci sono prove e io non ti credo. E ora, dammi la tua vita»
Quando si allunga con le mani verso il mio collo, mi alzo dal letto e inizio a correre verso la porta per aprirla ma non si apre, è bloccata.
«Non hai via di fuga piccola Ashley. Hai finito di scappare»

Resto bloccata con le spalle alla porta mentre lui si avvicina sempre di più, si rigira in mano un coltello e sento una fitta allo stomaco. Estrae la lama sporca di sangue e mi pugnala di nuovo e così ancora, ancora, e ancora.
Scivolo a terra lungo la porta con il ventre pieno di sangue che sta macchiando il pavimento della mia stanza.

«Ci vediamo all'inferno, angelo»
Con le forze che mi stanno abbandonando, la vista sfocata, intravedo la figura di Steven che si avvicina alla mia faccia e poggia il pugnale sulla mia gola.

Mi alzo di scatto portandomi la mano alla gola e controllando istintivamente l'addome. Nulla. Sospiro, inizio a respirare.
Mi volto ma il letto è vuoto. Luke è nella stanza degli ospiti.
Porto le gambe giù dal letto e rimango per qualche minuto a guardare il pavimento facendo su e giù con i piedi.
La vista di Nick senza pupilla è rimasta impressa nella mia mente a tal punto che ho un forte mal di stomaco.

Mi alzo e vado in bagno per gettarmi sotto il getto della doccia che inizialmente non ha raggiunto la temperatura calda, ma non mi interessa.

Se devo continuare a fare questi incubi, preferisco morire per mano mia. Dovevo ascoltare Susan quando mi suggerì di farla finita con la lametta, non dovevo oppormi, era il mio subconscio che mi suggeriva la fine a tutti i miei problemi.
Purtroppo dopo essermi opposta, la visione di Susan è scomparsa come per magia ed oggi ritornerò a Los Angeles. Che ritorni lì? Ah no, non avrò bisogno delle visioni visto che la vedrò in carne ed ossa con il suo portamento fiero e consapevole che sta ottenendo ciò che voleva sin dall'inizio: distruggermi.
Ma perché? Credo che morirò con questo interrogativo.

Quando esco dalla doccia, dopo essermi asciugata per bene, mi vesto con jeggins chiari, un maglione lungo morbido fatto di lanettina bianco e ai piedi calzo le Adidas Superstar.
Un velo di trucco: eyeliner e mascara.
Metto tutto nella trousse e la ripongo in valigia dove la chiudo definitivamente.
Abbiamo il volo alle 15:00 del pomeriggio.
Apro e chiudo la mano per qualche secondo perché nonostante si sia sgonfiata, ho ancora un leggero dolore.
A Luke invece il livido sembra non passare mai.

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