EPILOGO

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Ririn Pov


“Jongi, porca-” presi un respiro profondo “Miseria, appena ti ci riavvicini lo mando a casa!” indicai Kihyun, esasperata, che gli faceva odorare il vino dal suo bicchiere, e che Jongi continuava a tentare di assaggiare.

Non era prevista quell'enorme rimpatriata a casa nostra, dato che accadde pochi mesi prima, per festeggiare il secondo compleanno di Jongi.

Se mi faceva strano definirmi madre? Sì.

Pensavo spesso al fatto che non mi sarei mai abituata a sentirmi chiamare “mamma”, o a sentire Jungkook venir chiamato “papà”, e sapevo che per lui fosse la stessa cosa.
Era quasi emozionante, specialmente i primi tempi, e specialmente per lui, che sembrava commuoversi per ogni suo più piccolo progresso.

Ancora prima della sua nascita, prendemmo una scelta che per noi fu alquanto difficile, ovvero quella di trasferirci.
Amavamo Seoul, ed amavamo coloro che ne facevano parte, ma era arrivato il momento di cambiare aria. Ci trasferimmo a Busan quattro mesi prima del parto, in modo da avere il tempo di abituarci alla nuova casa e alla nuova città. Non distava molto da Seoul, e i primi tempi i ragazzi si sforzavano per venirci a trovare una volta a settimana, ma con il tempo divenne pesante, sia a causa degli impegni di lavoro che a causa del prezzo dei biglietti.

Allontanarci dalla nostra città natale era necessario, e decisamente più sicuro, sia per la nostra salute, ma soprattutto per la salute del bambino, che mai avremmo voluto far nascere in mezzo ai mille rischi che caratterizzarono sempre la nostra vita.
Lì non ci conosceva nessuno: eravamo liberi di essere chi volevamo, Jungkook non era il figlio dei Jeon, Soohyo non era la figlia dei Park, ed io e Yoongi non eravamo i figliastri di un criminale di cui si persero le tracce.
Lì non avevamo ucciso qualcuno, non ci eravamo fatti giustizia da soli, non avevamo rubato né per vivere né per divertirci, non avevamo rischiato la vita. Lì eravamo semplicemente Ririn, Jungkook, Yoongi, Soohyo e Jongi, e alla gente andava bene così.

Quando parlammo di trasferimento, i nostri due coinquilini erano quasi certi del fatto che una volta nato il bambino volessimo una casa tutta nostra, per dedicarci completamente a lui, infatti avevano già preso in considerazione di prendere una casa vicina, per poter vedere i suoi progressi. Quando sentimmo quelle parole io e Jungkook ci guardammo con gli occhi sgranati, sconvolti dal fatto che avessero pensato che avessimo potuto prendere in considerazione di andare via senza di loro.

Prendemmo una villa abbastanza grande, simile a quella di Seoul, con un grande prato all'inglese.
Portammo ovviamente anche Wine con noi, mentre Camilla passò a Jimin, che accettò di buon grado di tenerla nel suo terrazzo.

Mi mancavano i nostri amici: mi mancava non potere ricevere le loro visite senza preavviso, e passare le nostre serate ad ubriacarci, ma ormai andava così, e francamente non avrei potuto essere più felice.

Uno degli ultimi momenti memorabili che passammo a Seoul, proprio insieme ai nostri amici, fu la pacchiana festa a sorpresa che organizzarono per me e Jungkook quando scoprimmo il sesso del bambino, altro momento indimenticabile della nostra vita.

3 anni prima

“Si aprono le scommesse” ridacchiò il dottore che mi stava facendo l'ecografia “Si vede già, ma prima ricordatemi cosa vorreste voi, per favore”

“A me ormai non cambia più” sorrise Jungkook, facendo spallucce, ed accarezzandomi i capelli in un gesto premuroso che fece sorridere anche me “Però prima ero molto di più per la femmina”

“Io vorrei ancora un maschio” ridacchiai “Ma infondo la penso come lui”

“E invece gli zii?” indicò fuori dalla porta con il pollice, sapendo che si trovassero lì, ma solamente perchè essendo una stanza molto piccola non poteva entrare più di una persona -oltre al paziente-, altrimenti ci sarebbero stati anche in quel caso.

Right Now 2 // J.Jk ~ M.Yg ✔️Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora