Durante il viaggio in macchina Beatrice ha dormito per tutto il tempo.
Io invece sono rimasto a pensare.Pensare a quanta gente ripugnante esiste in questo mondo.
Sono due volte che vedo due maschi avvicinarsi a lei, ed entrambe le volte non sono riuscito a fare finta di niente.Ho sempre odiato questo tipo di comportamento in confronto alle donne, ovvero costringerle a soddisfare i loro sporchi desideri sessuali contro ogni volere.
Possono diventare dei traumi, dei tunnel in cui diventa difficile uscirne.
Questa gente fa davvero schifo.Dopo essere arrivato davanti casa sua, spengo la macchina e rimango ad osservarla ancora per un po', prima di poterla svegliare.
Dorme beatamente, con la fronte rilassata e i suoi capelli che le segnano le guance visibilmente rosee.
Potrei svegliarla, ma sarebbe troppo rischioso data la sua posizione, per cui la carico sulle mie braccia.
Suono al campanello e dopo pochi minuti di attesa, per mia fortuna la porta viene aperta da una donna.
《A cosa devo questa visita? Cosa è successo a mia figlia?》chiede con tono allarmato notando Beatrice fra le mie braccia.
Deve essere la madre, per forza.
Cazzo.
È praticamente la sua copia.
Stessi capelli, stessi occhi, stesso sguardo.《Sua figlia sta bene, si è addormentata durante il tragitto.》le spiego semplicemente.
《Ti ringrazio tanto per questo gesto. Accomodati, ti mostro la sua camera.》
Non appena varco la soglia della porta, entro con cura e la prima cosa che ho noto è il panorama della costa.
Los Angeles di notte è cosi illuminata da sembrare quasi magica.Smetto per un attimo di osservare ciò che mi circonda e la distendo sul suo letto.
Le tolgo le scarpe e la copro con una coperta.Lei si stiracchia per qualche minuto, farfugliando parole incomprensibili, dopodiché si addormenta.
È davvero una mia fortuna che dorma, chissà quante parole mi dirà domani.
Rido al solo pensiero di vederla furiosa, diventa ancora più bella.Caccio via questo pensiero e una volta uscito dalla sua stanza, scendo giù in salotto.
《Buonanotte.》saluto la madre per poi sparire da quella casa.
Più stavo lì, più impazzivo.
Beatrice ha avuto la fortuna di avere due genitori che l'amano più di ogni altra cosa.
E deve essere così.
Purtroppo io non ho ricevuto lo stesso amore, non ho mai ricevuto una carezza oppure un semplice appoggio.
Ciò che non ho ricevuto è proprio l'amore verso coloro che non definirei genitori.
Soltanto i miei nonni mi hanno appoggiato in tutti questi anni, dicendo che pur sempre ci sarà un modo per recuperare.
Io sono stato fin troppo presente nelle loro vite, cercando un'equilibrio, un mezzo per separare l'odio.
Ma quest'ultimo accresce nel momento in cui i miei occhi incontrano due pozzi neri come quelli di mia madre che sprezzanti e pieni di alterigia, separano ogni speranza.
Una volta allontanato da quella casa, parcheggio la mia macchina nel garage ed entro in casa.
Mi dirigo in cucina sperando di non incrociare nessuno, recuperando la mia bottiglia di whisky nel frigo.
Con un grande sorso butto giù il liquido facendo scivolare ogni pensiero, insieme alla rabbia, alla delusione.
Non bevo quasi mai, anzi mi fa schifo bere, lo faccio solo per non pensare più a niente.
A tutto ciò che ancora oggi provo per loro e che mi tormenta fin dentro le ossa.Ancora brillo, salgo in camera mia attraversando pareti buie e momenti cupi.
Tolgo la camicia ormai zuppa di sudore e rimango a petto nudo.
Mi affaccio al balcone con lo sguardo fisso nel vuoto e il fiato pesante.
L'aria fredda e torbida come il ghiaccio attraversa la mia pelle facendomi perdere tra le luci che man mano vanno scomparendo.La casa di fronte per un attimo mi fa dimenticare tutto il resto.
Lei è ovunque.
Lei ormai è dentro di me, nella mia fottuta testa.Il vento sembra penetrarmi fin dentro le ossa facendo contrarre i miei muscoli ancora di più.
Mi sento meglio, ma non bene.
Rimango qui, osservando la luna che pian piano lascia posto all'alba più irrequieta.-
《È stato pazzesco!》
Io e i ragazzi siamo in mensa.
Luise ci ha appena raccontato di aver trovato una ragazza alla festa e che stavolta non l'ha preso a schiaffi.
Gli è finita bene.
L'ultima volta aveva una chiazza violacea davvero orribile.《Frequenta questo college??》domanda Dark incuriosito.
Improvvisamente attorno al tavolo cade un silenzio tombale.
《Beh ecco, sì. Carol.》sputa tutto ad un tratto facendomi uscire gli occhi dalle orbite.
《Tu stai dicendo che sei uscito con Carol?》domanda Lenny disgustato.
《Mi ha anche mandato un messaggio stamattina con scritto "Mi sono divertita" 》ci informa non tralasciando alcun dettaglio.
《Almeno stavolta ti è andata bene.》ammonisce Demon ridacchiando.
《Non te la scollerai di dosso tanto facilmente, è una fottuta bambina viziata.》sbotto acido dopodiché mi alzo dal tavolo e mi dirigo fuori nel cortile.
Non mi va di parlare proprio di Carol in questo momento.
Non appena esco, vedo Beatrice seduta sotto un albero.
Sta mangiando qualcosa insieme a Elise.
Trattengo un sorriso.
È così buffa quando mangia.Questa mattina però è abbastanza silenziosa, almeno con me.
In classe stava attenta alle lezioni, mi lanciava uno sguardo fugace per poi prestare attenzione ad altro.Perché si comporta così??
Avrà frainteso qualcosa??Il suono della campanella mi ricorda un'altra noiosa ora di letteratura.
Prendo un'ultima boccata d'aria e successivamente mi incammino in classe.
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𝘗𝘌𝘙 𝘚𝘌𝘔𝘗𝘙𝘌 𝘊𝘖𝘕 𝘔𝘌
ChickLitA R O M A N C E S T O R Y 𝘽𝙚𝙖𝙩𝙧𝙞𝙘𝙚 𝙈𝙞𝙡𝙩𝙤𝙣 è una diciannovenne che vive nel distretto più popolato di New York, Manhattan. Determinata, solare ma stronza al punto giusto, affronta ogni avversità che le si pone contro, sebbene qualc...