Capitolo 4 Al Miel Bar

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Fuori all'aria aperta i due si diressero verso il ponte di tela.

Serafin guardò l'amico che ancora le dava le spalle a testa bassa, aprì e chiuse le mani velocemente.

E ora cosa dovrei dirgli?

La fata si mosse verso il ponte di tela più vicino.

– Allora ci vediamo stasera. Disse aggiustandosi la borsetta al fianco.

– Aspetta – disse Ren afferrandola per il polso – se non ricordo bene, credo che ti debba un mieleluce.

– Anche se avrei vinto la gara comunque, questa volta non valeva, quindi non hai alcun debito nei miei confronti.

Le punte delle orecchie del folletto si colorarono di verde, gli occhi puntarono verso il cielo.

– Ma io sono arrivato ugualmente ultimo e quindi per evitare che tu lo possa usare come scusa per saltare un giorno di lezione, preferisco estinguere il mio debito con te subito.

Serafin gonfiò le guance e voltò il viso. Sospirò e scosse le ali.

– Divertente, comunque come hai già detto tu, si è fatto davvero tardi e io ho fame.

– Beh, allora è meglio se ci sbrighiamo.

Ren la tirò per il polso e la portò in direzione del ponte che saliva ai rami superiori. Serafin tirò il braccio, ma all'imbocco del ponte si arrese affiancandosi a lui durante la loro passeggiata verso il Miel Bar.

Due fate bambine dalle ali luminose li sorpassarono entrando in un edificio giallo e rotondeggiante.

Il Miel Bar era costruito dentro un alveare abbandonato. Dal chiacchiericcio che si sentiva, era pieno di fate.

Ren aprì la porta di corteccia ed entrò mano nella mano con Serafin.

I tavoli tondi di sughero erano già tutti occupati e il vociare allegro delle fate si abbassò al loro passaggio, diventando un flebile ronzio. Al contrario del campo di volo, al Miel Bar non tutte le fate adulte erano abituate a vedere un folletto. Vari sguardi incuriositi lo squadrarono dalla testa ai piedi, finché i due si sedettero su due sgabelli di fronte al bancone. Le risate e il chiacchiericcio ricominciarono come se nulla fosse accaduto.

Una fata con due treccine di capelli verdi e ali dello stesso colore dagli angoli sfumati giallo arancio si avvicinò a loro.

– Cosa desiderate?.

Ren aprì la bocca per fare la sua ordinazione, lo sguardo si posò su Serafin, la fata al suo fianco puntava gli occhi dritti verso la bibita della sua vicina.

– Un mieleluce e uno spumone di nuvola per la mia amica.

Serafin si voltò con occhi socchiusi verso l'amico. – Come facevi a sapere che volevo quello?.

Ren rise dandole due pacche sulla testa. – Non è difficile capire quello che pensi.

La fata sbuffò e cacciò fuori la lingua verso il folletto.

– Ecco a voi. Disse la barista porgendogli una brocca piena di liquido luminoso color ambra e una coppa colma di una soffice spuma bianca ricoperta da uno strato di zucchero azzurro brillante. Ren in cambio le diede quattro pietruzze verdi luminose, che si colorarono di giallarancio al contatto con le mani della fata.

Serafin aveva appena infilato la propria cannuccia nella bibita quando qualcuno le si aggrappò alle spalle. Una vocina squillante provenne da dietro le sue ali.

– Seri!.

Serafin voltò la testa che si scontrò con quella paffuta di una fata bambina. I suoi occhioni color miele contornati di verde erano luminosi di felicità.

Le Guardiane di Faeria - La lacrima della speranza -Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora