Capitolo 24: Segreti

84 12 6
                                    

"San ho bisogno di dirti una cosa".

Mi guardò con interesse con la testa inclinata mentre mi chiamava per dirgli cosa avevo in mente.

"Mi...mi piaci.."

"Dici sul serio?"
Mi chiese, guardandomi con occhi spalancati. Io annuivo, allontanando gli occhi dalle sue alle mie mani appoggiate in grembo. Da lui scoppiò uno sberleffo, seguito dal suono di un rumore stridulo che mi risuonava nelle orecchie. Mi sentivo come se mi avessero dato un pugno nello stomaco, mentre chiudevo gli occhi alla sua risposta.

Non posso credere di averglielo detto.

"Stai scherzando, vero?"

"Pensavi davvero che mi sarebbe piaciuta una come te? Illa, non sei niente in confronto alle altre ragazze. Non sei niente in confronto ad Ali. Lei è bellissima e tu stai bene... no."

"Mi dispiace dirtelo, davvero, ma non ho alcun interesse per te". 

Gemevo mentre aprivo gli occhi e mi alzavo dal duro cemento. La mano mi stringeva il fianco mentre il dolore mi attraversava il corpo. Guardai le catene che mi legavano le braccia e sospirai.

Vorrei che quel sogno fosse reale, invece di tutto questo.

Ho portato la testa al muro di cemento e ho guardato il soffitto. La cella era piccola, buia e umida e, a parte le pagliuzze di paglia sedute sotto di me, solo una grande porta di ferro portava l'uscita al resto del castello. Quello che mi stava facendo mi faceva sentire peggio dell'inferno che ho vissuto su quella nave. Era peggio che avere la faccia squarciata dal coltello di quel bastardo. Era peggio perché questa volta non ero io a essere torturata, ma loro. E nonostante fossi completamente illesa in superficie, ogni centimetro della mia anima si sentiva come se fosse stata tagliata e pugnalata e frustata più e più volte.

Dopo tutto, la ragione per cui ho lasciato che quei pirati mi facessero del male era perché non volevo che qualcun altro si facesse male. E guarda dove mi ha portato, seduta da sola in questa stanzetta con le manette ai polsi e alle caviglie, mentre Qin Li fa fare chissà cosa agli altri.

Ti sei sbagliato Hongjoong, i miei poteri non sono sufficienti a proteggere tutti voi.

Mi ha tenuto in quella cella per giorni, e io ho passato quei giorni ad ascoltare. Sentivo ancora tutto quello che succedeva nel palazzo, il ronzio delle voci che sussurravano e chiacchieravano e il rumore dei passi sopra di me. Volevo tanto bloccarli, ma non ci riuscivo. Nonostante l'emicrania atrocemente dolorosa e la sensazione di voler vomitare ogni tanto, non riuscivo a smettere. Avevo bisogno di trovare una via d'uscita, e se un solo lapsus mi permetteva di salvare i miei amici, il mal di testa ne valeva la pena.

Ma non è successo nulla.

Non mi è sfuggito niente.

Un piccolo piagnisteo lasciò le mie labbra mentre la sensazione di freddo che incombeva su di me si posò finalmente sulla mia pelle. Mi arricciai il corpo, portando le ginocchia al petto e intinsii la testa. Ero sola.

"Se causi qualche problema, non li rivedrai mai più".

Non c'era speranza, non riuscivo a reagire. Non c'era modo di riaverli indietro. Il suo potere li rendeva completamente immuni a me, non riuscivo a percepirli affatto. E cercare di fare qualcosa contro di lui mi avrebbe solo portato ad avvicinare le loro esecuzioni.

𝗔 𝗣𝗶𝗿𝗮𝘁𝗲'𝘀 𝗧𝗮𝗹𝗲 || 𝗔𝘁𝗲𝗲𝘇Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora