Capitolo 13 Cospirazioni

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Mimì nella sua cameretta guardava dalla finestra, alcune nuvole dorate fluttuavano nel rosso intenso del cielo, indossava il pigiama giallarancio con le pecorelle bianche e tra le braccia stringeva forte al petto la bambola fata.

– Sai Ciliegia, ci volevo andare anche io alla festa ma quella stupida di mia sorella non mi ha portata – scosse le ali luminose – uffa!.

Una luce arancione iniziò a pulsare nel petto della bambola, la fatina spalancò gli occhi e portò la fata di pezza all'altezza del viso.

– Non starai mica diventando vera?.

Gli occhi di bottone brillarono, la fatina gridò lasciandola cadere a terra.

– Signorina? Sta bene?.

Era la voce della cameriera che proveniva dalla porta socchiusa.

– Sì, va tutto bene!.

Mimì afferrò la bambola da terra e la nascose sotto il cuscino.

La cameriera entrò.

– Mi scusi, credevo di aver sentito un grido – la fata fece un lieve inchino – se vi sentite male potete dirmelo.

La fatina batté le ciglia, poi cacciò la lingua fuori.

– Calendula, fatti gli affari tuoi.

Le ali arancio con pallini verdi fremettero,  s'inchino portando il braccio al petto.

– Come desiderate signorina.

Si diresse verso la porta e uscì. Mimì tirò un sospiro di sollievo e saltando sulla sua mimosa, abbracciò il soffice cuscino di piume affondando il visino tra i soffici peli del fiore.

– Diventa una fata vera in fretta così potremo giocare.

***

Calendula richiuse la porta dietro le ali.

– Maledetta fatina – disse fra i denti.

A ogni passo il liquido oscuro nella boccetta attaccata alla cintura sbatteva sulla gonna producendo una sinistra luce nera.

La fata s'incamminò nel corridoio sorridendo, puntando gli occhi verso le finestre, un fulmine la illuminò per pochi istanti, una grossa nuvola carica di pioggia aveva appena coperto il villaggio.

– Deve essere per forza qui – sussurrò fra sé strofinandosi un dito sul labbro – da qualche parte la sento e credo che ce l'abbia quella fata, ma finché c'è ancora lei al villaggio non posso prenderla.

Calendula si fermò davanti una porta a doppia anta di legno bianco, bussò.

– Entra pure.  Disse una voce all'interno.

La fata aprì la porta e se la richiuse alle ali, alla scrivania bianca dello studio era seduta Mimosa.

La padrona di casa la squadrò da sopra le dita arcuate.

– Signora Mimosa.

Disse la cameriera con un inchino, sfoderando uno dei suoi migliori sorrisi.

– Togliti quel sorriso dalla faccia, hai fatto ciò che ti ho ordinato di fare?.

Il sorriso della fata scomparve e con occhi socchiusi abbassò lo sguardo.

Dalla tasca estrasse un piccolo ago che poggiò sulla scrivania.

– Sì signora, al momento giusto dovremo vedere gli effetti, il graffio era abbastanza piccolo, come ordinato da voi e...

Mimosa la fermò con un gesto della mano e annuì con il capo.

– Ora puoi andare, mi hai fatto già perdere troppo tempo e tu devi ancora terminare l'ultimo compito che ti ho assegnato.

Calendula chinò la testa.

– Ma siete sicura della sincerità di quella fata, il folletto ha davvero quelle intenzioni?.

– La fata con cui ho parlato è una predestinata, non mentirebbe mai, dobbiamo solo seguire il suo piano.

La fata cameriera storse un angolo della bocca.

– Sì signora, è come dite voi.

Poi si diresse verso la porta. L'anziana fata disse tra sé. – Quel folletto finalmente la pagherà per ciò che ha tolto a questo villaggio.

Calendula uscì dalla villa, prese la boccetta dal liquido scuro dalla cintura, la stappò e la bevve in un sorso. Le sue ali lampeggiarono due volte poi si spensero, i pallini verdi che vi erano disegnati presero una sfumatura grigiastra.

– Ce l'hai quasi fatta Calì, manca un ultimo sforzo.

La cameriera si voltò di scatto sorridendo, l'immagine di una fatina tremolò in una luce arancione.

– E quando la troverò tu tornerai da me, vero?.

La figura nella luce annuì e scomparve, la pioggia cominciò a cadere dall'alto.

– Aspetta!.

Una voce le rombò nella testa. 

Senza la lacrima non rivedrai mai tua sorella.

Calendula si scosse i capelli per cacciare via quella voce che assomigliava tanto a quel folletto.

– Ren te la farò pagare.

Corse e schizzò volando verso il cielo, che dietro le nuvole si stava gradatamente colorando di verde.

Le Guardiane di Faeria - La lacrima della speranza -Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora