Capitolo 23

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Apro la porta trovandomi davanti Hunter, sta tenendo davanti al petto delle carte in modo da mostrarmele, dal suo sorriso capisco che si tratta delle carte che ha firmato Layton. Sono così felice che lo abbraccio.

Non ho più né visto e né sentito mia sorella dopo quel pomeriggio in cui Hunter ha picchiato Manley e ha chiesto cinquemila dollari solo per firmare delle carte, e per quanto sia io che i miei genitori le vogliamo bene, sappiamo che non tornerà da noi, a meno che non si renda conto che Manley non fa per lei, quindi aspettiamo con ansia che lo capisca e che torni a casa, nel frattempo possiamo stare tranquilli sul fatto che non potrà portarci mai via Dylan.

Sono a casa con Dylan. Non ce la faccio proprio ad andare a scuola, sono stanca e troppo incinta. La dottoressa, che ho chiamato, mi ha detto che è meglio che io stia a riposo, ma che non devo stare tutto il giorno seduta o sdraiata, perché anche fare una breve passeggiata andrà bene. Mamma e papà sono al lavoro, Caleb a scuola, e non mi aspettavo la visita di qualcuno, ma penso abbia voluto farmi una sorpresa.

«Ora che facciamo?» gli chiedo felice.

Sono fiera e felice di Caleb, perché anche se sa che Dylan ha un padre, lo reputa comunque un figlio, e sono sicura che, da parte di entrambi, quando nascerà Sophia, non ci saranno differenza tra i due.

«Ora lo carico in macchina e io e lui andiamo a vivere a Washington.»

Cosa?

Il mio sorriso svanisce, il fatto è che... tutti mi avevano detto di non fidarmi di lui, ma io l'ho fatto, e ora non posso fare niente, perché lui ha la piena custodia di Dylan, e anche se io chiamassi Layton, lei non potrebbe farci niente.

Che faccio?

Sulla sua espressione seria compare ben presto un sorriso, si piega dalle risate, lo guardo male rendendomi conto che stava scherzando e gli tiro un pugno sul braccio.

«Scemo... sono incinta, vuoi che partorisca nel soggiorno dei miei genitori?» gli chiedo scoppiando a ridere anche io.

«Cos'avete tanto da ridere? Forza, voglio ridere anche io.» Caleb ci supera entrando in casa e dà una spallata ad Hunter, il quale mi guarda ma io scuoto la testa.

«Cosa fai già a casa?» gli chiedo mentre va verso il frigo e si piega per prendere qualcosa.

«Sono stato sospeso.» mi dice con nonchalance.

Sta scherzando?

Tra i due è l'unico che può diplomarsi con facilità ed essere accettato in un college con una borsa di studio, non so che cosa ha fatto o a che cosa stava pensando quando ha fatto qualunque cosa lo abbia fatto sospendere, ma avrebbe dovuto pensare alla nostra famiglia... non tanto a me, ma a Dylan e alla bambina.

A volte Caleb mi sembra il più maturo tra i due, mentre altre volte mi sembra di avere a che fare con un terzo bambino.

«Sospeso? E cos'hai fatto?» gli chiedo curiosa e arrabbiata allo stesso tempo.

«Non rompere il cazzo, Bristol, se avevo bisogno di essere rimproverato da qualcuno andavo da mia madre.» mi dice.

«Non parlarle così!» mi difende Hunter.

Io non so quale sia il problema di Caleb... sembrava che stesse andando tutto bene, invece, a quanto pare, mi sbagliavo.

«Altrimenti?» chiede Caleb con aria di sfida, venendo verso di noi e mettendosi faccia a faccia con Hunter.

Oh mio Dio...

Sono entrambi alti e muscolosi, non so chi l'avrebbe vinta tra i due, ma il fatto è che non voglio che si mettano a fare a botte... uno perché non ha senso, due perché ci siamo io e Dylan, tre perché se dovessero spaccare qualcosa sarà la volta buona che i miei genitori ci sbattono fuori.

Se Caleb non vuole dirmi che cosa è successo a scuola sicuramente me lo racconterà Farrah, ma deve capire che ora non è più soltanto lui, che deve dare un esempio ai bambini, e che non può litigare e arrivare alle mani con il padre biologico di Dylan.

«Le ho promesso che davanti a lei e a Dylan non avrei fatto a botte con nessuno. Ho sbagliato una volta, non lo farò di nuovo.» dice Hunter lasciandomi di stucco, poi fa un passo indietro.

«Forse non ti è chiaro il fatto che lei è la mia ragazza e che se Dylan ti volesse bene sarebbe già qui ad abbracciarti, invece guarda... sta lì per terra a giocare perché con suo padre ci vive, ed è lo stesso che ogni sera lo mette a letto.» Caleb spinge violentemente Hunter, che per fortuna non cade per terra.

«Tu pensi che basti mettere a letto un bambino e giocarci insieme per essere definito padre?» gli chiede Hunter.

«Ragazzi, per favore, non litigate davanti a lui... siete entrambi...» provo a mettermi in mezzo, ma nulla da fare...

«Non mi frega un cazzo di quello che pensi tu, ma devi stare lontano dalla mia famiglia perché di te non mi fido.» insiste Caleb.

«Io non mi fido di te, infatti sono qui per Bristol e per Dylan.»

Credo che sin dalla prima volta in cui si sono visti si siano contenuti dal mettersi a litigare, ma ora sono scoppiati entrambi e non ho ancora ben chiaro se intendano solo parlare oppure vogliano anche fare a botte...

Improvvisamente, non so se sia per quello che ha detto Hunter o sia un'insieme di cose, Caleb gli sferra un violento pugno in faccia, ma per fortuna Hunter non controbatte, quindi Caleb gli da una spallata e se ne va sbattendo violentemente la porta e facendo iniziare a piangere Dylan. Vado a prenderlo in braccio e torno da Hunter, lo afferro e lo accompagno in bagno così che possa darsi una sciacquata.

«Tu mi piaci e sono più tranquillo nel sapere Dylan con te, ma quello è un pazzo e non mi sento tranquillo ad averlo intorno a mio figlio.» mi dice.

«Ti assicuro che non è così... non so cosa sia successo, ma vuole bene a Dylan, ed è questo quello che importa.»

«Mi importa anche che ti porti rispetto, ma non lo fa.» lo guardo attraverso il riflesso dello specchio e abbasso lo sguardo, appoggiando la mia testa a quella di Dylan.

Caleb...

Nonostante tuttoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora