Capitolo 44

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«Mamma.» qualcuno mi scuote dolcemente, apro gli occhi vedendo che si tratta di Dylan, mi giro a guardare l'ora, è quasi ora di cena, mi sono addormentata nel pomeriggio.

In braccio a lui c'è la piccola Azalea, che mette sul letto non appena io mi alzo mettendomi con la schiena appoggiata allo schienale e le gambe ancora coperte dalle lenzuola.

«Papà e zio Hunter mi hanno detto che volevi parlarmi. Che ho fatto?» mi chiede andando a sedersi dall'altra parte del letto, al posto di Caleb, facendo sì che la sua sorellina stia tra di noi.

Quei due...

Dovevo trovare il momento giusto per dirglielo, ma hanno fatto di testa loro pensando di darmi una mano dicendogli che dovevo parlargli. A volte, dal comportamento che entrambi hanno, sembra che siano ancora dei ragazzini, mentre altre volte sembrano più maturi di me... è che fanno spesso gli stupidi, soprattutto quando sono insieme, e forse si sono voluti vendicare in questo modo per il fatto che gli ho fatto perdere dei minuti importanti della loro partita.

«Niente, amore, non hai fatto niente... ti sei divertito al centro commerciale?» gli chiedo.

«Sì. Allora che mi devi dire?» insiste.

«È una cosa che... ci ho pensato molto, se dirtelo o meno, ma alla fine ho capito che ormai sei grande ed è arrivato il momento che tu sappia la verità...» dico, preparandosi a qualsiasi reazione avrà: «Sei stato adottato, in un certo senso... cioè, è una storia un po' complicata, ma... posso rispondere a qualsiasi domanda.»

«Mamma stai tranquilla, lo sapevo già.» cosa?

Non capisco come possa saperlo, visto che i ragazzi non gliene avrebbero mai parlato, i miei genitori figuriamoci, i miei amici del liceo hanno una loro vita lontano dal Montana e nemmeno io li sento praticamente più... rimane Layton, ma giuro che se ha cercato Dylan e le ha parlato di tutta quella storia senza prima chiedere a me, Caleb e Hunter se fossimo d'accordo, mi metterò a cercarla e non mi fermerò fino a che non l'avrò trovata e sarà la fine per lei.

Ho pensato molto a come e a cosa gli avrei detto, non so nemmeno se le parole che ho usato siano quelle giuste, ma credo che lui abbia sorpreso me più di quanto io abbia sorpreso lui.

«Come? Chi te lo ha detto?» gli chiedo.

«Non ti arrabbiare, promesso?» mi chiede, annuisco e mi preparo a sentire il nome di quella stronza, peggio se fosse il nome di quel pazzo di Manley: «Qualche mese fa tu, Sophia e Azalea siete andate dai nonni. Io dovevo dormire a casa di Nate, ma i suoi genitori hanno litigato quindi sono tornato a casa, e c'erano papà e Hunter ubriachi. Avevano bevuto così tanto che hanno iniziato a dirmi cose senza senso, tipo che io ero figlio di Hunter, che tu non eri mia madre e tante altre cose... ti stavo per chiamare, ma il mattino dopo mi sono accorto che non si ricordavano niente, quindi ho cercato foto e documenti miei di quando ero piccolo ma non ne ho trovati, e poi vi ascolto e vi osservo spesso, l'ho capito.» mi spiega con molta calma.

IO LI UCCIDO.

Per colpa di quei cretini si sarà sentito a pezzi e solo, e ha fatto qualcosa che non tutti avrebbero avuto il coraggio di fare, scoprendo qualcosa che non avrebbe mai dovuto scoprire in questo modo.

Scoppio a piangere senza nemmeno rendermene conto, lui si avvicina subito a me e mi abbraccia.

«Non piangere... non mi importa dei miei veri genitori, perché per me l'unica mamma e l'unico papà siete voi... e Hunter è mio zio, tutto qui, non cambierà mai niente.» mi dice.

«È bello che tu lo pensi.» sussurro dandogli dei baci tra i capelli.

«Ti voglio tanto bene mamma.»

«Te ne voglio tantissimo anche io.»

«Comunque è un po' strano che viviamo con il mio padre biologico e che lo chiamiamo tutti zio... vi conoscevate già?» mi chiede curioso, allontanandosi quel che basta per guardarmi.

Per lui i suoi genitori siamo io e Caleb, ma mi sembra giusto che faccia domande e che io gli dia le giuste risposte. Dopo di che andrò di sotto e ne dirò quattro a quei due scemi.

«No, vuoi sapere tutta la tua storia?» gli chiedo, annuisce ma non sembra molto convinto: «Io ho una sorella, più grande di me, si chiama Layton. Lei era bella, intelligente, simpatica e gentile, piaceva a molti ragazzi, tra cui un certo Manley, che però dove abitavamo noi non era ben visto da nessuno. Non appena si è messa con lui è cambiata... sembrava trasandata, non era più la ragazza che era una volta, ed eravamo tutti preoccupati per lei... e poi, un giorno, Manley è scomparso lasciandola e facendola cadere in una specie di stato... depressivo, diciamo.»

«E perché l'ha lasciata?» mi chiede.

«Non lo so, non l'ho mai saputo... ma forse nemmeno lei l'ha mai saputo, perché un giorno, dopo aver compiuto diciotto anni, se n'è andata senza dirlo a nessuno e per anni si è fatta sentire solo per telefono, non si è più fatta vedere. Io nel frattempo ho continuato ad andare a scuola, io e papà ci conoscevamo da quando siamo nati, ma diciamo che lui aveva tante ragazze a cui piaceva, e poi un giorno sono rimasta incinta di tua sorella Sophia... Manley è tornato e, vista la somiglianza con Layton, mi ha confusa per lei e mi ha aggredita, quindi l'ho subito avvisata e mi ha chiesto di vederci a Helena. Sono andata, e quel giorno ho scoperto che esistevi tu... da quel momento non mi sono più allontanata da te. Layton è sparita insieme a Manley, e poco dopo Hunter ci ha trovati e da quel momento nemmeno lui ci ha più lasciati.»

«Ma papà e zio Hunter li abbiamo conosciuti quando eravamo già grandi... perché?» mi chiede.

«Beh, sai... quando si è giovani, molto giovani, e ci si ritrova a doversi prendere cura di due bambini, può fare un po' paura come cosa... ma la cosa importante è che ora siano qui, giusto?» gli dico.

«Anche tu eri giovane e non ci hai lasciati.» mi fa notare.

«Faceva paura anche a me sapere di dovermi prendere cura di due bambini, ma mi faceva più paura il pensiero di stare senza te e senza Sophia.»

Non è stupido, anzi, è molto intelligente, e per fortuna sta capendo tutto senza fraintendere, e non credo nemmeno che se la prenderà con uno di quei due cretini che ci sono di sotto...

Gli sorrido e gli accarezzo la testa... non è più quel piccolo bambino indifeso che era sull'altalena in quel parco, controllato da una sconosciuta e poi da una zia che non sapeva nemmeno di avere un nipote, ora è grande, è il ragazzino più bello e intelligente che esista.

«Ho capito... ma possiamo non raccontarlo a Sophia?» mi chiede.

«Certo, resterà il nostro segreto.» mi sorride e si accoccola di nuovo a me.

«Possiamo fare uno scherzo a papà e a zio?» mi chiede divertito.

«Ovvio, se lo meritano.» gli rispondo facendolo ridere ancora più forte.

Non c'è stato giorno e non ci sarà mai giorno in cui mi pentirò di averlo tenuto con me e di averlo cresciuto, proteggendolo da ogni cosa e da ogni persona. Per me sarà sempre il mio primo figlio, nessuno cambierà mai questa cosa.

Nonostante tuttoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora