Li saluto di nuovo con la mano e li guardo entrare a scuola prima di uscire dal parcheggio con l'auto.
Le cose stanno andando stranamente bene da quando Hunter è arrivato e sta da noi, non so per quanto resterà, ma non dà fastidio a nessuno, anzi... credo stia facendo lentamente amicizia con Caleb, più che altro penso abbia capito che se vuole far parte della mia vita e di quella dei bambini allora deve andare d'accordo con lui, e poi i bambini lo adorano, come era prevedibile, esattamente come adorano il loro papà. Se Caleb anni fa non mi avesse lasciata, non so che rapporti avrei oggi con Hunter, anzi, non so nemmeno se avrei rapporti con lui.
«Grazie per prestarmi l'auto.» mi dice Hunter, seduto accanto a me.
«Figurati, basta che ti ricordi di venire a prendere i bambini più tardi.» gli rispondo mentre guido verso il mio posto di lavoro.
Sono l'unica ad avere un'auto dei tre, quindi ce la dividiamo come meglio possiamo. Ieri me l'ha chiesta perché deve andare in un posto, non sono sua madre, non gli ho chiesto dove deve andare, gli ho solo detto che allora stamattina si sarebbe dovuto alzare presto, così avremmo portato i bambini a scuola e, una volta che fossi arrivata al lavoro, avrebbe preso lui la macchina per andare dove deve andare, mentre Caleb andrà al lavoro a piedi, visto che è vicino.
«Devo solo andare a cercare una macchina o una moto, in modo da non doverti chiedere la tua in continuazione.» ah, ecco allora cosa deve fare.
«Guarda che non dai fastidio, tanto noi lavoriamo durante il giorno e non ci serve.»
«Lo so, ma preferisco avere un mezzo mio.» mi dice.
A differenza di Caleb, nonostante sia appena uscito di prigione, sembra che non abbia alcun tipo di problema economico, il che mi fa pensare che si sia messo da parte dei soldi, abbastanza per comprarsi una macchina nuova.
Hunter un giorno mi ha detto che non sarei stata sola finché al mondo ci sarebbe stato lui, non ha idea di quanto gli debba per non avermi lasciata nonostante fosse stato arrestato, perché ha comunque continuato a chiamare ed è venuto qui non appena è stato rilasciato, ma credo che la stessa cosa valga per me, visto che nemmeno io l'ho mai lasciato... nonostante avessi potuto, lo ammetto, ho comunque deciso di andare a trovarlo, di rispondere alle sue chiamate, di parlare di lui con i bambini, e di ospitarlo a casa mia con la speranza che non commetta di nuovo qualche sciocchezza. Se non fosse stato per lui forse Dylan non sarebbe nemmeno qui, oggi, perché probabilmente Layton, per dispetto, se lo sarebbe ripreso e io non avrei potuto fare niente, quindi non lo ringrazierò mai abbastanza per essere venuto da me, quel giorno, avermi parlato, essere riuscito a far tornare qui mia sorella e a farle firmare quelle carte che ci sono servite per poter partire e andare a Seattle a rifarci una vita.
«Caleb che ha? Non sembra più come una volta, gli è successo qualcosa?» mi chiede.
«Si è pentito di averci lasciati, e, dopo il diploma, ha iniziato a bere, è finito anche in prigione, poi è uscito e non aveva un soldo, ha perso i contatti con tutti e viveva per strada. Lo abbiamo incontrato in una stazione di servizio, indossava un completo che sembrava costoso, mi ha chiesto un passaggio dicendomi che la sua macchina lo aveva lasciato a piedi, ma poi ho scoperto che non aveva nessuna macchina e che gli avevano dato un passaggio fino a lì... stava andando dai suoi genitori a Seattle perché era riuscito a risentirli e gli aveva detto che lavorava lì, ma quando siamo arrivati suo padre ha insultato me, lui e i bambini, quindi ce ne siamo andati.» gli spiego.
«Aspetta, io avevo capito che lui vi avesse cercati, non che vi foste incontrati per sbaglio. E se sta con te solo perché non ha niente e tu gli dai un posto in cui vivere, gli presti la macchina e... i tuoi soldi?» mi chiede dubbioso.
«Non mi ha mai chiesto soldi, e nemmeno l'auto, anzi, lavora da quando siamo arrivati da Seattle, ed è passato qualche mese... se fosse come dici tu credo che si sarebbe già stancato e se ne fosse già andato.» gli dico.
È normale che gli sorgano dei dubbi, anche i miei genitori me lo hanno detto, ma io mi fido di Caleb, forse nessuno lo conosce meglio di me, e non posso minimamente pensare che sia qui solo per quello.
Fermo l'auto davanti al posto in cui lavoro e mi giro a guardarlo, anche lui mi sta guardando, e mi sorride.
«Prometto di andare a prendere i bambini in orario e di non viziarli troppo, non faccio esagerare Dylan con le patatine e Sophia con le caramelle, non gli faccio guardare film horror e li aiuto con i compiti.» mi dice, facendomi capire che ha capito.
«Bravo.» sussurro.
Mi allungo nei sedili di dietro per prendere la mia borsa, quando mi rigiro lui mi afferra per le braccia solo per far sì che io non me ne vada, quindi penso mi debba dire qualcosa.
«Se ti lascia... se vi lascia, gli do una lezione, visto che l'altra volta non l'ho fatto, e poi ci resto io con voi... come zio, ma non vi lascio, io non potrei mai farlo di mia spontanea volontà.» mi dice guardandomi dritto negli occhi.
«Lo so, infatti guai a te se sparisci.» mi avvicino a lui e gli do un bacio sulla guancia: «A stasera.»
«Buona giornata!» esclama mentre scendo dalla macchina e mi affretto ad entrare.
Direi che il rapporto tra me e Hunter è passato dall'essere semplici conoscenti, all'essere fidanzati per breve tempo, al diventare amici, e infine ad avere un rapporto fraterno. Ha dato e fatto tanto per me e per i bambini, e, nonostante gli errori che ha commesso, voglio ripagarlo allo stesso modo.
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Nonostante tutto
RomanceBristol ha diciassette anni ed è innamorata da sempre del ragazzo più popolare della sua scuola, del quale è incinta. Più tempo passa, e più è indecisa se parlargli del fatto che, presto, diventerà padre... ma, inaspettatamente, si ritrovano entramb...