capitolo diciasette - piccoli demoni svolazzanti

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Il mattino seguente, Rose non riusciva ancora a metabolizzare che, dopo tredici anni, scoprì di avere una famiglia e che ce l'aveva d'avanti gli occhi: i Potter.
E, all'improvviso, come un lampo, un ragazzo di quindici anni te lo dice e ti fa promettere di non dirlo altrimenti i Potter sarebbero stati in pericolo.
Scoprire che i suoi genitori erano vivi.

La testa le scoppiava e il braccio iniziò a pruderle di nuovo.
Si sedette sul letto e si guardò nello specchio posto al lato opposto: i suoi occhi erano rossi come l'aquila che le portò la lettera.
Non ci credeva e sbattè gli occhi: ritornarono quel color nocciola.

Poco dopo, la porta della sua camera si aprì: era Hermione.
"Rose, James è qui. Vestiti in fretta"
Rose annuì e si cambiò; indossò un paio di jeans, una T-shirt bianca e una camicia a quadri rossa.

Con mille pensieri che le occupavano la mente, scese di corsa le scale e lo vide: James era seduto di fronte a Ron e Hermione.
Si aspettava il battito del cuore a mille o quelle farfalle che svollazzavano nel suo stomaco, come accadde con Jonn, però, per sua sorpresa, non accadde niente.
Era solo felice di rivederlo.
James, col cuore che batteva forte, si alzò e la strinse a sè.
Non gli importava della presenza degli adulti, voleva solo abbracciarla e questo gli bastava.

"Oggi ti porterò a Diagon Alley!" disse il ragazzo avvicinandosi alla porta
"Come credi di portarmi lì!"
"Avevo pensato di andarci con la Metropolvere, però poi ho cambiato idea: andremo con la mia Firebolt!"
"Con la scopa?! Io sono una frana nel volo!"
"Rose, tranquilla, non succederà niente" rassicurò Ron
"Andiamo! Signori Weasley, ve la riporterò prima di cena."
"Va bene. Fai attenzione con quella scopa James!" disse Hermione preoccupata
James annuì e portò Rose fuori.

La scopa di James, aspirante battitore nella squadra di Quidditch di Tassorosso, era la nuova Firebolt, una delle più veloci al mondo e utilizzate dalla nazionale bulgara.
"James Lucas Black, se mi fai cadere o fai scherzetti, ti brucio vivo!"
"Come se sapessi farlo, fifona!"
Rose non rispose; si promise di non dire più <ti brucio vivo>: raffiorava alcuni orribili ricordi della sua vita.

Arrivati ad Diagon Alley, Rose aveva ancora le vertigini.
Quel posto era magnifico: maghi e streghe con lunghi abiti colorati e cappelli buffi entravano e uscivano dai negozi.
Era la settimana prima del nuovo anno scolastico ad Hogwarts e le famiglie (Hermione e Ginny presero i libri due settimane prima) si affrettavano a procurarsi il tutto.

"Hanno aperto un bar qui: The Mr.Coffee's bar." disse James indicando un grazioso locale di fronte a loro.
Il bar era simile ai Tre Manici di Scopa: le pareti erano di legno, solo che questo era chiaro e decisamente più accogliente.
C'erano una quindicina di tavoli circolari ornati con una tovaglia rossa e un centrotavola con fiori rossi incantati.
I due si sedettero al tavolo vicino alla vetrina con la scritta rossa: <Mr.Coffee's bar>.
Una donna alta e magra si avvicinò e chiese gentilmente:
"Che prendete bei giovani?"
"Due caffè, grazie" rispose James
"Arrivano subito"
La donna si allontanò per preparare i caffè.
"Dicono che qui fanno il caffè più buono di Londra."
"C'è tanta gente, quindi credo che sia vero"
Rose si guardò attorno: tra i tanti tavoli occupati, c'era Jonn Riddle che la fissava al lato opposto.
"Vado un attimo in bagno, torno subito James." disse Rose
James annuì.

Per andare in bagno, Rose passò avanti a Jonn, che la seguì.
Rose si fermò nello spazio che divideva il bagno delle donne e quello degli uomini.
"Che ci fai qui?" chiese Rose incredula della sua presenza lì
"Bevo il caffè."
Eose lo guardò di nuovo negli occhi, come la sera precedente, ed eccole lì: piccoli demoni svolazzavano nello stomaco.
Jonn distolse lo sguardo: lui provava le stesse cose.
Rose stava ritornando nella sala, quando Jonn disse:
"Non ti piace né Scorpius né James. Però, pensi a un ragazzo, dico bene?"
"Solo perchè sai la mia identità non vuol dire che sai anche chi mi piace. Come fai a conoscerli?"
"Scorpius lo conosco da quando ero piccolo."
"E James?"
"Ho sentito prima il suo nome."
Si avvicinò a Rose, le prese i fianchi e le sussurrò all'orecchio:
"So che non ti piacciono perché non li guardi come guardi me."
D'impulso, Rose tolse le mani calde di Jonn dai suoi fianchi e tornò in sala.

"Che fine avevi fatto?" chiese James
"C'era un po' di gente."
La donna portò i caffè e vari tipi di zucchero.
"È veramente buono questo caffè"
"Rose io devo dirti una cosa"
Il rumore della pioggia che colpiva il vetro accompagnò il silenzio di Rose.
"Usciamo, perfavore" disse semplicemente Rose avviandosi alla cassa.
"Due falci,prego"
Rose pagò entrambi i caffè.

"Potevo pagare io" disse James una volta usciti dal bar.
"La prossima volta, va bene?" rispose Rose
I due camminarono per un po', fino a trovarsi da Olivander, il venditore di bacchette migliore di Diagon Alley.
"Qui, Rose, lavoro in estate. E, sempre qui, ho inventato i bracciali salvaguai, ovvero il bracciale che regalai a te al tuo compleanno l'anno scorso."
Rose sorrise.
"Potrebbe vederlo George Weasley nel suo negozio, che ne dici?"
"Oh no, è una cosa troppo seria per entrare nei Tiri Vispi Weasley!"

I due ragazzi entrarono nel negozio di bacchette.
Quel piccolo negozio conteneva centinaia di bacchette tutte diverse tra loro.
"Buongiorno Garrik!"
"Buongiorno James, vedo che hai portato un'amica"
"Sì, vado nel mio ufficio"
"Scusa del disordine ragazza, è solo che queste bacchette stanno impazzendo!" disse Olivander quasi come se non avesse sentito il ragazzo
"Non si preoccupi, sono abituata al disordine"

L'ufficio di James era grande come quello di Gazza.
C'era una una scrivania al centro della stanza.
Le pareti erano coperte da mobili neri e alcuni disegni.
"Rose, per quanto sembri assurdo, io devo dirti una cosa che forse rovinerà la nostra amicizia"
A quelle parole, Rose sussultò, cercò di rispondere ma qualcosa, una bacchetta, le fece quello strano effetto: gli occhi rosso sangue che urlavano energia.
"La bacchetta di Tom Riddle?" chiese James vedendola in quello stato
"Perchè ce l'avete?!"
"Perché hai gli occhi r-rossi?!"
Rose distolse lo sguardo dall'oggetto e l'effetto svanì.
"Stai bene?"
"Sì. Usciamo da qui per favore".

La pioggia divenne più forte; la strada principale era deserta.
"Che volevi dirmi" disse Rose
James le prese la mano e la portò al centro della strada, sotto la tempesta.
"Proviamoci. So che ti piace Scorpius e so anche che io non ti sono indifferente. Se sarà un errore, fa niente, ma almeno saprò che ci abbiamo provato."
Senza pensarci, James la baciò.
Era il primo bacio di Rose.
Erano così vicini da sentir il loro battito.
"Era un appuntamento vero Black?"
"Penso di sì."

Arrivarono alla Tana poco dopo.
Rose, piena di dubbi, non chiese se stessero insiemo o chissà che cosa: in fondo, sapeva che non era quello che voleva, però una piccola parte di sé, la più ragionevole, sapeva che dargli una possibilità non era un errore.
"Ci vediamo ad Hogwarts." disse Rose correndo dentro.
"Ci vediamo" rispose James aspettandosi un bacio a stampo o almeno sulla guancia.

"Buonasera"
Nessuno rispose.
"Rose!" esclamò Hugo dal piano di sopra
"Dove sono i tuoi genitori?"
"Sono usciti. Sali!"
Rose salì le scale ed entrò nella colorata e accogliente camera di Hugo.
"Hugo, ho baciato James!"
Ad Hugo cadde il fumetto dalle mani.
"Voglio sapere tutto!"
Rose si sedette sul letto e iniziò il racconto.

Solo con Erik riusciva a parlare liberamente...

𝐇𝐚𝐫𝐫𝐲 𝐏𝐨𝐭𝐭𝐞𝐫 𝐚𝐧𝐝 𝐭𝐡𝐞 𝐦𝐢𝐬𝐬𝐢𝐧𝐠 𝐡𝐞𝐢𝐫Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora