Capitolo 17 La riunione delle fate guardiane

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La piazza delle tre fontane era posizionata su di una pedana di legno, al centro delle tre vasche tonde si ergeva una statua di una fata. Dalla lacrima che aveva attaccata al collo zampillava un rivolo d'acqua, cinque panchine la circondavano. Serafin si chinò sullo specchio d'acqua e immergendovi le mani dentro si inumidì il viso lavandosi gli occhi dalle lacrime. Alzò la testa, la statua che avevano eretto in onore di sua madre le somigliava molto. I capelli ondulati che le fluttuavano alle spalle, il suo stesso vestito usato alla cerimonia del passaggio senza il fiocco rosa. Ma a differenza di lei il suo sguardo era sicuro e gli occhi grandi e magnetici che guardavano l'orizzonte. Abbassò lo sguardo, una fata dalle ali indaco era seduta su una panchina, in una mano reggeva un ombrello di foglia di fico mentre dall'altra un libro, che chiuse di scatto. Si accarezzò il lato della testa in cui i capelli erano più lunghi, dall'altro lato invece dove i capelli erano corti risaltava l'orecchio sotto cui era attaccata la sua lacrima a mo' d'orecchino.

– Serafin?.

Serafin batté le ali.

– Tu sei Désir, la nuova fata guardiana della lacrima del desiderio.

– Stai andando al processo del tuo amico non è così?.

– Sì, ma tu come fai a saperlo?.

– Beh, lo immaginavo. Comunque andiamo nella stessa direzione, poco fa Courage, la fata guardiana della lacrima blu, mi ha detto che abbiamo una riunione.

– Per il processo?.

La fata scosse la testa sorridendo.

– No, il processo è stato spostato di un'ora subito dopo la riunione.

Serafin tirò un sospiro di sollievo.

– Meno male, credevo che avrei dovuto infiltrarmi nel palazzo di nascosto. Al momento non sono ancora una guardiana ufficiale.

La fata rise, la sua risata era profonda e la voce incrinata come se non si stesse affatto divertendo, smise di ridere e il suo viso tornò rigido.

– So che non puoi ancora volare, quindi verrò a piedi con te, suppongo che tu conosca la strada.

Serafin si toccò le punte dei capelli con le dita.

– Ehm, veramente, non ci sono mai andata in vita mia.

– Allora vieni, la strada è un po' lunga a piedi.

Serafin si massaggiò la testa.

– Non vorrei farti fare tardi, tu potresti benissimo volare.

Negli occhi di Désir passò un lampo divertito, alzò le spalle.

– In realtà mi trovo molto meglio con i piedi sulla terra ferma che per aria.

Durante il tragitto le due fate restarono in silenzio, Serafin osservava la guardiana e il suo modo di camminare, le gambe rigide e veloci, la fata dalle ali rosa dovette correre per mantenere il suo passo. Si fermarono in mezzo all'ennesimo ponte prima di voltarsi indietro e prenderne un altro. Gli occhi di Désir scattavano da una parte all'altra adocchiando ogni fata che le volava a fianco. Salirono sull'ultimo ponte più in alto e arrivarono alla loro destinazione. L'edificio occupava tutta la metà di un ramo, posizionato su di una pedana di legno, il castello di sabbia cristallizzata non brillava come tutti gli altri giorni. Sulla sommità del tetto vi erano due torri rettangolari merlate da cui vi pendevano gli stendardi del villaggio di Faeria con il suo simbolo, due sagome bianche di fate che sollevavano con braccia alzate una sfera d'oro.

Serafin percorse lo sguardo su tutto l'edificio, le finestre ovali erano chiuse da spesse sbarre d'argento.

Désir le fece cenno di proseguire e insieme si diressero verso una porta a forma di goccia. Due fate custodi erano di guardia alla porta, avevano ciascuno un ombrello di foglie. La divisa delle custodi quell'anno era rossa con delle calzamaglie bianche, mentre tra le ali lo stretto mantello dorato sventolava al vento con la punta triangolare fradicia di pioggia.

Le Guardiane di Faeria - La lacrima della speranza -Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora