Vittoria!

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Ce l'avevano quasi fatta. Mancava solo una rampa di scale, divisa da un pianerottolo. Gli ultimi gradini erano inondati della luce che filtrava dalla porta scardinata e dal muro sfondato che davano sul tetto.

Poi ci fu la cannonata.

Il boato riecheggiò tra le pareti, assordandoli. I muri tremarono, la scala si scosse, pezzi d'intonaco si staccarono dal soffitto. Oharu, con le orecchie che fischiavano, perse l'equilibrio, inciampò sull'ultimo gradino e ruzzolò sul pianerottolo. A Zoro accadde lo stesso, ma la scossa lo spostò di lato, lasciando a Chopper, immediatamente dietro di loro, il campo libero per saltare addosso a Oharu.

Oharu vide l'ombra di Chopper proiettarsi su di lei. Non avrebbe mai fatto in tempo a rialzarsi ed evitarlo. È finita, pensò, e tutto quello che riuscì a fare fu raggomitolarsi, chiudere gli occhi e cercare istintivamente di proteggersi la testa con le braccia.

Qualcuno le piombò addosso con tutto il suo peso. Oharu svuotò i polmoni in un urlo, ma non era Chopper. Era Zoro, che si era lanciato su di lei per farle scudo col proprio corpo. Zoro urlò ed ebbe uno scatto, e Oharu capì che Chopper l'aveva ferito in qualche modo, ma lui non la mollò.

Chopper incombeva su di loro. Oharu sentì il suo fiato rovente sul collo, nonostante la protezione di Zoro. Non ebbe il coraggio di guardare. Poi ci fu una seconda esplosione, più contenuta della prima. Chopper lanciò un bramito di dolore. Oharu pensò che fosse stata un'altra cannonata, ma poi sentì la voce di Usopp.

- Ehi, bestione! Sono qui!

Oharu, d'istinto, spalancò gli occhi e si girò per quanto poteva. Al di là della spalla di Zoro, vide Chopper voltarsi di scatto. La pelliccia sulla sua nuca era strinata e sprigionava un refolo di fumo grigio. A metà delle scale, Usopp aveva la fionda Kabuto tesa, col secondo proiettile incoccato. Sembrava terrorizzato, ma continuò a gridare: - Forza, Chopper! Vieni a prendermi!

Chopper non se lo fece dire due volte. Evidentemente, considerava Usopp come un altro ostacolo da eliminare per arrivare a Oharu. Si voltò del tutto e si gettò verso Usopp, latrando e sbavando. Usopp strillò, girò sui tacchi e si lanciò su per le scale.

Zoro e Oharu si staccarono e si guardarono in faccia. Contemporaneamente, balzarono in piedi e fecero di corsa gli ultimi gradini fino al tetto. Zoro aveva la maglia squarciata sulla schiena e una macchia rossa si allargava sempre di più, impregnando la stoffa, ma lui non pareva accorgersene. L'unica cosa che gli importava, al momento, era che Chopper non raggiungesse Usopp.

Attraversarono la porta sventrata.

Oharu all'inizio non capì cosa stesse guardando: Rubber, Nami, Sanji, Robin e Frankie stavano assediando un uomo-leopardo. Lucci era pericolosamente vicino all'orlo del tetto, ma sfruttava la sua massa per impedire ai cinque avversari di sbilanciarlo. Era così impegnato a non finire di sotto che, quando si accorse di Chopper, ormai era troppo tardi.

Usopp arrivò sbracciandosi e urlando: - Levatevi di lì!

Gli altri si voltarono e videro Usopp che puntava dritto verso di loro, Chopper che lo inseguiva da presso e Zoro e Oharu, stremati, che arrancavano nella scia. Di colpo, si gettarono di lato, togliendosi dalla traiettoria.

Lucci, cui la stanchezza e le ferite rallentavano i riflessi, guardò attonito Usopp che gli correva incontro. Quando anche lui si lanciò di lato, rotolando via, Chopper non fece in tempo a frenare e Lucci non fece in tempo a scansarsi.

Chopper travolse Lucci con tutto il suo peso. I due ruzzolarono oltre l'orlo del tetto e sparirono. Zoro urlò, atterrito, e corse in avanti, seguito immediatamente da Rubber e poi dagli altri. Si affacciarono e scrutarono freneticamente il mare. C'era un'infiorescenza di schiuma bianca nel punto in cui Chopper era caduto.

- Annegherà – strillò Nami.

- No! -. Usopp indicò un punto poco distante.

Gli altri seguirono il suo sguardo e videro la Thousand Sunny avvicinarsi rapidamente. Al timone, scorsero l'alta sagoma di Aokiji che creava una rampa di ghiaccio per scendere fino al livello dell'acqua, si sporgeva, tuffava le braccia in acqua e tirava fuori qualcosa di piccolo e inerte. Chopper. Tirarono un sospiro di sollievo.

Poi si accorsero che Lucci era ancora lì.

Non era caduto in mare. Era riuscito ad aggrapparsi al bordo del tetto, conficcando gli artigli nel cemento. Era ancora in forma ibrida, per continuare a sfruttare gli artigli, ma adesso era più snello e leggero, più simile a un essere umano, in modo da avere meno massa da tirare su.

Lo fissarono, senza sapere bene cosa fare. A levarli d'impaccio ci pensò una raffica di cannonate, che prese di mira l'edificio. La struttura s'inclinò pericolosamente su un fianco; Sanji e Robin rotolarono via e rischiarono di volare giù anche loro, ma Frankie si tuffò e li afferrò entrambi. Lucci, invece, perse la presa di una mano e rimase aggrappato solo con l'altra.

Colonne di fumo bianco si levavano dalla giungla intorno a loro. Enormi fiori rossi e arancioni sbocciavano dappertutto, divorando la vegetazione. Il crepitio delle fiamme si sentiva fin dal tetto.

-Dobbiamo andarcene da qui! – gridò Zoro.

Prese in spalla Oharu per fare più in fretta, nonostante le proteste di quest'ultima e la ferita che bruciava senza pietà, e si lanciò verso le scale. Nami cercò di seguirlo, ma inciampò. Era lenta, molto più lenta del solito. Usopp l'afferrò per un braccio e la spinse dietro Zoro, incitandola. Anche lui barcollava. Gli effetti dello scontro con Lucci si stavano facendo sentire. Quando erano ormai metà sulla porta e metà sulle scale, fu Sanji ad accorgersi che Rubber non li aveva seguiti.

– Fermi! – urlò, e si voltò. – Rubber! Che fai? Sei impazzito? Vieni via da lì, dobbiamo andarcene!

Si girarono anche gli altri e rimasero impietriti. Rubber era ancora sull'orlo del tetto, steso a pancia in giù, e tendeva una mano a Lucci. Lui lo guardava incredulo, immobile.

-Dammi la mano – strillò Rubber. – Muoviti!

L'incertezza di Lucci durò qualche secondo in più di quanto Rubber si aspettasse; poi l'espressione confusa fu rimpiazzata da una di sfida. Lucci tornò alla forma umana. Gli artigli sparirono, lui perse la presa e precipitò di sotto.

Rubber si sporse. Vide Lucci piombare in acqua. Era certo che Aokiji l'avrebbe lasciato annegare, ma l'ammiraglio lo raggiunse e lo ripescò. Lucci lottò e urlò qualcosa, ma Rubber non lo sentì a causa del frastuono del Buster Call.

- Rubber, ti prego! – strillò Robin.

Rubber si riscosse. Si rialzò, attraversò di corsa il tetto che sobbalzava e raggiunse gli altri. 

La saga di OharuDove le storie prendono vita. Scoprilo ora