Capitolo 23 Alla ricerca di Mimì

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Il sole era alto nel cielo quando Mimì aprì gli occhi.

Scostò la copertina gialla, si stirò le braccia e si mise a sedere allungando la mano tra i soffici peli della mimosa.

– Buon giorno, Ciliegia – disse afferrando la bambola, i suoi due bottoncini che aveva al posto degli occhi si illuminarono di una luce arancione, la fatina le accarezzò i capelli di stoffa – allora oggi andremo a cercare la tua casa non è così? – Mimì accostò la testolina della bambola al suo orecchio e annuì decisa – certo, anche se è un posto molto lontano ti ci porto uguale.

Scese dal letto e rabbrividì quando i suoi piedini toccarono il pavimento freddo di pietra. Si vestì velocemente e portando la bambola fata con sé scese le scale per andare al piano di sotto.

– Nonna, Gaia, c'è qualcuna?.

Stava scendendo l'ultimo gradino quando vide un ombra allungarsi nel corridoio.

- Gaia?.

La fatina gridò e indietreggiando sbatté contro la ringhiera delle scale. Calendula si portò una mano alla benda che aveva sulla fronte.

– Zitta fatina, ma che hai da strillare?.

Mimì tirò un sospiro di sollievo.

– Ah, per fortuna credevo che una strega cattiva ti avesse trasformata in una mummia signora cameriera.

Il viso della fata si addolcì e sul volto le apparve un mezzo sorriso.

– Non so di cosa tu stia parlando, io però ora devo uscire e...

Gli occhi di Mimì scintillarono di gioia e strinse ancora di più la bambola al petto.

– Mi porti con te? Al Mielbar, una volta ho cercato di andarci da sola.

– Ma davvero?. Disse accigliata la fata.

– Però nonna mi proibisce sempre di bere le bevande dolci, perché dice che poi non diventerò mai una digente fata come lei.

– D'accordo, chiamami pure Calendula, non sono più una tua cameriera e tra l'altro non ti augurerei mai di diventare una diligente fata come tua nonna.

La fatina rise e insieme uscirono dalla porta d'ingresso.

***

Gaia spalancò la porta sul retro della casa.

– Mimì! Dove sei?. Corse per le scale e entrò nella cameretta della sorellina, il suo fiore era vuoto.

Uscì nuovamente dalla casa, Ren le corse incontro.

– Allora l'hai trovata?.

Gaia scosse la testa.

– Potrebbe averla presa con sé mia nonna, ma se ci aiutasse quel tuo ragno sarebbe molto più semplice.

– Il suo nome è Charlotte e no lei non può avvicinarsi troppo agli edifici del villaggio – il folletto le mise una mano sulla spalla – vedrai, a costo di setacciare tutta Faeria la troveremo, ne sono sicuro.

– Va bene – disse lei – tu cerca in questo albero io andrò al successivo e cercherò lì, al tramonto ci dobbiamo ritrovare nuovamente qui, ok?.

– Va bene, ma se trovi per caso il folletto, non cercare di parlare con lui e chiama subito una fata guardiana.

– Cosa credi che sia una fata bambina che non sa cavarsela da sola?.

Ren alzò le spalle.

– No, ho solo pietà per quel poveretto, in fondo ha la mia stessa faccia.

Le Guardiane di Faeria - La lacrima della speranza -Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora