Capitolo 12 (Parte 1)

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Insomma, sono uscito fuori e c'era Gabe seduto con le mani sul viso e tutto disperato. Ve l'ho detto che stava a pezzi. Dopo un po' di tempo, però si è ripreso. Io ne ho approfittato per andarmi a mangiare un Mars. Ragazzi, se mi fa impazzire quello snack. 

Potete dire che è composto di merda, ma a me piace quindi lo mangio lo stesso. Ho detto a Gabe che non avevo intenzione di tornare a casa per via di quella Betty Le e di Cesare. Così mi ha ospitato nella sua camera d'albergo, uno a cinque stelle con tanto di vasca idromassaggio. 

Però non l'ho usata. Ragazzi non ho fatto altro che starmene per giorni in quella camera d'albergo che affacciava su un grosso grattacielo, uno di quelli che ammiri e ti chiedi che cazzo di scopo abbia.

E niente stavo bevendo una Fanta ed ero seduto sulla comoda poltrona di velluto, quando ho voltato lo sguardo. Gabe era andato a parlare con l'impresa funebre. Mi aveva detto che lui e Cesare si sarebbero occupati della cosa. 

Ragazzi, la Fanta mi stava quasi per cadere dalle mani. A non so quale piano del grattacielo ho intravisto una scena da zozzi patentati: c'era questo ufficio dove era presente una scrivania. 

Allora dal lato in cui si dovrebbe sedere il cliente, la scrivania aveva un'asse che copriva la visuale. Io ero di profilo, quindi vedevo la scena alla perfezione. C'erano due uomini che parlavano: quello seduto da lato cliente e quello seduto dal lato uomo d'ufficio. 

L'uomo cliente ciarlava molto, vedevo le sue labbra muoversi in continuazione, mentre l'uomo d'ufficio fingeva di ascoltare. Ragazzi, sotto alla scrivania c'era una tipa che faceva un pompino all'uomo d'ufficio. Una roba allucinante. 

La tipa si impegnava. Vedevi all'uomo di ufficio che le toccava la testa perché succhiasse più piano, o almeno credo. Dovevo farci un documentario. Peccato che non avevo lo smaprthone. Non l'avrei fatto lo stesso. 

Cioè cosa cazzo mi interessa ad avere una tipa che lo succhia a un tipo sul mio cellulare? "Smartphone" 'sto nome mi fa uscire pazzo. Sono sicuro che ci sia Zucchi dietro questo nomignolo. Solo uno come lui può inventarsi cose del genere.

Comunque, quella era una scena da film, santiddio. L'uomo cliente ciarlava a vuoto e l'uomo d'ufficio si faceva succhiare l'uccello. Sono scoppiato a ridere, mi dovete credere. 

Ho provato un po' di pena per l'uomo cliente. Cosa cazzo ne sapeva lui che il suo interlocutore stava per raggiungere un orgasmo? Ho riso parecchio. Poi però il sole ha deciso di fare il cambio con la luna e ragazzi, mi è salita una malinconia da crepare in seduta stante.

Sì, c'erano tutte le luci e robe varie. - di lì a poco sarebbe stato Natale - ma ero troppo giù. In primis non sapevo cosa cavolo fare. La valigia l'avevo recuperata e avevo persino l'accappatoio per partire, ma era anche vero che sarei dovuto andare al funerale di ma'. 

A dire la verità, non ci volevo andare al funerale. Quello cose lì si chiamano escamotage per far sborsare soldi alle persone. Un cristiano vittima di un lutto spenderebbe anche centocinquanta mila bigliettoni per organizzare un funerale. Il parroco della Cittadina aspettava i funerali. Lui li amava, soprattutto amava quando i parenti del defunto sborsavano senza fare storie. Quel vecchio diavolo credo tutt'ora possiede un impero. 

Lo dovreste vedere. Padre Abramo lo Sceicco, lo chiamavo io. Ma' mi ci portava in quella chiesa perché quando ero piccolo frequentavo il catechismo. Mi rompevo di andarci e quando ma' mi accompagnava, me la svignavo sempre. 

Restateci voi due ore a sentire stronzate del tipo "Il cammino di Gesù di Nazareth". C'era una bambina di nome Marion Wildbeat – non ho mai dimenticato quel nome - era la mia componente per le fughe. Ragazzi, all'apparenza la mitica Marion era un angelo, letteralmente. Aveva un nasino perfetto, capelli a boccoli e una vocina che ti faceva innamorare. Io ne sono l'esempio vivente.

Nella struttura in cui facevamo il catechismo, c'era un passaggio segreto che portava in un boschetto; Marion me lo aveva fatto vedere e da quel giorno siamo diventati compagni di fughe. E niente davanti a quella finestra ho cominciato a pensare a Marion. I due sporcaccioni aveva finito da un pezzo. "Marion... Non mi chiedo neanche che razza di nome è, perché è uno diverso, cazzuto". Di solito mi fisso sui nomi, ma quella volta l'ho trovato carino, anzi fantastico.

Ci avevo provato con lei, ma mi aveva piazzato un ceffone. E che male, ragazzi. La vecchia Marion aveva la mano pesante. 

"Per fare queste porcherie dovrò aspettare il matrimonio." Mi diceva facendo quella faccia di chi ti prende in giro. Lei lo sapeva che il catechismo era tutto una stronzata ed aveva solo undici anni. Per questo motivo mi piaceva da matti.

Non avevo un cellulare, così ho chiamato Gabe e gli ho chiesto fra quanto sarebbe ritornato. «Si andrà per le lunghe. C'è la fila.»

La fila per organizzare un funerale? Mi stava per venire un infarto, ragazzi. Voi avete mai sentito notizie su una fila di persone in un'impresa funebre? 

C'era stato un certo Ramon qualcosa che aveva investito una somma per aprire un'impresa funebre. Ragazzi, il tizio è scomparso. Non si hanno più sue notizie dal lontano 2010. Nella Cittadina c'erano le famiglie, come in quel film de "Il Padrino". Ognuna di loro controllava uno specifico settore, che credete. Si sapevano organizzare. E non si facevano neanche concorrenza sleale.

Insomma ho detto a Gabe che non doveva preoccuparsi e che ma' aveva la priorità. Così ho chiamato un inserviente dal telefono di servizio e poco dopo un tizio pelle e ossa ha suonato alla porta.

«Ti do dieci bigliettoni se mi fa usare il tuo cellulare.» Gabe mi aveva lasciato qualcosa come cento trasmettitori di HIV. «Te li lascio per le emergenze.». È un veggente, lui prevede. Non a caso fa il dottore.

«Certo, amico. Prendilo pure.» Il ragazzo pelle e ossa è un tipo che quando ti vede fa "Ehi, come butta fratello".

Mi sono messo a cercare sul cellulare – il tipo pelle e ossa ne aveva uno con lo schermo distrutto – e ho trovato Marion al primo tentativo.

«Dovresti cambiare questo schermo, fa schifo.» Gli ho detto. Lui aveva preso posto sulla poltrona.

«Lo so, amico.» Mi ha fatto le spallucce, poi si è alzato dalla poltrona. «In questo posto guadagno poco. Devo mantenere mio fratello. Lui è un cervellone, un superdotato, sul serio. Allora ci vogliono un sacco di soldi. Non voglio che faccia la mia fine.» Ragazzi, non so perché ma mi sono sentito in colpa per Pelle e Ossa.

«Capisco. Prendi questi.» Gli ho dato cinquanta bigliettoni, ma lui li ha rifiutati.

«Il patto era dieci.» Ha risposto. Sembrava quasi offeso.

«Gli altri li investo. Ho delle azioni sul futuro di tuo fratello.» Allora Pelle e Ossa ha preso i soldi ringraziandomi all'infinito. Non la finiva più. Cominciava a rompermi le balle. 

Non ho mai capito perché quando regali un bigliettone alle persone, queste prendono a elencarti tutti i tuoi pregi. Gesù, vi sto regalando della carta, mi dovreste sputare in faccia.

Alla fine ho contattato Marion. Lei si è ricordata e così le ho dato appuntamento per le 22 di fianco alla metro. Pelle e Ossa stava ancora lì a ringraziarmi. Gli ho detto che avrebbe dovuto smetterla. E lui ha risposto: «Fattelo dire, fratello: sei uno davvero strano.»

«Lo so.» Gli ho detto scendendo le scale a raffica.

Ragazzi, se ero felice. Dopo anni avrei rivisto Marion e avevo le peggiori intenzioni. 


SPAZIO AUTORE

Parte 1 e parte 2. Il capitolo è stato suddiviso. Forse avrà più impatto.

Luca 💙

Lupo di mondo - (ITALIANO) COMPLETADove le storie prendono vita. Scoprilo ora