Capitolo 9 Un regalo dalla mamma

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Il giorno successivo niente in Faeria ricordava cosa fosse accaduto poche ore prima.

Le fate svolazzavano per la città arborea e gli scoiattoli dalla coda rossa zampettavano per i rami con le guance gonfie di ghiande, così tante persone ma l'unica che a Serafin mancava veramente era Ren.

- Seri, tutto bene?.

Serafin distolse di scatto lo sguardo dalla finestra della bottega. Gaia era al suo fianco, reggeva un vestito giallo pieno di lustrini.

- Allora è venuto bene?.

Serafin scosse la testa.

- Oh, certo - portò lo sguardo al vestito - sì, esattamente come lo volevi tu, no?.

La fata sarta da dietro il bancone guardò di sottecchi le due fate, le sue ali assomigliavano a nuvole grigie e bianche.

Gaia prese la mano di Serafin e la guardò negli occhi.

- Sei sicura di stare ancora bene Seri? Sei così strana.

- Sì, sì sto benissimo - disse Serafin, scostando la mano dalla sua - tu piuttosto, sei sicura di stare bene? - domandò voltandosi davanti lo specchio ovale - in fondo sei stata tu ieri a "salvare il povero folletto" come diceva oggi il corriere delle fate.

- Sì va bene, non ho corretto le fate soccorritrici su cosa avevano creduto di aver visto ieri, però sai Serafin, se Ren quel giorno non si fosse attardato a portare la borsa che ti eri dimenticata al campo, forse non avrei nemmeno avuto il tempo di trovarlo.

Serafin si voltò di scatto, aprì e chiuse le mani davanti a sé, le sembrava ancora di vedere il suo borsone rosa vicino la botola della terrazza sotto il cielo.

- No, io sarei dovuta stare con lui, non l'avrei mai dovuto lasciare da solo, è colpa mia.

Gli occhi di Gaia si addolcirono e le mise una mano sulla spalla.

- Seri, niente è colpa tua, questo che stai passando è solo un periodo, ma sono sicura che tornerà tutto come prima.

Serafin annuì e insieme andarono al bancone, la fata sarta alzò lo sguardo verso di loro con un sorriso gentile, le sue soffici ali batterono lentamente, la scintilla saggia dei suoi occhi e le lievi righe sui bordi facevano intendere la sua veneranda età.

- Sono cinquanta lucciofille - Gaia si apprestò a prendere i soldi dal borsellino, la sarta si sporse verso le due fate - non mi capita tutti i giorni di poter confezionare un abito per una fata predestinata alla vigilia della sua cerimonia.

Alla fata le sfuggì un sorriso.

- Grazie e comunque è per merito di Serafin che io abbia trovato una fata sarta così in gamba.

Serafin, annuì.

- Spero di poter imparare il più possibile quando verrò a fare il mio tirocinio qui, lei è davvero la migliore signora Gossy.

Le ali cotonate dietro la schiena della fata vibrarono leggermente.

- Suvvia, soprattutto è per la particolarità dei petali del mio fiore, da loro posso ricavare qualsiasi tipo di vestito. Disse la fata riponendo il vestito in una busta di carta.

Gaia prese la busta e pagò, fece cadere le cinque pietre gialle luminose all'interno della bottiglia di vetro al fianco del bancone che tintinnarono su altri sassi, cambiarono colore in grigio chiaro. Dopo aver salutato, le due fate si diressero verso la porta d'uscita.

- Aspettate un momento - le due amiche si voltarono - quasi dimenticavo, Serafin ti devo dare una cosa che mi dette tua madre tanto tempo fa.

Serafin sgranò gli occhi.

Le Guardiane di Faeria - La lacrima della speranza -Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora