Forse io e Caleb dovremmo rallentare un po'... da quando ci siamo rincontrati stiamo sempre insieme, ma il punto è che sia io che i bambini siamo felici così. Era ciò che ci mancava, il pezzo mancante, quindi anche se da fuori possa sembrare che stiamo correndo troppo, io credo invece che abbiamo aspettato troppo per riunire la nostra famiglia.
Siamo sdraiati a letto, abbiamo messo i bambini a letto da un po' e sto cercando di prendere sonno, ma la trovo una cosa un po' difficile... lui mi abbraccia da dietro e mi dà un bacio sulla spalla.
I bambini forse lo adorano più di quanto adorino me, credo sia normale, visto che avevano delle aspettative molto alte su di lui ed è proprio come se lo sono sempre immaginato, se non di più, quindi credo non ci sia nessun problema, anche se ancora dobbiamo vedere come andranno le cose in futuro...
«Verrai a casa con noi, vero?» mi ha già detto di sì, ma voglio comunque esserne sicura.
«Sì, se mi volete sì. Cercherò subito un lavoro e mi rimetterò in sesto, se non vuoi che resti a vivere da te mi troverò un posto.»
Mi giro, anche se è buio voglio averlo di fronte e non alle spalle, appoggio la mano sulla sua guancia.
Da quello che so non ha niente, né una casa, né soldi, forse non si rende conto che ora non è più solo e non deve più preoccuparsi solo di sé stesso.
«Mi piacerebbe che vivessi con noi e che stessi più vicino ai bambini. Hanno sempre sognato che fossi tu ad andare a portarli a scuola e a riprenderli.» gli dico facendolo ridere.
«Grazie per avergli parlato bene di me e per non avergli detto che sono uno stronzo.» mi dice accarezzandomi la schiena.
«Dovere.» sussurro, visto che non avrei mai potuto parlarne male con loro.
«Perché hai detto ad entrambi che sono io il padre? Insomma... Hunter è stato con voi sempre, c'era lui quando Sophia è nata e i primi mesi lui era qui... c'erano alte probabilità che non ci saremmo più rivisti, mentre lui... sì.» mi chiede curioso, credo fosse una cosa che voleva chiedermi sin dal primo momento.
Hunter vuole molto bene sia a Dylan che a Sophia, c'è sempre stato per loro e credo che ci sarà sempre, ma lui per primo si è reso conto che fare il padre non faceva per lui, infatti quando ancora c'era non mi aiutava a fare niente, se non giocare qualche volta con Dylan. La mattina dovevo portare io Dylan all'asilo, pulivo io casa, facevo io la spesa, ero io a cucinare, poi tornavo a prendere Dylan e la sera lo mettevo a letto io, tutto questo anche quando è nata Sophia. C'erano volte in cui non avevo nemmeno tempo di farmi una doccia, o di uscire anche solo un minuto da casa perché non avevo nessuno che li guardasse... almeno quando Caleb c'era mi aiutava, anche ora mi aiuta, e sentivo che la cosa giusta da fare era dire che il padre era lui e descriverlo come lo conoscevo anni fa, mentre Hunter è diventato lo zio che presto conosceranno.
«Hunter non è fatto per fare il padre, lo ha detto lui stesso, ma tu sì, ed era giusto che loro ti conoscessero come ti conoscevo io anni fa.» gli rispondo: «Pensi che se non ci fossimo incontrati in quella stazione di servizio non ti avrebbero mai conosciuto?»
«Come avrei fatto a scoprire dove abitate? Con quali soldi vi avrei raggiunti? Con quale faccia avrei suonato il campanello e ti avrei chiesto di perdonarmi?»
«Sbagliare è umano, Caleb... hai dimostrato di essertene pentito, ne hai passate davvero tante. Sapevi che non ti avrei mai dimenticato, e sapevi anche che ti avrei fatto entrare in casa nonostante la paura che commetterai di nuovo lo stesso sbaglio.»
So che, una volta tornati in Montana, si impegnerà ancora di più per rimettersi in sesto e per fare del suo meglio con i bambini. Lo sta già facendo, ma è chiaro che vorrebbe fare di più.
«Sbagliare è umano, sì, ma sbagliando si impara... e io ho imparato che siete voi la mia famiglia, che non mi sono mai sentito a casa con nessuno se non con voi, e che, anche se meritate di più... mi impegnerò per darvi il meglio di me.» mi dice facendomi sorridere.
«Lo stai già facendo.» sussurro facendolo avvicinare a me e darmi un bacio a stampo.
«Ti prometto che ci sarò sempre per loro e anche per te... abbiamo passato abbastanza tempo separati.» mi dice abbracciandomi.
Questa volta sembra così convinto... forse sa che, se sparisse di nuovo, non avrà più l'occasione di avvicinarsi né a me, né a Dylan, né a Sophia. Il passato gli serve soltanto da lezione, ora sta a lui vivere il presente e non farsi spaventare da ciò che verrà in futuro.
Si sposta sopra di me e mi sistema i capelli, ogni volta che siamo così vicini mi sento ancora la ragazzina del liceo innamorata persa di Caleb Phillips... in fondo lo sono ancora. Inizia a baciarmi il collo e a sfiorare in modo dolce ogni singolo centimetro del mio corpo, ansimo leggermente.
Tutti questi anni passati a chiedermi dove fosse, se pensasse di aver preso la scelta giusta, quella notte, ne sono valsi la pena: a lui per capire che ha fatto lo sbaglio più grosso della sua vita, a me per capire che, nonostante tutti i suoi sbagli, non ho mai smesso di amarlo profondamente con tutta me stessa. Qualunque cosa abbia in riserbo per la nostra famiglia il futuro, so che la supereremo insieme, perché ora sono certa che non ci separerà più nessuna cosa.
«Ti amo.» mi dice, si sente che gli esce dal cuore.
«Anche io.» sussurro.
Mi spoglia totalmente e poi fa lo stesso... questo è praticamente il mio sogno che si avvera: averlo qui. Sono sicura che, se non se ne fosse mai andato, a quest'ora saremmo comunque insieme e ci ameremmo sempre di più.
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Nonostante tutto
RomansaBristol ha diciassette anni ed è innamorata da sempre del ragazzo più popolare della sua scuola, del quale è incinta. Più tempo passa, e più è indecisa se parlargli del fatto che, presto, diventerà padre... ma, inaspettatamente, si ritrovano entramb...