Capitolo 12 La caverna dei cristalli

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Ren si fermò appoggiando entrambe le mani alla ringhiera per riprendere fiato. Alzò gli occhi verso una finestra della villa gialla, Gaia le stava facendo cenno con una mano di entrare. Ren sorrise ondeggiando in aria un braccio in segno di saluto, poi s'incamminò sul ponte di tela. Si fermò davanti la porta, prese un respiro, si sistemò la giacca e alzò la mano per bussare, ma la porta si aprì di scatto, la fata cameriera si sistemò la cuffietta sul caschetto di capelli arancioni.

– Benvenuto – disse e sorrise cordiale, quando i due sguardi s'incrociarono la fata fece un passo indietro come se fosse stata punta da uno spillo – prego si accomodi.

Ren rimase immobile, abbassò il braccio, poi scosse la testa e sorrise anche lui. Ali arancioni e pallini verdi.

Una voce provenne dall'interno della casa.

– Calendula non ti preoccupare faccio io.

La cameriera fece un breve inchino, Ren si sansò per lasciarla passare, sentì un pizzicore al braccio e lo strofinò con la mano.

– Mi scusi!. Disse e corse via.

Gaia apparve alla porta accogliendolo con un radioso sorriso. I lustrini del suo abito riflettendo la luce del sole brillavano come migliaia di pietre preziose, la fata gli ondeggiò davanti gli occhi la sciarpa dalle piume gialle che le cingeva le spalle coprendole il braccio destro.

– Visto che bello il mio nuovo abito? Entra su, ho una bella sorpresa da farti vedere.

Ren entrò nella sala d'ingresso strofinandosi la spalla destra che gli formicolava. Quadri adornavano le pareti e al centro della stanza un'enorme scala di pietra con un soffice tappeto giallo collegava al piano superiore. Da una porta al fianco della rampa di scale provenne una voce.

– Gaia tesoro, ci pensano le cameriere ad accogliere le ospiti tu dovresti andare a prepararti.

Un'anziana fata dalle tonde ali gialle si diresse verso di loro, a differenza della fata sarta però la luce nel suo sguardo era più fredda e le righe sotto gli occhi più marcate.

– Sì nonna ora vado.

Il sorriso che aveva scomparve all'istante quando il suo sguardo si posò sul folletto, la fata si fermò accanto alla nipote, scostò dal viso uno dei suoi ricci giallo pallido.

– A quanto vedo anche il tuo amico – disse accentuando l'ultima parola – è venuto a trovarti.

Ren sorrise cordiale.

– Buongiorno signora, sono venuto per...

– Lo so, e sarò più contenta quando te ne andrai da questa casa.

Ren abbassò lo sguardo rabbuiato.

– Nonna! Ma che dici? – disse Gaia spalancando gli occhi, ma la fata se ne era già tornata dalla porta dove era uscita, sbattendola – scusala, da un po' di tempo è diventata davvero strana e...

– No, non fa niente, davvero – Ren alzò lo sguardo e sorrise nuovamente – io vi aspetto fuori.

Il folletto si era appena voltato.

– Ren aspetta!.

Era la voce di Serafin, lo sguardo di Ren corse verso la cima delle scale e i suoi occhi si illuminarono di stupore, batté più volte le palpebre.

La fata sul petto aveva un fiocco rosa collegato con la gonna rossa che sul davanti le ricadeva fin sulle ginocchia vaporosa e scintillante di brillantini. Sul di dietro la gonna terminava stratificata in lunghi petali fin su le caviglie. Serafin arrossì e si toccò la spilla a forma di farfalla dorata legata ai suoi lisci capelli rosa.

Le Guardiane di Faeria - La lacrima della speranza -Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora