Capitolo 20

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Scendo dalla macchina insieme a Hunter, il quale mi ha riaccompagnato a casa ed è sceso per salutare Dylan, che dovrebbe già essere a casa con mia madre, o comunque sta per arrivare. La ricerca della casa non è andata bene come speravamo, ma ne abbiamo viste soltanto due, sono sicura che presto troverà quella giusta per lui. Nel vialetto c'è parcheggiata l'auto di Caleb, quindi presumo sia in casa, infatti la porta si apre, come se ci stesse aspettando, e mi guarda come se si aspettasse che la prima a dire qualcosa sia io.

Non abbiamo più parlato dopo la discussione che abbiamo avuto oggi in mensa, quindi non so se sia qui per scusarsi, per continuare a discutere oppure per assicurarsi solo che la sua bambina stia bene, come se potesse essere il contrario...

Mi avvicino lentamente a lui senza sapere che cosa ha in mente, ma dentro casa mia vedo delle valigie.

«Di chi sono quelle valigie?» gli chiedo curiosa.

Potrebbe essere tornata Layton, in quel caso dovrà tenere lontano Manley sia da me che da Dylan, oppure... forse sono dei miei genitori, ma mi avrebbero avvertita se sarebbero partiti, a meno che non sia successo qualcosa.

«I miei mi hanno sbattuto fuori... David non ha posto da lui e gli altri non vogliono litigare con le loro ragazze che stanno dalla parte di Lily.» mi spiega.

Oh...

Conosco i suoi genitori, li conosciamo tutti, e diciamo che non sono dei tipi abbastanza socievoli. I miei genitori li conoscono da una vita, per questo ogni volta che mi vedevano si fingevano felici di vedermi, fino a quando non mi hanno vista col pancione e hanno iniziato a guardarmi dall'alto al basso come se avessero qualche problema.

«Perché ti hanno sbattuto fuori?» gli chiedo preoccupata e curiosa allo stesso tempo.

«Ci ho litigato per le solite cose... a te va bene che io stia qui? Almeno posso aiutarti con Dylan. Ai tuoi sta bene.» gli sorrido e annuisco, perché non potrei mai dirgli di no e stare in pensiero tutto il tempo su dove andrà a stare, e poi mi ricordo di Hunter, infatti i due si stanno guardando senza dire niente.

«Lui è Hunter... Hunter, ti presento Caleb.» faccio le presentazioni, ma si guardano così male che non credo interessi a nessuno dei due.

Perché?

Dylan, siccome c'era la porta aperta, corre verso di noi, e, quando mi vede, allunga le braccia verso di me. Se c'è una cosa che non capisco, è perché non si comporti mai in questo modo quando vede Hunter, insomma... lo fa solo con me e con Caleb, ma forse è solo il fatto che tutti questi cambiamenti non gli hanno più fatto capire niente. Proprio Caleb lo prende in braccio e si avvicina a me, do un bacio al piccolo e guardo Hunter, che ci sta guardando.

«Lo vuoi prendere in braccio?» gli chiedo, visto che non l'ha mai preso.

«No, io... devo andare, ci sentiamo.» si gira e fa per andarsene, ma si blocca, quindi mi giro vedendo che, a pochi metri da noi, ci sono Layton e Manley che ci stanno fissando.

Il piano di Hunter di prendersela con il fratello di quel pazzo ha funzionato, a quanto pare, ma ora non so quale sarà il prossimo passo.

La prima ad allontanarmi sono io, perché devo parlare con mia sorella, devo farle capire che ha sbagliato e che Manley non è la persona giusta per lei.

«Che cosa ci fa lui qui?» chiede, sicuramente parla di Hunter.

«Mi ha trovata lui e sta cercando di aiutarmi.» le spiego, mentre mi tengo a debita distanza, visto che lui è accanto a lei.

Qualcuno mi supera, capisco che si tratta di Hunter quando butta a terra il ragazzo di mia sorella e inizia a prenderlo a pugni. Lei inizia ad urlare, ma lui non si ferma, mi giro a guardare Caleb in attesa che faccia qualcosa, ma se ne sta davanti alla porta a guardare la scena in silenzio.

«Hunter! Hunter, smettila, guardami.» gli dico facendolo voltare verso di me, mi fissa per un po' e poi si alza, avvicinandosi a me e affiancandomi, mentre Layton si inginocchia accanto al suo ragazzo in lacrime.

«PERCHÉ L'HAI FATTO!» urla più forte che può, facendo uscire di casa i miei genitori, e alzandosi per venire verso di noi, Hunter mi mette dietro a sé.

«Se non vuoi che la prossima volta lo uccida, ti conviene firmare quelle cazzo di carte.» le dice lui, mentre io tengo stretto il suo braccio, in modo che non faccia nessun'altra pazzia.

«Solo per questo? Tu l'hai picchiato solo perché vuoi la piena custodia di quel bambino di cui non mi frega niente?» chiede lei spezzandomi il cuore.

Non può dire così, non può parlare in questo modo del bambino che ha messo al mondo e con cui non ha provato a passare nemmeno un po' del suo tempo. È chiaro che non provi amore per Dylan solo perché è figlio di un ragazzo che non sia Manley... l'ha tenuto per chissà quale motivo fino a quando non ha avuto la certezza che quel pazzo fosse vivo, e poi l'ha abbandonato. Che schifo.

«No, razza di puttana bastarda che non sei altro. L'ho picchiato perché ha osato mettere le mani addosso a Bristol, e giuro su Dio che se prova ancora a sfiorarla con un dito lo faccio a pezzi e uno per volta lo mando per posta a te e alla sua famiglia.» dice lui.

Okay, mi sta solo difendendo, ma ciò che ha detto ha fatto venire i brividi per fino a me.

Il fatto che io sia di fronte a lei, e che alle mie spalle ci siano i nostri genitori non sembra importarle. È davvero triste...

«Voglio cinquemila dollari in contanti entro due giorni, la metà me la darete subito, il resto dopo le firme che metterò per renderlo tutto vostro.» ci dice.

Sta davvero contrattando?

Hunter mi è sempre sembrato convinto a portare avanti questa cosa, mia sorella è abbastanza intelligente da sapere che lui farebbe di tutto, ma non abbastanza intelligente da capire che Manley è pericoloso e l'ha già cambiata fin troppo.

«Vedi di non sparire, altrimenti ti troverò e vi ucciderò, in questo modo non ci saranno più carte da firmare.» la avverte lui, con le sue solite maniere pacate e gentili...

Senza dire nulla, aiuta Manley ad alzarsi e insieme se ne vanno, mentre Hunter si mette davanti a me.

«Non sarò il ragazzo e il padre migliore di questo mondo, ma non permetterei mai a nessuno di fare del male a te e a Dylan, mentre quel Caleb... non si è mosso di un centimetro. Penso sappia che quel tipo ti ha aggredita, eppure non ha fatto niente. Forse tu e tua figlia meritate di più.» mi dice, per poi andarsene via, mentre io mi giro a guardare la mia intera famiglia, pensando a ciò che mi ha appena detto e a ciò che è successo poco fa...

Nonostante tuttoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora