L'isola del tesoro

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-Ci siamo!

Quando l'isola apparve all'orizzonte, Nami, dalla coffa, urlò così forte nell'interfono da assordare tutti. Scese sul ponte, sbatté Rubber al timone e iniziò a dargli indicazioni, mappa alla mano, per attraccare.

L'isola aveva la forma di un cono cui avessero tagliato la cima e un lato. Tre pendii scoscesi coperti di vegetazione portavano a una sommità piatta, su cui sorgeva un edificio squadrato che a Oharu, visto così da lontano, ricordò la base della Marina a E'eva. 

L'edificio era abbarbicato proprio in cima al quarto lato, una scogliera frastagliata così ripida, che c'era da chiedersi come mai ai progettisti non fosse venuto in mente di costruirlo dieci metri più a destra, per evitare a chi si sporgeva troppo dal primo piano di precipitare dritto in mare da quello strapiombo spaventoso.

Nami controllò la mappa, poi indicò l'edificio. – Dev'essere lì dentro.

C'era un'insenatura che sembrava fatta apposta per ormeggiare le navi. Calarono l'ancora e si prepararono a sbarcare.

Nami distribuì a tutti dei lumacofoni. – Ci troviamo in una zona climatica calda e umida, quindi quell'isola sarà una giungla. È possibile che qualcuno di noi si perda...

Guardarono tutti Zoro.

- Che c'è? – fece lui.

- ...O rimanga indietro – concluse Nami. – Quindi, lumacofoni accesi e a portata di mano.

- Qualcuno deve rimanere sulla nave? – chiese Usopp, con una certa dose di speranza.

- Non credo sia necessario – rispose Rubber. – Sappiamo perfettamente dov'è il tesoro, per cui non ci metteremo tanto a recuperarlo, e non c'è segno che ci sia qualcuno nei dintorni.

- Eppure – insisté Usopp – io credo proprio che sia meglio se qualcuno rimane qui.

- Andiamo, Usopp – ribatté Sanji – la cosa più pericolosa, nel raggio di miglia da qui, sono i gabbiani.

– E Zoro – aggiunse Robin.

Zoro ghignò.

- E se vi sbagliate? – chiese Usopp.

- Be', è possibile che ci sbagliamo – ammise Frankie in tono noncurante. – Dopotutto, potrebbe arrivare la Marina, o la Flotta dei Sette, o uno o più dei Quattro Imperatori del Nuovo Mondo. Magari arrivano tutti insieme. Ma, se ti senti più sicuro, puoi rimanere qui a difendere la nave da solo contro di loro. Noi andiamo. Ciao!

-Aspettatemi! – strillò Usopp, rincorrendoli.

Nami aveva ragione: non appena attraversata la strada, si ritrovarono in una giungla. Lei guidava la spedizione, con la mappa davanti agli occhi, mentre, alla sua destra, Frankie teneva una bussola e Rubber li avvertiva se stavano per inciampare nelle radici contorte degli alberi o contro i massi.

L'aria era calda e umida e in breve furono tutti sudati. Rubber e Zoro si tolsero la maglietta. La canottiera di Nami le aderiva al corpo in modo quasi osceno. Robin continuava a sollevarsi i capelli dal collo. Frankie beveva una bottiglia di Cola dopo l'altra. Perfino Sanji fu costretto a smettere di fumare, perché era a corto di fiato.

L'acqua finì quasi immediatamente. Nami, a intervalli regolari, piantava una spillatrice negli strani alberi dal tronco scuro e liscio, per ricavarne dell'altra. Il terreno era nero e spugnoso. Più volte Zoro finì inghiottito dalle mangrovie e dovettero tirarlo fuori a forza. Ogni cosa, intorno a loro, era di un verde denso e brillante.

Camminarono per ore. Oharu sapeva confusamente che stavano raggiungendo il centro dell'isola; il rumore del mare, dietro di loro, si era fatto sempre più lontano fino a sparire del tutto. Adesso non vedevano più il cielo per l'intrico di rami e foglie sopra di loro, e percorrevano una strada in salita.

Usopp e Chopper cercarono di convincere Zoro a portarli in braccio. Zoro si rifiutò di trasportare Usopp, ma permise a Chopper di salirgli sulle spalle. Per un'ora, Usopp non rivolse la parola a nessuno dei due.

La salita, che sembrava non finire mai, all'improvviso finì. Il cielo rispuntò e loro sbucarono nella radura in cui sorgeva l'edificio, un casermone squadrato di cemento, totalmente fuori contesto. Oharu contò i piani. Erano otto, escluso il pianterreno. L'osservarono con un certo sospetto. Era chiaro che non c'era nessuno, ma non sembrava abbandonato.

- E se arriva qualcuno? – chiese Usopp.

- Prendiamo il tesoro e andiamocene prima che succeda – disse Sanji.

Si avvicinarono al portone d'ingresso. Fecero passare avanti Frankie perché lo buttasse giù, ma Frankie si fermò, sorpreso.

- Cosa c'è? – chiese Robin.

- È aperto – disse Frankie.

Si guardarono l'un l'altro.

- È possibile che qualcuno sia arrivato prima di noi? – domandò Chopper.

- E come? Non abbiamo visto altre navi – obiettò Oharu.

- Non le abbiamo neanche cercate -. Rubber si fece dare il binocolo da Usopp e si avvicinò cautamente allo strapiombo.

- Rubber – disse Nami in tono allarmato.

- Tranquilla, non cado – la rassicurò Rubber. Raggiunse il bordo del precipizio e scrutò il mare col binocolo. – Niente – annunciò.

- E gli altri lati? – chiese Zoro.

- Non possiamo saperlo – ammise Usopp. – È impossibile vedere qualcosa, con tutta quella giungla in mezzo. Cosa facciamo?

- Entriamo lo stesso -. Nami spinse il portone con decisione.

- Forse dovremmo riconsiderare la faccenda – suggerì Sanji.

- Voi riconsideratela pure. Io entro -. Nami sparì all'interno, inghiottita dalle tenebre.

Gli altri si scambiarono un'occhiata, poi la seguirono. 

La saga di OharuDove le storie prendono vita. Scoprilo ora