Salimmo sul pulmino con cui saremmo arrivati a destinazione, che era decorato con il logo della band.
"Io sto nei posti dietro!" Dissi correndo in fondo al pullman, seguita da papà e Freddie. Sembravamo dei bambini delle elementari che volevano il posto migliore sul bus durante la gita, nella mia classe il posto infondo era sempre stato il più ambito, ma io ci stetti solo una volta perché gli altri lo raggiungevano sempre prima di me. Ci sedemmo ai nostri posti e subito l'autobus partì, poi Miami fece un rapido appello: va bene ora mi sentivo proprio in gita con la scuola. Ripensai a quella volta in cui un mio compagno non rispose all'appello e pensammo di averlo abbandonato in autogrill. Ripensai a tutte quelle gite per un bel pezzo del viaggio, i miei pensieri furono interrotti da mio padre: "sei silenziosa oggi" mi disse
"Cosa?! Oh, mi ero solo persa nei miei pensieri: da quando Miami ha fatto l'appello mi sono ritornati in mente i ricordi delle gite scolastiche" dissi
"Perché non ci racconti qualcosa?" Intervenne Freddie, probabilmente pensando di trovare degli elementi da gossip. Allora iniziai a parlare, raccontando tutte le gite che avevo fatto dai tempi dell'asilo: come quella volta in cui in un castello ci avevano messo degli abiti medioevali, per poi farci ballare a coppie, il mio fantastico compagno era stato mio cugino. Raccontai di tutto e di più, alla fine arrivai all'ultima gita fatta: quella per il concorso di musica. Finito il racconto intervenne mio padre: "Vedo che nella tua classe non ci si annoia"disse
"Beh, ne abbiamo combinate di cose" dissi io. Poi decisi di cercare di dormire un po', appoggiai la testa sulla spalla di papà e mi addormentai quasi subito. Mi svegliai sentendo gli altri esclamare, quindi aprii gli occhi e quando mi resi conto di essere arrivata mi appiccicai al finestrino e guardai stupita tutti quei palazzi e casinò. Arrivammo in un lussuoso hotel: era enorme e meraviglioso. Nella nostra suite io e papà avevamo addirittura due camere separate, ma decisi comunque di sistemarmi con papà. Quello era il nostro giorno libero e noi passammo quasi tutto il tempo in piscina. Poi la sera, dopo mangiato, ci mettemmo a guardare Indiana Johns.
"Sai" dissi ad un certo punto "io so suonarla questa colonna sonora, l'abbiamo fatta in orchestra"
"Orchestra?" Chiese
"Sì stavo cercando di spiegartelo prima, io a scuola sono nella sezione musicale" spiegai per poi sbadigliare.
"Hai sonno?" Mi chiese, feci segno di sì con la testa e decidemmo di andare a dormire. Mi addormentai appena sfiorai il letto e mi accoccolai a papà. Mi svegliai dopo in incubo nel cuore della notte, tutta sudata. Quelle brutte facce che ridevano e quell'orribile mostro: dovevo togliermi l'immagine dalla testa. Svegliai anche papà in quel momento che mi chiese cosa stesse succedendo, gli spiegai tutto e mi disse che mi avrebbe protetta, facendo finta di brandire una spada, facendomi ridere. Mi strinse tra le sue braccia e mi riaddormentai. Mi svegliai molto riposata: era la prima volta da giorni. Ci preparammo e dopo colazione decidemmo di fare un giro: ci divertimmo a fare foto a caso davanti agli edifici più strani. Al pomeriggio facemmo delle prove per il concerto, per poi esibirci come al solito. Gli altri 3 decisero di andare in un casinò a festeggiare, ma noi eravamo morti e quindi decidemmo di tornare in hotel. Lì parlammo per un bel po' di tempo delle date del tour e delle città più belle, poi ripensai al comportamento che aveva avuto quando seppe che anche i nonni sarebbero venuti a vederci.
"Io non vedo l'ora del concerto a Milano, i nonni saranno felicissimi di venirci a vedere" dissi
"Certo" disse lui per cercare di chiudere subito la conversazione
"Credo che siano felici di rivederti" dissi io e lui mi guardò con un'espressione strana
"Che c'è, perché mi guardi così" gli chiesi
"Jane, non saranno mai felici di rivedermi, vi ho abbandonate solo perché avevo paura. Forse avevo paura proprio della loro reazione e rivederli mi mette ancora più paura" disse, capii che era realmente spaventato
"Tu stai cercando di rimediare, stai facendo tutto per me e la mamma, la nonna al telefono mi aveva detto di essere fiera di te. Hai ammesso il tuo errore ed ora stai mettendo tutto apposto, non so se io avrei fatto lo stesso" gli dissi, mi guardò sorridendo ed io feci lo stesso, mi abbracciò ringraziandomi.
"Perché non la chiamiamo?" Dissi per poi dirigermi verso il telefono, digitai il numero e aspettai.
"Pronto?" Disse la voce della nonna
"Ciao nonna, sono Jane" le dissi
"Ciao tesoro, come vanno i concerti?"
"A meraviglia, mi sto divertendo un sacco, oggi siamo a Las Vegas"le dissi, poi continuai "ti va di parlare con papà?" Le chiesi
"Certo" disse lei con un tono allegro, la salutai e passai il telefono a mio padre
"Pronto" disse lui incerto
"Ciao Roger, che bello risentirti" disse la nonna
"Buongiorno signora" disse lui un po' più calmo
"Oh, ti prego dammi del tu. Sono felice che tu sia tornato da loro" disse, per poi continuare "finalmente rivedi la tua bambina, sai lei non lo ammetterà mai, ma è la cosa che voleva da sempre"
"Davvero?" Disse lui incredulo, una lacrima solcò il suo viso "pensavo che voi non voleste più vedermi"
"Tu sei un uomo coraggioso, non sapevi come nessuno di noi avrebbe reagito, ma ti sei fatto avanti e questo ti fa molto onore. Quando lei è nata tu eri molto giovane, non hai pensato alle conseguenze e te ne sei andato, ma hai capito il tuo errore ed ora sei qui, non posso che apprezzarlo" disse la nonna
"La ringrazio, veramente" disse lui
"Allora ci vediamo presto" salutò
"Certo, arrivederci" concluse mio padre per poi riattacca il telefono.
"Che ti ha detto?" Chiesi, non rispose, ma mi abbracciò e quel gesto valse più di mille parole. Gli sorrisi, mi voleva realmente bene.
"Andiamo a dormire tesoro, domani si riparte" mi dissi, andammo a dormire pronti per il resto del tour...Spazio autore💕
Ciao ragazzi💜 spero che il capitolo vi sia piaciuto❤️. Se vi state chiedendo perché in questo capitolo i personaggi vanno a dormire in continuazione è perché l'ho scritto mentre ero molto stanca🤣😅
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It's late - Roger Taylor
General FictionJane è una ragazzina di 13 anni che non ha mai conosciuto suo padre. Quando però lui torna a cercarla la sua vita cambia improvvisamente.