Capitolo 2 Il villaggio di Faeria

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Serafin s'incamminò verso la porticina della staccionata, la borsetta appena recuperata dal campo di volo le dondolava rimbalzando sui petali rosa della gonna. I due proseguirono sul sentiero fatto di ciottoli azzurri, diretti verso il cuore dell'anello boschivo che circondava il villaggio di Faeria.

La fata camminava al fianco della strada, le foglioline d'erba appena tagliate le arrivavano poco sopra le caviglie. Ren si aggiustò le bretelle del suo zaino di foglie e l'affiancò dandole una leggera gomitata.

– Così ora non avrai altre scuse per rifiutarti d'imparare a volare, se non vorrai che perda il lavoro e sia costretto a lavorare nelle miniere a Altopicco.

– E tu in cambio avrai una fata appassita e spiaccicata per terra perché tu non perdessi il lavoro.

I due amici si guardarono, poi scoppiarono in una risata. Serafin si asciugò una lacrima con un dito. Il cuore le batteva ancora forte.

Accidenti se non imparo a volare entro la fine di questa stagione, allora Ren...

Sospirò portandosi una mano al petto.

Se non lo farà prima la regina, verrò davvero per sempre separata da lui!

– Un mese è più che abbastanza per il corso intensivo che ho in serbo per te.

Serafin deglutì, poi sorrise. Il folletto la conosceva così tanto da intuire persino i suoi pensieri.

Ma io non conosco quasi nulla di lui.

La fata guardò Ren sbattendo le folte ciglia, si voltò, dietro di lei il campo di volo si allontanava. L'Altacollina era ancora ben visibile e il suo verde pallido contrastava con il colore scuro della foresta. Ren seguì lo sguardo di lei, alzò le spalle.

– Ci sei mai stata alla Valle della Nascita? Dopo la tua fioritura intendo.

– Perché tu non ci sei mai stato?– Serafin si portò una mano sulle labbra – Già, ma tu come sei nato se non hai un tuo fiore? I folletti come nascono?.

– Ricordi che fa parte del passato che non posso dirti? E poi sinceramente non ricordo, però mi piacerebbe sentire qualcosa in più sulla vostra fioritura.

La fata storse le labbra e alzò le spalle. – Anche io sono una delle poche fate che non ricordano la loro nascita, mi dispiace per te ma dovrai chiedere a qualche altra fata oppure a Gaia se ti interessa – alzò le spalle - lei sarebbe felicissima di raccontarti tutta la nobile discendenza fatata della famiglia delle Mimosacee.

Avevano raggiunto l'ombra dei primi alberi del bosco quando il folletto la superò sbarrandole la strada, alzò l'indice davanti il naso.

– Allora mettiamo prima di tutto le cose in chiaro – marciò avanti e indietro di fronte alla fata, le braccia dietro la schiena e la testa alta – punto uno, nel mio corso avanzato non ci saranno brillantini svolazzanti, ali luminose né nastrini colorati, punto due – si fermò di fronte Serafin e la guardò dritto negli occhi – niente dormite, niente piroette per aria e niente battiti d'ali senza senso, e soprattutto nessuna durante le mie lezioni dovrà permettersi di fiatare chiaro? – Serafin inspirò gonfiando le guance e annuì velocemente, sul volto del folletto comparve un sorriso divertito – ehi, ehi scherzavo, respira.

La fata ricacciò fuori l'aria e aggrottò le sopracciglia.

– Non credi un po' di esagerare signor capitano? Non abbiamo nemmeno iniziato.

Ren mise i pollici sotto le spalline dello zainetto.

– Per un caso difficile come il tuo servono metodi unici, quindi non ti lamentare se verrai strapazzata un po' – sorrise posandogli una mano sulla spalla – e ricordati che qualunque cosa ti faccia fare io in queste lezioni non sarà minimamente paragonabile all'esame che ti farà fare l'istruttrice Iris e sarà un esame durissimo.

Le Guardiane di Faeria - La lacrima della speranza -Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora