Capitolo 7 La decisione

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Un raggio di luce passava attraverso l'apertura dove le punte dei petali di tulipano rosso si congiungevano.

Serafin si alzò sbadigliando e scostò uno dei lunghi petali che sfioravano il soffitto. Uscì dal fiore e come tutte le mattine si diresse verso la scrivania alla sua sinistra davanti la finestra. Con occhi ancora assonnati afferrò una cornice sommersa da un mucchio di lettere rosa sigillate. Il ritratto di lei e i suoi due migliori amici abbracciati davanti un campo di girasoli.

Il suo sguardo si posò poi su Ren e il ricordo del giorno prima le si riaffacciò nella memoria.

Ma io non mi ero addormentata sulla panchina?

La porta della camera si spalancò, chiuse gli occhi, una fata la strizzò con le sue morbide braccia, La testa di Serafin affondò nella pancia della fata.

– Oh, Serafin ti sei svegliata bambina mia!.

– Tata così mi soffochi.

La fata riuscì a sfuggire dal suo abbraccio e riprese a respirare.

Tata la fissò incrociando le braccia al petto, le piccole ali a forma di cuore giallarancio le battevano dietro la schiena sproporzionate rispetto al corpo, i capelli dello stesso colore erano stretti in una treccia arrotolata in uno chignon basso.

– Signorinetta, ieri notte sei rimasta fuori fino a quell'ora tarda, sai che i gufi neri ti avrebbero potuto portare via o peggio saresti potuta cadere in un buco.

Serafin gonfiò le guance sbuffando.

– Non sono più una fata bambina e lo so che i gufi neri non esistono e nemmeno i buchi.

La fata sorrise e le arruffò i capelli.

– Lo so, lo so. Ma sai più di me che ogni sera è essenziale che una fata ricarichi le proprie energie nel suo fiore e per qualche motivo ieri ne avevi persa molta.

Serafin diede un'occhiata al suo tulipano, quella mattina rifulgeva di un rosso luminoso.

La tata sospirò e si diresse verso la porta.

– Fortuna che ieri sera ti abbia trovato Ren, pensa che si è disturbato tanto da riportarti a casa portandoti sulle spalle.

Serafin spalancò gli occhi, la faccia le arse dalle punte delle orecchie al naso.

– Mi ha portata sulle spalle fin qui?.

Quando la tata aprì la porta, cinque fate bambine dalle ali luminose entrarono circondando Serafin.

Tata si voltò un'ultima volta verso la fata.

– Se stai andando da lui, cerca di tornare per la cena – poi disse tra sé – oh il mio piccolo Ren, da quando se n'è andato è diventato un folletto davvero maturo.

La fata richiuse la porta.

Una delle fate bambine, una fatina dalle ali azzurre le tirò la gonna.

– Seri, davvero la regina è così brutta?. Disse coprendosi le labbra soffocando le risate, le vocine delle altre fatine si sovrapposero caotiche riempiendola di domande.

– No, non c'è nessun drago a guardia del castello e no ragazze non posso rispondere ad altre domande, devo andare a lezione e sono già in ritardo.

– No! Ma oggi è Soledì. Disse una fatina dalle bianche dal centro giallo.

Serafin sorrise.

– Margherita, appena torno vi prometto che vi racconto tutto, però dovrete aspettare.

Le Guardiane di Faeria - La lacrima della speranza -Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora