capitolo trentasei - fuggire dal dolore

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Rose non sentiva assolutamente niente.
Le lacrime erano poche per quel dolore: ogni singola goccia versata la notte prima adesso le sembravano misere per James.
James; quel nome le graffiava il cuore e comprimeva i polmoni.
I passi lenti e svogliati per arrivare al cimitero le ingombravano la mente, sentendo tutto amplificato come in un film.
Ogni qualvolta che chiudeva gli occhi, seppur per un secondo, rivedeva quel ruvido bacio.
L'aveva lasciato.
Lui era perdutamente innamorato di lei nonostante i suoi difetti e la sua vera natura.
James aveva pensato a lei in fin vita: si era concesso un ultimo bacio prima di abbandonarla.
Ma, lei l'aveva lasciato.
Si era tirata indietro come al solito; ma adesso poteva solo guardare il suo corpo inerte coperto di terra accanto alla lapide con inciso il suo bel nome.

James Lucas Black
06/06/2005 - 24/12/2020

R.I.P.

"Oggi commemoriamo la perdita..."
Il preside iniziò il suo commovente discorsco, ma Rose non ne sentì nemmeno metà.
Quella lapide le rapiva l'anima.
Doveva essere il suo nome inciso su essa, no quello del suo amore più puro.
Tutte le carezze che le aveva fatto, con le sue dolci mani, non le bastavano: ne voleva altre.
Quel bacio sotto la pioggia, il loro primo contatto, le sembrò troppo breve: ne voleva altri.
I suoi sorrisi di quando i loro occhi si incrociavano in sguardo incantevole: ne voleva solo un altro.
Il suo sostegno, i suoi abbracci, la sua dolcezza, il suo profumo di miele, la sua voce, il suo amore: voleva lui.
Scoppiò in lacrime silenziosamente; dentro di sè, nel suo cuore, qualcosa urlò di rabbia e di dolore.
Colei che aveva ucciso il suo James, colei che rideva mentre l'ultimo respiro li separava, doveva pagare.

Decise di non avvicinarsi finché tutta la folla di ragazzi non se ne fosse andata. Doveva stare sola con lui.
Scorse tra la gente un ragazzo dalla mano fasciata e i capelli biondi. Henry.
C

ol suo abito nero ondeggiante e i suoi tacchi rumorosi, corse dal ragazzo e iniziò a colpirlo furiosamente.
Henry non reagì e restò in silenzio durante lo sfogo della fanciulla.
"È colpa tua! Se non fosse stato per il tuo giochetto di prestigio, lui sarebbe qui accanto a me!"
Egli sussultò quando vide il vero volto di Rose coi suoi occhi rossi: era spaventosa.
"R-Rose, ti prego, basta" la implorò cercando di non piangere l'amico.
Rose non si fermò finché non arrivò Jonn che la separò dal ragazzo.
"Hey, vattene tu!" urlò ad Henry, il quale scappò via come un ladro.
"Andiamo via" sussurrò dolcemente alla ragazza che stringeva a sè.

Camminarono a lungo per le vie di Godric's Hollow, senza accennare l'attacco ad Henry.
"Adesso dove andrai?" gli chiese Rose arrivando fuori casa Potter.
"Un principe come me deve andare al proprio castello. Invece, tu tornerai ad Hogwarts?"
Non ci aveva mai pensato; con la morte di James, il suo obiettivo era vendicare la sua scomparsa e il diploma non le interessava più di tanto.
Osservò le lettere incise nel legno del portalettere: Potter.
Le tornarono in mente le parole di Lord Voldemort: "Rose Hayley Rèal-Black Potter".
Era vero che Ginny non era sua madre?
Certo che no; Voldemort mentiva sempre e proprio quelle menzogne tormentavano le vittime.
Tuttavia, qualcosa aveva senso: Ginny non era un dannato ed era improbabile ereditare una maledizione senza che nessuno dei due genitori l'avesse.
Tutto così strano: la sua vita era strana.
Piena di intrighi, orrori del passato e del futuro.
"Ci vediamo ad Hogwarts"
Non si voltò nemmeno per salutarlo; entrò in casa e vi ritrovò tutti gli occhi su di lei.

"Siediti cara" invitò gentilmente la donna rossa.
Tutti i componenti della famiglia sedevano attorno al tavolo rettangolare di legno.
Prese posto accanto alla piccola Lily Luna, chiamata semplicemente Luny, che parve felice di avere una sorella.
Harry l'osservava come se fosse una creatura bella ma misteriosa: un'enigma da completare.
Lei era fredda e distaccata; in volto le era stato dipinto il dolore.
Non sentiva altro che un mostro che le mordeva l'anima.
"Rose, vorresti vivere qui o restare da Hermione e Ron?"
Rose si voltò lentamente verso il padre, seduto dall'altro lato del tavolo.
"È lo stesso" rispose a labbra strette.
In cuor suo voleva tornare da Hugo, amico trascurato col tempo.
Ma quella era la sua famiglia, o almeno così credeva.
"Ti faccio vedere la tua camera"
Sirius si alzò e l'accompagnò al piano di sopra.

Nel giro di una notte, tra magia ed entusiasmo, Harry e Ginny sistemarono la stanza degli ospiti.
Le pareti giallastre si dipinsero di un bianco perlaceo: su esso erano posti quadri raffiguranti fiori e albe. Capì subito che si trattavano di opere di Albus.
Il letto a baldacchino dalle tendine rosa era posto al centro della camera; l'armadio e alcuni mobili (scrivania e comodini) affiancavano il letto.
Era tutto perfetto, tranne il suo umore.
"Fingi almeno che ti piaccia, sorellina"
Il suo tono era più freddo delle sue mani gelide poggiate sulla spalla.
"Non osare toccarmi, fratello"
Entrò in camera e sbattè la porta in faccia a Sirius.

Si stese sul letto e ripensò a tutti i suoi quattordici anni di vita: anni passati a nascondersi, a rinnegare ciò che era, ad avere paura.
Ma adesso doveva mostrare il peggio di sè.
Voleva andarsene, uscire e liberarsi.
Si alzò dal letto e, non appena mise i piedi per terra, vi trovò un bigliettino sporco di cenere e sangue.

《C'è un modo per riportare James Black nel mondo dei vivi.
Vai a Los Angeles, ci troverai lì.

¤ C.A.¤》

Ecco la scusa perfetta per scappare; l'America distava da Londra e doveva partire subito.
Mandò un gufo a Jonn, per riferirgli che quella notte sarebbe andata da Lucifer.

Chiuse gli occhi e focalizzò i grattacieli della città, le palme delle spiagge, il brusio del vento fresco, il rumore assordante delle auto e le luci brillanti di una notte infinita come quella.

Clop

"Benvenuta a Los Angeles!" disse un uomo dipinto in volto e vestito da clown.
Abbozzò un sorriso al saluto; si girò intorno e i suoi jeans a palazzo e il maglioncino nero le sembrarono patetici per un metropoli del genere.
Un cartello pubblicitario, cupo e provocatorio, recitava il nome di un locale e del suo proprietario, probabilmente a poche miglia da dove si trovava.

~Lux~
Lucifer Morningstar

"Dove vi dirigete, bella signorina?" chiese il clown vedendola perplessa nel cartello.
"Dal Diavolo"

𝐇𝐚𝐫𝐫𝐲 𝐏𝐨𝐭𝐭𝐞𝐫 𝐚𝐧𝐝 𝐭𝐡𝐞 𝐦𝐢𝐬𝐬𝐢𝐧𝐠 𝐡𝐞𝐢𝐫Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora