Capitolo 8 L'incidente

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Il vento fresco del tramonto asciugò le lacrime di Serafin lasciandole due dolci strisce sulle guance. Ne era sicura Ren non avrebbe mai avuto il coraggio di uscire dal villaggio. Il terrazzo sotto il cielo era davvero un bel posto per stare da sole a pensare. Alzò gli occhi, Il cielo si stava colorando di verde, quella notte era una delle notti verdi, il suo colore preferito, quel colore le ricordava Ren. Chiuse gli occhi e immaginò l'amico correre verso di lei e scusarsi per il suo sciocco comportamento. Strinse gli occhi più forte.

Ma quale sciocco comportamento. Io sono una sciocca, credendo di poter andare da sola alla ricerca di mia madre, ma se Ren si mette di mezzo...

Poi l'immagine di quella fata proruppe nei suoi pensieri e la vide di nuovo baciare il suo migliore amico, il cuore le cominciò nuovamente a battere forte, aggrottò la fronte e spalancò gli occhi.

A pochi passi da lei una fata dalle ali gialle la stava osservando.

– Gaia che ci fai qui?.

La sua amica era arrivata volando fin lì e solo una persona le avrebbe potuto dire dove in quel momento si trovava.

– Seri! Ren mi ha detto che hai saltato la tua lezione di volo, ma che ti ha preso? Vuoi o no imparare a volare? Vuoi che regina obblighi uno di voi due ad andare a vivere a Altopicco?.

Serafin abbassò la testa.

– No.

– Vuoi ancora stare con il tuo amico o no?

– Non è come pensi! – la fata alzò lo sguardo verso l'amica – è stato Ren che...

Storse il naso, qualcosa non andava, l'aria aveva uno acre odore di bruciato. Le campane del villaggio suonarono l'allarme, spalancò gli occhi, il vento trasportò verso di loro un denso fumo nero. Gaia si sporse dal parapetto con il naso coperto dalle mani.

Gli occhi di Serafin si riempirono di lacrime e iniziò a tossire. Prese un grosso respiro, il cuore le batteva all'impazzata. Corse verso l'amica, una nuvola di fumo scuro si alzò intorno a lei.


Quella nuvola di fumo proviene dall'hangar? E Ren?

Le dita di Serafin strinsero l'asse di legno della ringhiera fino a sbiancare. Tutto attorno a lei sbiadì, l'unica cosa rimasta vivida davanti ai suoi occhi erano le alte fiamme verdi e arancio innalzarsi dal tetto di paglia dell'edificio. In basso le fate soccorritrici portavano gusci di cocco e di noci pieni d'acqua per estinguere il fuoco, prima che le fiamme si espandessero al resto del villaggio.

– Serafin!.

Gridò Gaia, ma il resto delle parole fu ingoiato da un'esplosione che aveva fatto saltare in aria il tetto.

Serafin smosse con le mani il fumo che le accecava la vista.

Devo salvare Ren a ogni costo!

Si diresse a tastoni verso il palo dove il filo di ragnatela era collegato fin al ramo dell'hangar, ma questo aveva già iniziato a prendere fuoco. Con uno schiocco il filo si spezzò e precipitò nel vuoto. L'unico modo per passare dall'altro lato era, volare.

La fata serrò i denti e chiuse gli occhi.

Devo salvare il mio amico!

Batté le ali velocemente.

Più veloce, più veloce!

I piedi si staccarono dal pavimento. Anche se con gli occhi chiusi, poté sentire il suo corpo prendere il volo, li aprì, il mondo le vorticò attorno, era di pochi centimetri oltre il bordo della piattaforma. Il suo cuore sussultò, si guardò intorno alla ricerca di Gaia, non c'era. Strizzò gli occhi per lo sforzo di mantenersi in volo, ma il corpo stava diventando sempre più pesante. Le ali sulla sua schiena si bloccarono e con un urlo precipitò nel vuoto, una mano sbucò tra il fumo e le afferrò il polso appena in tempo. Anche con occhi appannati dalle lacrime, Serafin riconobbe chi l'aveva salvata.

– Ren! Allora stai bene?!.

Il folletto, la tirò su.

La fata riuscì ad aggrapparsi alle assi di legno e tornare sana e salva con i suoi piedi ben piantati sul legno. Si gettò fra le braccia dell'amico.

– Sono stata così in pensiero per te!.

Ma Ren non rispose né si mosse, lo sguardo era incollato sull'alta colonna nera che s'innalzava dall'hangar, le fiamme erano state quasi del tutto domate e il fumo si era diradato. Gli occhi verdi del folletto erano più luminosi e grandi che mai.

– Perché?.

Le gambe del folletto si piegarono. Serafin scosse la testa.

– Ren? Che hai?.

La fata si chinò verso di lui, strinse le spalle del folletto. Nonostante il calore soffocante dell'aria la pelle del folletto era fredda come il ghiaccio, sporse le ali in avanti e lo avvolse.

– Il, il mio lavoro. Il lavoro di una vita andato in fumo!.

Chiuse gli occhi.

Si scansò da lui. Ren aveva perso i sensi e la fata solo in quel momento si accorse delle altre fate che li circondavano.

– Ren?.

Due soccorritrici si avvicinarono e lo sollevarono ponendolo su una barella di foglia trattenuta da altre due fate. Serafin sentì una mano calda premerle sulla spalla.

– Seri, stai bene?.

Serafin guardò con occhi spalancati l'amica, a differenza di Ren, Gaia era nera di fuliggine.

– Gaia? Ma tu?.

– Scusami se ti ho lasciata qui da sola, ero andata a cercare Ren, sono entrata nell'hangar, ma lui non c'era lì.

– Già perché era qui, ma le sue invenzioni?.

Gaia distolse lo sguardo.

– Veramente – con le mani strinse la borsetta gialla al petto, espirò – tutte le sue invenzioni sono andate distrutte.

– Ma almeno sapete cosa può aver provocato quell'incendio?.

Gaia scosse la testa.

– Quelle erano fiamme magiche e quindi non è potuto essere stato un'incidente. Forse è stato provocato da qualcuna, ma nessuna a fata le verrebbe mai in mente di fare una cosa del genere e le fate soccorritrici credono che sia stato Ren stesso ad appiccare il fuoco e hanno lasciato perdere le indagini.

– Ma questo non è vero! Tu credi in Ren, no?.

Gaia abbassò la testa.

Serafin tirò un sospiro di sconforto, dell'edificio una volta spente le ultime fiamme non sarebbero rimaste altro che le ceneri.

Le Guardiane di Faeria - La lacrima della speranza -Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora