"Te? Rose tu non sei un fottuto mostro. Perché ogni volta pensi questo?!" sbottò Jonn, guardadola dritto negli occhi.
"Ma perché ti arrabbi?"
"Perché tu non sei un demone, lo sono loro"
Le prese il braccio e premette sulle vene, adesso nere.
Percorrevano tutto il corpo: Jonn le aveva indicato i suoi poteri.
"Tutti hanno fottutamente paura dei tuoi poteri; loro fanno tremare le persone, no tu"
Ma l'amore spesso omette, cieca, e Jonn non vedeva la realtà.
Rose era un mostro e lei lo sapeva perfettamente.
Lo aveva capito dopo la prima strage per riportare James; quella notte aveva provato gusto, si divertiva alla vista del sangue che circondava la vittima.
"Jonn, non puoi negare che io sono il mostro che Ferdinando si è rifiutato di far nascere. Neanch'io l'avrei fatto!"
"Ma tua madre sì!"
Rose spalancò le labbra: la verità saliva a galla, era arrivato il tempo di scovarla e scoprirla.
"Che intendi"
Jonn era troppo fuori di sè per ragionare e starsene zitto; ma ormai Rose sapeva tutto, era inutile omettere l'ultima informazione.
"Rose, tua madre ha trovato il modo per averti. Sei un alpha speciale, non un mostro"
Le chiuse il viso sconvolto tra le mani, accarezzandola e tentando di calmarla.
"E tu lo sapevi e non me l'hai detto"
"Non potevo, lo sai"
"Devo andare adesso"
Rose iniziò a correre, allontanandosi dal sogno di un amore vero e pure con Jonn.Corse come un equestre in una gara; niente era più importante di quella notte.
Rose aveva scoperto quasi tutto, ma sentiva di aver mancato qualcosa.
Perché Morgana voleva un dannato alpha "speciale"?
Tra l'altro, non aveva mai sentito dire di diversi tipi di dannati alpha.
Attraversando i corridoi, quelli percorsi con Gilbert, ella ricordò le parole aspre dell'uomo.
<Facevamo tutto per lui, per un piano dello zio Regulus>
Regulus Black.
Lui aveva studiato la profezia e, probabilmente, aveva capito chi fosse l'alpha."Devo parlare con il re, dov'è" chiese a una guardia alata.
La donna pallida la squadrò e gettò un'occhiata alle cicatrici sul braccio.
"Non posso farla passare, mi scusi" disse scostandosi da ella.
"Non credo di essere stata chiara: devo parlare parlare con il re, subito"
Le vene nere si scurirono, gli occhi divennero una macchia rossa e i palmi si contorsero.
Alzò il braccio e roteò il polso: il collo della guarda si spezzò e cadde a terra, senza un lamento.
"Mi perdoni"
Alzò il vestito e oltrepassò il cadavere fresco.
Non si voltò indietro, nemmeno per controllare se la vittima fosse viva.Gilbert era nello studio con Morgana, i quali discutevano su qualcosa ignoto a Rose.
Ella sbattè la porta in legno; più che furiosa, era amareggiata e delusa.
Entrò come un'attrice sul palcoscenico: s'inchinò fino alla punta dei piedi, incrociando le caviglie.
"È un difetto di famiglia la menzogna" disse camminando lentamente lungo la saletta.
Nascose una mano dietro la schiena, cui una magia aveva trasformato la rosa in un coltello dalla lama affilata.
"Mi domandavo tante cose mentre attraversavo il corridoio. Una di queste quesiti era: perché Louis ha ritratto mia madre con una corona di spine?
"La risposta è molto semplice, sapete? Mi avete chiamato Rose per quel quadro. Le spine di una rosa sono la parte di oscura del fiore e quelle rappresentano me"
I due coniugi si scoccarono un'occhiata: non osavano rispondere ad ogni passo della figlia.
"Artemisia Peverell e Ferdinando Rèal sono entrambi miei antenati, coincidenza? E tu, cara madre, perché hai voluto passare una notte con Harry Potter, nemico del tuo padrone, per portare in grembo un demone?"
"Non è facile come sembra" disse Gilbert in difesa della moglie.
"Zitto tu!"
Strattonò l'uomo per il braccio e lo gettò accanto alla libreria, nell'angolo dove non c'erano scaffali.
Egli era immobile, sentendo la pelle ardere e graffiarsi al contatto del coltello
"Parla o lo uccido!"
"Sei realmente come me. Rose, io ho fatto di tutto per averti, era un mio dovere. Non ti desideravo io, ma mio zio sì e io per lui avrei scalato anche una montagna."
"Per un uomo che non ti ha neanche cresciuta. È morto"
"Dovrei dire lo stesso di James, giusto?"
Spinse il coltello in fondo alla mascella, da farlo sanguinare.
"Ho già ucciso, non ho paura di rifarlo. Dimmi perché hai voluto me!"
"Perché sei il ponte tra vivi e morti! urlò Jonn, il quale aprì la porta e corse a liberare Gilbert dalla stretta di Rose.
La prese per i fianchi e le trattenne le labbra, pronte ad un urlo di odio.
"Smettila" le sussurrò all'orecchio.
"Regulus voleva distruggere Voldemort attraverso te, poiché sei il dannato più forte e oscuro del mondo. Era destino che un Peverell e un Rèal avessero il cosiddetto ponte, per la maledizione della Evercreech.
"Qualcosa è andato storto però..."
Morgana bevve un sorso di vino rosso e si fronteggiò a Rose.
"Qualcuno ha voluto che tu fossi anche altro. Non so cos'altro. Gli unici che lo sapevano erano due, adesso morti"
Rose lanciò un'occhiata a Jonn, per pregargli di lasciarla andare.
Egli non resistette e le liberò le labbra.
"Cos'è andato storto?" chiese la ragazza, fingendo di calmarsi.
"Non so come, Rose, ma tu hai una parte angelica. Sei un angelo mortale"
Morgana addolcì lo sguardo quando la vide riempirsi gli occhi di lacrime, dovute allo shock.Non voleva più sentire niente, tutto era inutile.
Quella notte aveva scoperto che era un mostro, che sua madre era una manipolatrice e che suo padre era solo stato ingannato.
Ma ciò che le premeva il petto e spaccava il cuore, era che Jonn l'aveva nuovamente tradita.
Ancora e ancora...
Lui era sempre stato al corrente di tutto, ma nulla gli sfuggì dalle serrate labbra.
Provò disgusto mischiato a dolore, un misuglio acre e insolito.
Quella stanza le impediva il respiro lento; uscì dallo studio e iniziò a camminare, oltrepassando di nuovo il cadavere e ritrovandosi al centro della pista da ballo, adesso piena di dannati ondeggianti.
Sentì una mano calda prenderla per il polso e, con quell'altra, tenerla stretta per il fianco.
"Ti avevo avvertito che Jonn era solo un male" disse una voce gelida e tagliente.
Scorpius: aveva dimenticato la sua presenza o forse non le parve importante accorgersi di lui.
Si scostò bruscamente e si fermò per un paio di secondi.
Tutto girava troppo velocemente; tutto sembrava un loop continuo.
Voleva gridare aiuto, basta, dolore o semplicemente sfogarsi.
Uccidere era diventato proprio quello: uno sfogo.
Vide Jonn avvicinarsi ed era l'unica cosa che voleva in quel momento.
L'alba era vicina, e tutti gli invitati dovevano andarsene.
Ora o mai più, si disse.
Fu lei ad avvicinarsi a Jonn a chiudersi nella prima prima porta che vide.Era una camera completamente vuota, ornata solo da quadri, i quali nè Rose nè Jonn fece caso al loro tema.
"Mi hai ingannato ancora" disse la ragazza appoggiata con la schiena alla porta, per bloccarne l'uscita.
Jonn mise le mani sui due lati di legno, allargando le spalle e avvicinandosi sempre di più al petto ansante di Rose.
"Non ti ho mai ingannata. Ho sempre fatto tutto per proteggere te e mio fratello. So che avresti fatto lo stesso"
Rise si scherno.
"Mi hai sempre manipolato secondo il tuo volere.
L'hai fatto con Scorpius, con la congrega, con il torneo, con le streghe dell'Ade, con Carly, con tutti"
"Chissà perché c'entravi sempre tu! Ma ci vedi? Ci amiamo e odiamo allo stesso tempo: è fottutamente contraddittorio!"
"È veleno, no amore"
"Un veleno a cui non vuoi trovare cura"
"Un veleno che non voglio più"
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𝐇𝐚𝐫𝐫𝐲 𝐏𝐨𝐭𝐭𝐞𝐫 𝐚𝐧𝐝 𝐭𝐡𝐞 𝐦𝐢𝐬𝐬𝐢𝐧𝐠 𝐡𝐞𝐢𝐫
Fanfic~completo - iscritta ai wattys~ Le streghe più antiche l'avevano predetto: "quando l'ultima goccia di sangue sarà versata, l'ultimo erede nascerà." Dopo il 1998, la fine della guerra nel Mondo Magico, coloro che eran stati fedeli a Voldemort si mis...