L'agrumeto

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Nami, Usopp e Sanji erano seduti sul terreno erboso, immobili. Usopp e Sanji avevano l'impressione di essere già stati in quel posto. Nami, invece, ne era certa.

Si trovavano nell'agrumeto di Bellemere, a Coconut Village. Quello in cui Nami aveva passato quasi tutto il suo tempo per i primi dieci anni della sua vita. Quello in cui Arlong aveva sparato a sua madre. Quello in cui aveva nascosto un tesoro da cento milioni di berry per riscattare Coconut Village, solo per vederselo portare via dalla Marina. Chiuse gli occhi, col cuore che le martellava nelle orecchie, completamente disorientata.

- Che cosa sta succedendo qui? – sussurrò Usopp.

Sanji non rispose subito. Era distratto, perché aveva fame, come se non mangiasse da giorni. Tremendi crampi allo stomaco. E non trovava più neanche le sue dannate sigarette.

Ma Usopp lo guardava, così si sforzò di rispondere. - Non ne ho idea. Forse dovremmo...

- Dobbiamo attraversare l'agrumeto – disse Nami in tono confuso. – Dall'altra parte c'è la mia casa.

Usopp e Sanji si scambiarono un'occhiata allarmata.

-Nami – disse Usopp in tono gentile – non siamo davvero nel tuo agrumeto. Non è possibile.

Nami fissò il cielo sopra di loro.

- Quello è il soffitto, Nami. È un trucco. Potrei farlo anch'io – continuò Usopp.

- Usopp ha ragione – disse Sanji. – L'unica cosa che troveremo dall'altra parte sarà un pazzo con un'ascia che cercherà di ucciderci. Datemi retta. Restiamo qui e pensiamo a un modo di andarcene tutti interi.

- Non ci sono altri modi di andarcene, Sanji – scattò Nami. – Vedi altre vie d'uscita?

- No – ammise Sanji. – Ma solo perché non le vediamo, non significa che...

Fu interrotto da un urlo lacerante che squarciò il silenzio. Un urlo pieno di paura e dolore, agghiacciante.

Nami saltò in piedi. – Nojiko! – urlò. – È mia sorella!

-Nami, aspetta, ragiona! -. Sanji cercò di fermarla.

Nami lo spinse via e si gettò a capofitto nel folto dell'agrumeto. Usopp e Sanji si lanciarono dietro di lei, correndo all'impazzata per placcarla prima che finisse dritta tra le braccia di chiunque – o qualunque cosa – ci fosse dall'altra parte dell'agrumeto.

-Nojiko! – urlava Nami. – Nojiko!

Le rispose un altro urlo straziante.

- Nami, fermati – le gridò dietro Usopp, ansimando. – Tua sorella non può essere qui!

- Sta' zitto! Sto cercando di capire dov'è – strillò Nami.

I rami degli alberi le sferzarono il volto e le braccia. Inciampò, riprese l'equilibrio e continuò a correre. Nojiko era vicina. Vicinissima. Nami sudava e annaspava e correva. Sua sorella emise un lamento che non aveva quasi più nulla di umano. Cosa le stavano facendo per strapparle un suono del genere?

-Nojiko!

Nami sbucò fuori dall'agrumeto. Eccola, davanti a lei, la sua casa. Nojiko strillò di nuovo: doveva essere là dentro.

-Nojiko! – implorò Nami.

Cercò di correre verso la casa, ma qualcuno l'afferrò per un braccio. Sanji l'aveva raggiunta. Nojiko urlò ancora e ancora e ancora, e Nami gridò con lei e cercò di divincolarsi da Sanji, gli graffiò addirittura la faccia mentre tentava di liberarsi, ma Sanji la teneva ferma e le urlava in un orecchio: - Non è reale, Nami. Non è reale. È un trucco!

Usopp arrivò alle spalle di Sanji e fissò, a occhi sbarrati, il corpo a corpo tra lui e Nami. Fece per dire qualcosa, ma fu prevenuto da un altro grido penetrante. Però, questa volta, non era la voce di Nojiko. Il volto abbronzato di Usopp impallidì di colpo e i suoi occhi si spalancarono ancora di più.

-Usopp, no! – protestò Sanji, ma Usopp era già partito di corsa in direzione di quelle nuove urla.

Nami, invece, approfittò dell'attimo di distrazione di Sanji per liberarsi dalla sua presa con uno strattone e correre come una forsennata verso la casa. Sanji imprecò, fece per seguirla, poi si voltò verso la direzione in cui era scomparso Usopp; si girò di nuovo, imprecò ancora, e si lanciò all'inseguimento di Usopp, ignorando lo stomaco che brontolava cupo. Nami poteva resistere più a lungo di Usopp, da sola.

-Usopp, aspetta! Usopp – urlò, ma sapeva già che Usopp non si sarebbe nemmeno voltato, non per sentire se Sanji avesse una spiegazione razionale, che comunque non aveva. Sanji poteva solo placcarlo e trascinarlo indietro per salvare Nami da qualunque cosa ci fosse nella casa. 

Usopp l'aveva distanziato, ma Sanji seguì l'erba calpestata e le sue urla, che facevano eco a quelle della voce.

-Kaya! Kaya !-. Usopp era in preda al panico. Continuava a girare su se stesso, a guardare in tutte le direzioni, cercandola senza trovarla mai.

Sanji non aveva conosciuto Kaya di persona, ma sapeva chi fosse dato che Usopp parlava di lei almeno quanto lui parlava di Nami. – Usopp, non è lei. Vieni qui. Dobbiamo prendere Nami e trovare il modo di andarcene.

Ma Usopp non lo sentiva, assordato dagli strilli di dolore di Kaya.

-Usopp, è un trucco. Non è vero. Non è Kaya... USOPP! – ruggì Sanji.

Finalmente, Usopp si girò verso di lui e cercò di raggiungerlo.

Nessuno dei due si accorse del muro trasparente che era calato dal soffitto, o salito dal terreno, o che si era materializzato per magia, davanti a loro, finché entrambi non ci andarono a sbattere contro e rimbalzarono, finendo a terra. Sanji lo vide all'ultimo a causa di un riflesso strano e fece in tempo a girarsi, sbattendo solo la spalla. Usopp, invece, ci finì contro di faccia. Quando si raddrizzò, gli sanguinava il naso.

Sanji cercò di tirare giù la barriera dura e liscia a calci. Non c'era verso. Gridò a Usopp di tirare fuori una delle sue diavolerie dalla borsa, ma Usopp non lo sentiva. Dall'altra parte della parete, fissava Sanji sbraitare e colpire il vetro, cercando di ancorare lo sguardo a quello dell'altro per trattenere la sua sanità mentale, che minacciava di abbandonarlo.

Poi, Sanji lo vide premersi le mani sulle orecchie, serrare gli occhi e raggomitolarsi, premendo la fronte a terra, e capì che stava lottando contro le urla incessanti che, a quanto pare, continuavano.

-Sai che non dovresti essere qui, moccioso.

La saga di OharuDove le storie prendono vita. Scoprilo ora