L'incubo di Rubber

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Rubber non avrebbe voluto guardare gli schermi, ma quelli attrassero i suoi occhi come per un'irresistibile forza magnetica. In preda all'orrore, vide Zoro e Oharu azzuffarsi con un mostro terrificante che, capì all'improvviso, era Chopper. Vide Nami in una cucina, che guardava qualcosa (qualcuno?) fuori campo. Era di tre quarti e Rubber distingueva la sua espressione terrorizzata. Vide Sanji abbandonare Usopp e correre via mentre Usopp si voltava di scatto per guardarsi alle spalle, con un'espressione di panico assoluto.

Vide Robin girare su se stessa, in preda alla confusione, in quella che sembrava una biblioteca. Vide Frankie accasciato contro un muro che piangeva disperato con la testa tra le mani. Ma non capiva perché loro due, soli in quelle stanze, fossero così spaventati. Non c'era niente, intorno a loro, che potesse giustificare quella reazione. Non c'era nessun altro.

Lucci parve leggergli nel pensiero. – Un'altra tua vecchia conoscenza mi ha dato una mano. Vi ha ipnotizzato mentre eravate svenuti.

- Jango – sussurrò Rubber.

- Esattamente. Ognuno di loro sta vivendo la propria cosa peggiore del mondo, tranne la renna, che è solo un mezzo. Jango l'ha programmata, per così dire, in modo che cerchi di uccidere Oharu. Sono curioso di vedere chi deciderà di salvare Roronoa. Ero curioso anche di Gambanera, ma tutto sommato mi aspettavo che scegliesse la navigatrice al posto del cecchino.

- Hai ipnotizzato anche me? – chiese Rubber.

- Circa.

- Cosa vuol dire "circa"?

- Quello che vedi... Me, questi video... È reale. Ma adesso attiverò l'audio. Quello potrebbe essere un po' meno reale, ma non sono sicuro, sai. Dopotutto, loro si fidano di te. Contano su di te. Pensano che, come al solito, arriverai di gran carriera buttando giù le pareti e li salverai. Ma non questa volta, Cappello di Paglia -. Finalmente, Lucci gli mostrò l'oggetto che teneva in mano.

Era un lumacofono d'oro, senza ricevitore, con un unico pulsante in cima alla chiocciola.

-Quando giudicherò di avervi portato tutti sull'orlo della pazzia – annunciò Lucci, con calma spaventosa – attiverò un Buster Call.

- Cosa vuoi fare? – gridò Rubber.

- Penso che sia l'unico modo di liberare una volta per tutte i mari dalla vostra fastidiosa presenza. Ed è il coronamento del mio progetto di vendetta su Nico Robin, che, in ultima analisi, è responsabile di tutto questo esattamente quanto te, forse anche di più. Ho scelto per te il piano più alto dell'edificio, in modo che tu possa vedere i tuoi amici morire, e possa sentirti impotente come mi sono sentito io. Poi morirai, per ultimo.

-Morirai anche tu. Siamo su un'isola. Non puoi scappare! -. Rubber ebbe un attimo d'incertezza. – Puoi?

- No. Ho bruciato la barca con cui sono venuto qui.

- Perché hai fatto una cosa del genere?

Lucci si fece saltellare il lumacofono sul palmo della mano, con aria assorta.

Rubber capì. – È per questo che non hai portato il piccione.

- Sì.

- Perché non hai nessuna intenzione di scappare.

- Finora, la mia unica ragione di vita era la CP9. Poi è stata la vendetta. Esaurita quella, non avrò altro per cui vivere. Altri serviranno la Giustizia al mio posto... Sono molto bravo, come ho detto, ma non sono l'unico, dopotutto. Per cui, no. Non ho nessuna intenzione di sottrarmi al Buster Call. Non vedo perché dovrei -. Lucci gli voltò le spalle e si avviò verso la porta.

Rubber cercò di rincorrerlo. – Aspetta. Ragiona! Possiamo...

-No, non possiamo. Addio, Cappello di Paglia -. Lucci premette un altro pulsante sulla parete, uscì dalla porta e se la chiuse alle spalle, sbattendola, un attimo prima che Rubber ci si schiantasse contro.

Lui strattonò la maniglia, ma Lucci l'aveva chiusa dall'esterno. Rubber sentì i suoi passi misurati allontanarsi, prima che fossero coperti dalle urla provenienti dagli schermi.

Per la maggior parte erano lunghe grida inarticolate, di dolore o paura. Ma poi, Rubber iniziò a cogliere delle parole. Sempre le stesse.

La prima voce che lo raggiunse fu quella di Zoro. Non aveva mai urlato in quel modo, con quella voce piena di terrore. – Oharu! Oharu! No! Ti prego, no! Chopper! Non farle del male! Aiutami, Rubber! Aiutami!

Rubber non riusciva a respirare né a muoversi. Era un'illusione, giusto? Lucci non aveva detto così? Ma non era sicuro. Stava mentendo? Era così reale!

- Rubber, aiutami! -. Questa era Nami.

Poi Usopp. - Rubber! Aiuto! Dove sei?

- È un'illusione – sussurrò Rubber, scuotendo la testa. – È un'illusione, è un'illusione...

- Rubber! Moriremo tutti, se non ci salvi! Ti prego! Aiutami! -. Sanji.

Rubber crollò in ginocchio. Strinse i pugni, graffiando il pavimento. Era una menzogna. Non era vero. Si coprì il viso con le braccia, cercando d'ignorare le urla. Afferrò la maniglia, la spinse e la tirò finché le mani non gli fecero male, ma il dolore non gli snebbiò il cervello.

Gli arrivò la voce di Robin. – Rubber! Aiutami! Non perdermi di nuovo!

Rubber cominciò a dondolarsi avanti e indietro, avanti e indietro. Prima o poi sarebbe finita. Doveva solo resistere fino ad allora... Poi Chopper ruggì, e dopo ancora Frankie lanciò un urlo di pura disperazione, che prese Rubber alla sprovvista, perché non avrebbe mai immaginato che un suono simile potesse uscire dalla gola di Frankie. E allora crollò.

Sbatté le mani contro la porta. – No! Frankie! -. Picchiò sul battente finché i palmi non gli diventarono insensibili. Doveva aiutarli, doveva andare da loro. Si gettò sulla schiena e prese a calci la porta. L'impatto gli si riverberava lungo le gambe fino alla schiena, ma la porta non cedeva.

Adesso era Oharu che gridava il suo nome. – Rubber! Rubber!

Rubber, disperato, spinse con tutte le sue forze. Doveva andare da loro. Nient'altro contava. Nient'altro.

Di nuovo Zoro. - Rubber! Rubber!

Rubber strillò con lui. – No! No! Zoro! Zoro!

Continuò a gridare e a picchiare contro la porta, con i pugni, i piedi, le spalle. Rispose ai suoi amici che lo invocavano disperati, anche se sapeva che non lo sentivano; urlò i loro nomi. Chiamò perfino Lucci, lo implorò, lo supplicò, lo scongiurò. Chiese scusa, chiese perdono, fece promesse, ma Lucci non rispose e la porta non si apriva. Non si sarebbe mai aperta. Sarebbero morti tutti e lui non poteva fare niente per impedirlo. Non poteva salvare nessuno.

Rubber si lasciò scivolare sul pavimento, si raggomitolò su un fianco e si premette le mani sulle orecchie. 

La saga di OharuDove le storie prendono vita. Scoprilo ora