Quando Nami irruppe nella casa, non ci trovò Nojiko. Ci trovò l'ultima persona che si aspettava di vedere.
- Che diavolo ci fai tu qui? – urlò.
- Ciao, dolcezza – replicò Arlong.
L'uomo-pesce era seduto al tavolo della sua cucina e pareva occuparla tutta. Si alzò, ergendosi in tutta la sua mostruosa altezza, torreggiando su Nami. Lei fece un passo indietro, ma Arlong le prese il mento e glielo sollevò per guardarla bene in faccia.
-Sei cresciuta – disse. – Mi ricordo quand'eri una ragazzina pelle e ossa con un sano terrore di me.
Nami si scostò. – Non sono più una bambina e non ho più paura di te. Dimmi dov'è Nojiko!
-Nojiko non è qui. Ci siamo solo io e te.
Nami si rese conto all'improvviso che era vero. – Dove sono Sanji e Usopp?
-Non qui – ripeté Arlong.
La rabbia di Nami, adesso, stava diventando paura. Arretrò, poi voltò le spalle ad Arlong e si lanciò verso la porta d'ingresso, che si chiuse con un tonfo. Nami afferrò la maniglia e la strattonò, piantando addirittura un piede contro il muro, ma la porta era bloccata.
-Vieni qui, Nami. Abbiamo dei conti in sospeso, no?
Nami si girò, trasalendo, con gli occhi dilatati, i capelli in faccia. Premette le spalle contro la porta. – No. Ho chiuso con te!
- Ma io non ho chiuso con te.
- Non è possibile che tu sia qui! Dovresti essere in prigione. Dovresti...
- Una tua vecchia conoscenza mi ha portato qua per te. Non è stato gentile? Adesso vieni qui, Nami.
- No.
- Vieni qui, ho detto. Non farmelo ripetere un'altra volta.
- Puoi ripeterlo finché ti pare – gli urlò Nami. – Non ho più dieci anni e non prendo più ordini da te!
Arlong la fissò. – Oh, dolcezza. Mi sa che hai dimenticato le buone maniere. Dovrò insegnartele di nuovo.
Poi scattò verso di lei, ripiegando il braccio destro sulla spalla sinistra, con la mano aperta. Nami lo vide arrivare e cercò di schivarlo, ma urtò nello stipite della porta con la spalla e si udì uno schiocco quando il manrovescio la colpì alla faccia, lasciandole una chiazza purpurea sullo zigomo. La testa di Nami scattò indietro, colpì il muro e rimbalzò in avanti.
-Questa volta non ci sono i tuoi amici a rischiare l'osso del collo al posto tuo, vero? -. Arlong l'agguantò per il bavero per impedirle di cadere e fece per colpirla di nuovo, ma Nami gli afferrò il polso.
Per un attimo, Arlong parve sbalordito. La strattonò. – Non ci provare – ringhiò. – Mi hai sentito? Non ci provare! Vuoi che ti mostri cosa succede agli esseri inferiori come te, che cercano di opporsi agli uomini-pesce? Cosa succede agli umani che non sanno stare al loro posto davanti a una razza superiore?
Lei alzò gli occhi e il suo sguardo di sfida sembrò mandarlo su tutte le furie. Arlong ruggì e si buttò verso di lei a testa bassa, menando colpi alla cieca. Uno colse nel segno, allontanando Nami dalla porta e spedendola lungo la parete.
Lei alzò le mani per proteggere la testa, e Arlong bersagliò il resto del suo corpo. Ma Nami non urlò, non lo pregò di fermarsi, non pianse. Schivò un pugno e corse verso il centro del soggiorno. La sua pelle era rossa e violacea dove Arlong l'aveva colpita. I capelli scarmigliati erano una nube di fuoco. Lui la rincorse, con una velocità sorprendente, considerando la sua mole.
Lei raggiunse il tavolo coperto di cianfrusaglie e all'improvviso la stanza si riempì di missili. Nami afferrava tutto quello che le capitava sottomano e lo tirava addosso ad Arlong. Un flacone di profumo lo prese in pieno, esplodendo all'impatto e innaffiandolo di aroma al gelsomino. Il vetro del flacone lo graffiò. Lui si portò le mani al petto, come incredulo che Nami avesse osato tanto.
- Fermati, disgraziata! – tuonò, ma Nami continuò imperterrita a bombardarlo.
Una guida alla coltivazione dei mandarini lo colpì con violenza insospettabile a un sopracciglio. Arlong indietreggiò, con aria sbigottita, e si prese un portapenne nello stomaco.
Nami urlava a ogni lancio. Una foto incorniciata. – Questo è per mia madre! -. Un vaso. - Questo è per mia sorella! -. Una lampada da tavolo. - Questo è per Genzo! -. Un orologio -. Questo è per Rubber, Zoro, Usopp e Sanji! -. Una bottiglia. - Questo è per Coconut Village! -. Una sedia. – E questo è per me! Non mi fai più paura, Arlong. Mi hai sentito? Non ho più paura di te. I miei amici sono in pericolo e io andrò da loro, in un modo o nell'altro. Fammi uscire da qui o sfonderò la porta con la tua testa!
Un rivolo di sangue scorreva sulla faccia di Arlong, dalla ferita aperta dal libro sui mandarini. Se lo asciugò col dorso della mano, guardando Nami come se la vedesse per la prima volta. Fece un passo verso di lei e Nami afferrò il tavolo, gridando con voce piena di odio e rancore: - Ti ammazzo, se ti avvicini!
Arlong le balzò addosso. Nami, temeraria, si tirò il tavolo più vicino e, quando Arlong fu a portata, glielo ribaltò addosso. L'impatto interruppe bruscamente l'assalto di Arlong, che rovinò a terra col tavolo sopra, ma l'uomo-pesce se lo scrollò di dosso, afferrò le caviglie di Nami e tirò, facendola cadere di schiena sul pavimento.
Arlong le si arrampicò sopra, bloccandole le gambe con le sue e inchiodandole con una mano entrambi i polsi oltre la testa. Ansimava, aveva schegge di legno conficcate nella carne e un perdeva sangue dalla bocca. Sputò un dente, che ricrebbe immediatamente nell'alveolo. Si portò la mano libera dietro la schiena e sfilò qualcosa che portava nella cintura dei pantaloni. Un attimo dopo, Nami sentì il freddo di una canna di pistola premerle contro la fronte.
-Come hai potuto farmi questo, dolcezza? – disse. – Come hai potuto tradirmi, dopo tutto quello che ho fatto per te? Io ti ho cresciuto. Io ti ho insegnato a navigare. Sono stato il padre che non hai mai avuto. In un certo senso, ti amavo. E tu lo sai. Ma questo non ti ha impedito di pugnalarmi alle spalle.
Nami lo fissò, paralizzata dall'orrore. – No! – strillò. – No, non è vero. Tu mi usavi e basta. Non ti ho tradito, perché non c'è mai stato alcun legame da tradire, io ero solo il tuo ostaggio!
- Non mentire a te stessa, Nami. C'era eccome un legame. Io so che, in fondo al tuo cuore, tu mi volevi bene. Questo ti fa sentire un mostro, ma è così.
- No – urlò Nami. – No, hai ucciso mia madre!
- Mi volevi bene, eppure non ti sei nemmeno fermata a vedere se ero vivo o morto. Te ne sei andata senza voltarti indietro. Hai tradito tua madre per me, e hai tradito me per i tuoi nuovi amici... E tradirai anche loro, quando troverai qualcuno che ti garantisca migliori probabilità di sopravvivenza. È il tuo unico criterio, quando scegli con chi stare, vero?
-No! No! Sei un bugiardo! Stai mentendo!
Arlong tolse la sicura. – Hai fatto molto male a sfidarmi, dolcezza.
Nami chiuse gli occhi. Non gli avrebbe dato la soddisfazione di urlare. Ma urlò lo stesso, per la sorpresa, quando la porta si schiantò in avanti e sulla soglia apparve Sanji.

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La saga di Oharu
FanfictionPrimo romanzo della Saga del Grande Blu. Oharu ha undici anni e vive sull'isola di Ika Roa. Un giorno, il suo mondo viene sconvolto dall'arrivo di una ciurma di pirati, che mette a ferro e fuoco il suo villaggio e la rapisce. Per Oharu, intrappolat...