Epilogo

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Una bacca colpì la testa di Serafin, la fata si alzò a sedere massaggiandosi la fronte, la vista era sfocata e decine di ombre sotto gli occhi socchiusi le si accalcarono davanti. Si coprì il viso con le mani.

– Che volete? Andatevene!.

Sentì tanti piccoli urli e le ombre davanti i suoi occhi offuscati si radunarono dietro un'ombra più grande.

Serafin si strofinò il viso con una mano e la vista tornò alla normalità. Davanti a lei Désir le sorrideva radiosa aveva le braccia strette dietro la schiena, alle sue spalle dieci piccoli folletti la fissavano, era seduta su un letto.

Quelli dietro le spalle di Désir sono folletti?

Serafin sbattè le ciglia e scosse la testa.

Un momento, dietro spalle? Le sue ali dove sono?

– Allora? Ti senti bene?.

Serafin scosse le ali. 

–Allora tu sei una folletta? Ma non eravate tutti uguali a Ren?.

Un piccolo folletto dalle guance rosee seduto su una sediolina, prese una bacca rossa dalla tasca e la tirò sulle ali della fata.

Serafin sbuffò e gonfiò le guance.

Il follettino strattonò la gonna di Désir.

– Edera, allora sono vere le sue ali, non sono illusive come le tue.

Un altro folletto dai corti capelli biondi con le braccia serrate dietro la schiena si avvicinò alla fata accigliato.

– Sapete anche volare giusto?.

Serafin scese dal letto dalla parte opposta in modo che il mobile la dividesse dal gruppo di folletti. Il suo sguardo si posò sulla porta alle loro spalle.

La folletta portò le braccia davanti a sé in una mano reggeva un bicchiere ricolmo di liquido verde.

– Come avrai visto non sono una fata, le ali erano un piccolo incantesimo illusorio di un amico – le porse il bicchiere che aveva iniziato a fumare – bevi questo, il veleno di quell'ape è ancora in circolo e chiamami pure Edera, visto che è il mio vero nome.

Serafin afferrò la tazza e la gettò andando a frantumarsi per terra, il liquido verde si riversò sul pavimento di legno.

I folletti indietreggiarono, ma l'espressione di Edera non cambiò il sorriso le rimase sul volto.

– Siamo nervosetti qui, che c'è? L'aria delle nostre parti non ti piace?.

Il cuore di Serafin pulsò forte e il viso le divenne rosso.

– Chi sei tu e che cosa vuoi da me? Perché mi hai portato in questo posto?.

– Perché – il sorriso di Edera svanì dal suo volto chinò la testa, la lacrima indaco non era più attaccata al suo orecchio – per farvi capire.

– Capire? – Serafin scosse la testa – capire cosa?.

Edera mise una mano sulla spalla del piccolo folletto seduto sulla sedia al suo fianco e voltò lo sguardo verso gli altri.

– Voi restate qui, devo fare vedere a questa fatina cosa sta succedendo qui fuori – un coro di no si levò dal gruppo, Edera indicò la porta. – Seguimi fuori.

La folletta aprì la porta e la richiuse subito, fuori era buio.

Serafin scese con i piedi a terra, le assi di legno erano fredde sotto i piedi nudi.

Fece il giro largo per non avvicinarsi ai folletti e aprì la porta. Una brezza salmastra le colpì il viso, davanti a lei una grossa terrazza di legno si affacciava su una laguna sormontata da uno spesso strato di nebbia lattescente. Edera vicino la ringhiera le indicò il cielo. L'unica cosa che riusciva a vedere oltre la laguna era un'immensa luce bianca che ricopriva una porzione di foresta in una cupola, una coltre di nubi nere vi erano addensate sopra.

In alto il cielo nero era coperto di puntini bianchi luminosi.

– È già da molto che ha quell'aspetto, ma ora che sta svanendo del tutto, finalmente avremo anche noi ciò che ci spetta di diritto.

Serafin aveva lo sguardo perso tra i puntini luminosi.

La folletta scosse la testa sorridendo.

– Non ti ho detto di venire fuori a guardare le stelle, ma per vedere il tuo villaggio che viene raso al suolo.

Le guance della guardiana arsero, strinse i pugni.

– Che cosa stai dicendo?.

Spostò lo sguardo tra gli alberi, delle crepe nere si disegnarono su tutta la superficie della cupola come una fitta ragnatela.

I tre grossi alberi di Faeria furono visibili per pochi secondi.

Senza barriera i mostri attaccheranno il nostro villaggio!

Le lacrime le scesero dalle guance senza controllo.

Sarà per questo che sento questo strano peso al cuore?

Serafin si morse il labbro inferiore.

Ren

Corse verso Edera, la folletta spalancò gli occhi e si scansò, ma la fata non smise di correre, saltò sulla ringhiera e balzò oltre il parapetto.


Continua con Le guardiane di Faeria - La lacrima dell'amore -

Le Guardiane di Faeria - La lacrima della speranza -Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora