Era domenica mattina, sei in punto, dovevo tornare in Italia e non ne avevo la minima voglia. Mi sarebbe piaciuto rimane a letto, così che sarebbero stati costretti a trascinarmi fino all'aeroporto, ma se poi ci saremmo arrivati comunque che senso aveva? Feci però finta di dormire, fin quando non arrivò papà a svegliarmi, aprii gli occhi e mi trascinai giù dal letto. Andai a fare colazione, per poi andare a vestirmi. Alle 7.30 partimmo per andare in aeroporto, il volo partiva alle nove e arrivammo lì un'ora prima, credo che tutti sapessimo che salutarci sarebbe stato difficile. Papà prima salutò mamma e l'abbracciò, dicendo che ci saremmo rivisti il prima possibile. Poi toccò a me salutarlo, era difficile, fin troppo tanto che scoppiai a piangere.
"No, non piangere, sai bene che questo non è un addio" mi disse abbracciandomi
"Io, io piango da tutta la vita per te: ho pianto quando mi spiegarono chi eri e quando ti ho rivisto la prima volta, perché non dovrei farlo adesso?" Dissi tra i singhiozzi, lui mi strinse a se più forte
"Perché questa volta sai che io ci sarò in ogni caso, okay?" Mi disse ed io annuii
"Dobbiamo andare o perderemo il volo" intervenne mia madre e per un secondo sperai di perderlo davvero per passare più tempo con mio padre.
"Devi andare adesso tesoro, ricordati che io ti voglio bene" mi disse
"Te ne voglio anch'io" dissi piangendo, per poi staccarmi dall'abbraccio
"Ciao" mi salutò e io feci lo stesso. Camminai insieme a mia madre fino all'ingresso dell'aeroporto, per poi girarmi e vedere papà che ci salutava con la mano, lo salutai anch'io e poi continuai a camminare. Mi ero un po' calmata quando finalmente arrivammo sull'aereo, ma dentro di me mi sentivo strana, sentivo una specie di vuoto, mi sentivo sola, tutto mi sembrava triste. In soli tre mesi la mia vita era cambiata completamente, tutto era diventato migliore. Ora però mi sembrava che tutto fosse stato solo un sogno, che ora era svanito e che si stava ritrasformando nell'incubo della realtà. Mi persi così tanto nei miei pensieri che improvvisamente l'aereo era già atterrato, ero di nuovo a Milano, a casa, una casa che però sembrava non appartenermi più. Prendemmo un taxi che ci portò a casa, una casa bella e accogliente, quella dei miei ricordi, ma che ora sembrava monotona e noiosa in confronto a quella londinese. Non c'era più papà che suonava la batteria, non c'era più il piccolo Felix che scoppiava a piangere o mamma e Dominique che scherzavano insieme. Mi aspettavo che da un momento all'altro Freddie avrebbe spalancato la porta per organizzare il piano della giornata, seguito da Brian e John con cui avrei scherzato e parlato di storia. In quel momento mi sembrava di essermi risvegliata da un bel sogno, che però ora era finito e che non sarebbe ritornato. Quando improvvisamente suonò il campanello corsi ad aprire nella speranza di ritrovarmi davanti Freddie e compagnia, ma di fronte a me trovai i miei amici. Una misera consolazione in quel momento, ma loro mi fecero sentire subito meglio. Mi raccontarono di quello che avevano fatto la settimana prima facendomi morire dal ridere. Non toccarono minimamente l'argomento papà, probabilmente percepivano che essermi staccata da lui mi facesse male, o più semplicemente l'avevano sempre saputo. Grazie alla loro compagnia quella giornata risultò meno infernale, ma quando per l'ora di cena se ne andarono tutto tornò triste.
"Che succede Jane?" Mi chiese mia madre
"Mi manca dissi, non mi piace più la normalità" dissi "vorrei essere a Londra con tutti gli altri, andare a fare shopping con Fred, parlare di storia con Brian, scherzare con John e provare a suonare la batteria insieme a papà"aggiunsi infine.
"Lo so che è difficile, ma ricordati che verrà a trovarci il prima possibile e a tutte le festività" mi rassicurò mia madre
"Ma sarebbe più bello passare ogni momento con lui" dissi. Improvvisamente suonò il telefono, andai a rispondere ed era papà.
"Ciao Jane" mi disse
"Ciao papà, mi manchi" dissi
"Anche tu mi manchi amore mio" disse lui "allora cosa mi dici?"aggiunse poi
"Niente di che mi sono vista con i miei amici" dissi "ma mi mancate tutti voi, le giornate insieme" conclusi, parlammo ancora un po' e poi ci salutammo. Andai in camera mia e presi il vinile di The game che Freddie mi aveva regalato, lo misi su e iniziai ad ascoltarlo. Sentii un po' di nostalgia, ma sentire le loro voci mi fece stare meglio. Finito di ascoltare il disco mi misi il pigiama e mi buttai a letto, volevo solo lasciar perdere tutto.Spazio autore💕
Ciao ragazzi💜 spero che il capitolo vi sia piaciuto, comunque oggi usciranno altri due capitoli, il secondo sarà lo speciale di halloween 🎃
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It's late - Roger Taylor
Ficção GeralJane è una ragazzina di 13 anni che non ha mai conosciuto suo padre. Quando però lui torna a cercarla la sua vita cambia improvvisamente.