24 maggio 1980

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Ciao, mi chiamo Jane Taylor e ho 13 anni. Sì, ho lo stesso cognome del batterista dei Queen: lui è mio padre, anche se non lo considero tale visto che abbandonato me e mia madre appena sono nata. Ma andiamo avanti con la storia, il 24 maggio del 1980 era il giorno del mio tredicesimo compleanno e quel giorno mi sarei esibita con i miei migliori amici: Cherity, Olympia e Francesco. Dovevamo cantare al festival della musica di Milano, che si sarebbe tenuto in piazza Duomo. Mi svegliai alle 8 in punto e mi fiondai subito in doccia, dopo misi su Sheer Heart Attack e iniziai a prepararmi. Mamma continua ad insistere dicendo che quel disco fosse un regalo di mio padre, ma io credo che l'abbia comprato in un momento di nostalgia. Amo le canzoni dei Queen, anche se quando le ascolto penso sempre a papà, ma se scaccio questo pensiero riescono proprio a trasportarmi con la loro musica. Decisi d'indossare dei jeans e una camicia arancione che infilai dentro di essi. Raccolsi i capelli in una mezza coda e scesi a fare colazione. "Ciao mamma, cosa c'è per colazione?" "Buongiorno tesoro" disse lei "ho preparato i pancakes" io feci un grande sorriso "i miei preferiti" dissi,mi sedetti a tavola e iniziai a mangiare. Mia madre aveva dei lunghi capelli ramati (come i miei) e gli occhi verdi, era molto giovane, infatti aveva 29 anni e mi aveva avuto quando ne aveva 16. Quella donna era un grande esempio per me e le volevo un mondo di bene. "Allora Jane, cosa suonerete sta sera?" chiese lei "Bohemian Raspody" risposi io con la bocca piena. "Sai, parlare con la bocca piena era tipico di tuo padre" alzai gli occhi al cielo " potremmo non parlare di lui per favore",ci fu un'attimo di silenzio che io ruppi quasi subito "comunque dopo scuola vado da Cherity, così poi andiamo alle prove insieme. Io vado mamma ci vediamo sta sera". Mi misi le scarpe e mi incamminai verso scuola. Sulla strada incontrai Francesco e appena lo vidi corsi subito ad abbracciarlo. Era il mio migliore amico ed aveva i capelli biondi, leggermente più lunghi di quelli degli altri ragazzi, e gli occhi azzurri. Assomigliava terribilmente a mio padre, l'unica differenza era che lui era un chitarrista. "Allora, emozionato per sta sera?" chiesi "un po', ho paura di sbagliare quel dannato assolo" rispose lui. "Andrà benissimo, sta tranquillo" Arrivati davanti a scuola Cherity e Olympia ci vennero incontro e iniziammo a parlare, prima che la campanella suonasse e che dovessimo entrare in classe. La giornata andò bene, anche se ci fu un episodio esilarante: mentre la prof spiegava Francesco ebbe la geniale idea di iniziare ad imitarla ed io scoppiai a ridere, risultato: ci beccammo una nota entrambi. Dopo scuola andai da Cherity e parlammo del più e del meno e alle quattro ci dirigemmo in piazza Duomo per le prove. Il palco era enorme, e al pensiero di quanta gente ci sarebbe stata mi iniziò a salire l'ansia. Finimmo le prove alle 5 per avere un'ora di riposo, visto che avemmo aperto lo spettacolo alle 6. Il tempo passò in fretta e ci ritrovammo sul palco con più di mille spettatori davanti a noi. Suonai le prime note di Bohemian Rapsody al pianoforte e gli altri mi seguirono, poi iniziai a cantare. Al momento dell'assolo Francesco suonò in modo perfetto e sembrava che in realtà stesse suonando Brian May. Subito dopo iniziò la parte operistica, quella che spaventava di più me, per quei maledetti Galileo, fortunatamente le note alte mi venivano abbastanza naturali e tutto andò bene. La canzone finì e il pubblico scoppiò in un fragoroso applauso, noi salutammo e entrammo nelle quinte. Ci sorridemmo e poi iniziammo a urlare ed ad abbracciarci. Entrammo nel nostro camerino ed iniziammo a parlare ancora carichi di adrenalina. Ad un certo punto un ragazzo dello staff mi disse che mia madre mi aspettava fuori, quindi mi alzai e uscii dalla stanza.

It's late - Roger Taylor Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora