Capitolo 24

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Non chiedetemi perché ho dato il mio stesso nome a quel marmocchio. Anche se lo doveste fare, io non saprei rispondervi. È questa la verità. 

La faccenda del tempo e delle timeline firmata gentilmente da Duerf Lomo ha preso a rosicchiarmi il cervello. Mi sono chiesto perché una persona non dovrebbe ricordarsi il momento della sua nascita. Secondo me deve essere traumatico, nascere intendo. Una volta ho sentito che si avverte la prima paura primordiale quando si caccia la testolina fuori. E poi il marmocchio piange perché sa che a un certo punto deve morire. Potrebbe essere una teoria corretta. Poi non so.

Insomma io sono rimasto incantato – letteralmente – davanti a quella finestrina quadrangolare. Poi a un certo punto Cindy Donclair mi ha richiamato e ha detto che non potevo stare là. L'ho odiata profondamente. Non mi attirava per niente. Mi sono persino domandato per quale caspita di motivo due minuti prima mi fossi innamorata di lei. Una roba da psicopatici.

«Scusi, signorina Cindy. Pensavo fosse aperto al pubblico.» Ho inventato una bugia al volo. In campo di menzogne ci potrei prendere una laurea ad Honorem.

«Sì, okay. Non badare a questo. Allora ti fanno ancora male le labbra?» Cindy con i suoi occhioni multicolore – devo crepare se Cindy non aveva un occhio marrone e l'altro verdastro – mi ha squadrato le labbra.

«Sto bene. Sto bene. Non mi guardi le labbra. Mica possiamo farlo davanti a tutti.» Cindy è andata un po' in confusione. Poi si è ripresa.

«Capisco che lei sia confusa. Però può capitare di infatuarsi di un ragazzo che va al liceo. Nella vita non si sa mai cosa può succedere.» Sapete quando avvertite una forma di calore sulla guancia? A me è capitata la stessa cosa. Cindy mi ha fatto lo stampino della sua mano sul viso. E che razza di bruciore. Ora non mi facevano male più le labbra, ma la guancia.

«Puoi anche andartene. Razza di insolente pervertito. Cosa ti credevi? Che una signora come me si potesse innamorare di un ragazzino stupido e malato come te? Sei proprio un illuso. Devi crescere tanto, ragazzino. Tanto.» Si è messa in posa "Seconda Guerra Mondiale". Era parecchio agguerrita. 

Secondo voi Cindy Donclair era un'ipocrita oppure poteva anche scansarsi l'epiteto? Ragazzi, quella lì ha fatto la cretina con il sorrisetto e tutto e ora mi diceva che una signora come lei non avrebbe mai potuto innamorarsi di un ragazzino come me? Queste sono cose non da ipocriti, ma da super ipocriti. Cindy Donclair ha fatto il salto in alto e ha superato la sbarra. Complimenti. Però a me faceva ancora male la guancia, in tutta questa dose di ipocrisia.

«Me ne vado. Non si preoccupi. Però lei la prossima volta non sorrida in quel modo. Uno potrebbe pensarsi chissà cosa e dopo si trova anche una sberla azzeccata sul viso. Roba da crepare.» Lei era indispettita. Le usciva il fumo dalle orecchie. Ho esagerato, come sempre. E così sono stato cacciato anche dalla clinica.

Mi è tornata l'angoscia. Poi ho preso a camminare e mi sono fermato in un bar. Dovevo prendermi una cioccolata calda e tutto e l'ho fatto. Mi sono rivitalizzato. Il bruciore alla guancia era passato. La cioccolata è miracolosa. Sul serio. Altro che Luordes o giù di lì.

Poi ho ripeso a camminare e a canticchiare quella poesia che ho sentito dal ragazzo del viale. Così lo chiamo: Il Ragazzo del Viale.

E subito riprende il viaggio. Come dopo un naufragio. Un superstite. Lupo di mondo. Mi sono scervellato a scoprire cosa potessero significare quelle parole, ma non è uscito nulla. 

Maledetto Ragazzo del Viale. Non poteva chiedere alla sua professoressa cosa diavolo intendesse l'autore di questa poesia? La vita è proprio strana. Vi dico che a me le poesie non piacciono poi così tanto. 

Però quando incontro quella che mi fa perdere la testa, sono spacciato. Nel senso che la ripeto tutti i giorni. Non riesco a lavarmela dalla testa. Così è successo con Lupo di Mondo. L'ho chiamata così. L'autore mi deve perdonare. Sul serio. Gli prometto che viaggerò nel tempo e gli chiederò se posso apportare delle modifiche alla poesia. Prima però devo scoprire chi diavolo è. Mi sentite sui viaggi del tempo? Duerf Lomo. Quel Giovincello ha preso i miei neuroni e li ha messi in un forno a combustione. Questo è il risultato.

Pochi giorni e sarebbe stato Natale, ma io l'aria natalizia non la sento da un pezzo. Vi sto raccontando un paio di settimane della mia vita. Nulla di più. Forse l'intero mese di dicembre. Poi decido dove fermarmi. Ora non ci voglio pensare molto.

Insomma c'erano le lucine, gli alberelli, i babbi natali falsi come le monete stampate dagli abitanti della Cittadina e via dicendo. Però è una finzione. Anche i bambini lo sanno ormai. 

È una verità che conoscono tutti, ma allo stesso tempo fingono di non conoscerla. Ste cose complesse e intrecciate, io ci rinuncio in partenza. Non mi ci potrei mai applicare sul perché le persone sanno una cosa e fingono di non saperla. Tanto alla fine la verità è una sola. Vi lascio immaginare.

Ho fatto un po' i conti su dove potessi andare: allora la mia ex-dimora era fuori discussione, però c'era la valigia malridotta. Lasciamo stare. Al parco mi sarei annoiato. Gabe era partito. Marion era a Boston. R l'Erbaiolo fuggiva chissà in quale parte del mondo e io ero un'altra volta nel bel mezzo della Cittadina senza sapere dove andare. Una roba da perderci la testa. 

Petroliere Russovski se mai nella vita dovessi leggere queste diavolo di frasi, sappi che sei un autentico bastardo. Devi sapere cosa penso su di te.

Alla fine ho optato per i viaggi nel tempo. Non avevo niente da fare, allora mi sono detto che era meglio sorbirsi Duerf Lomo. Però non volevo andare per sapere di più sulle timeline, il ponte Einstein-Rosen e via dicendo. Volevo sapere cosa diavolo intendesse il Giovincello con la frase "Prova a decifrare il mondo per le persone normali. Metti nero su bianco quello che pensi."

L'ho contattato su Whatsapp e lui ha anche risposto. Non ce l'ho fatta a non vedere la sua immagine di profilo. Ci sono rimasto secco. L'immagine ritraeva Duerf Lomo in posa corrucciata. Era proprio arrabbiato in quell'immagine. Poi aveva questo sigaro fra le mani e non ci potete mai credere: un orologio da taschino agganciato a un bottone del panciotto. Un po' ho riso. Poi nell'immagine aveva questa mano posato sul fianco. 

Avrà usato Photoshop o non so cosa per creare l'effetto bianco e nero perché la foto sembrava davvero datata intorno agli inizi del Novecento. Assurdo. Non l'ho salvata. Ve l'avrei potuta mostrare. Sul serio. Un po' mi sono inquietato. Duerf Lomo mi aveva detto che lui era venuto da molto lontano per incontrarmi. 

Lì per lì mica ho prestato attenzione alle sue parole. Una noia assurda. Però ci ho rimuginato un po', giusto un secondo. E mi è venuta un'ansia da convulsioni. Ho cominciato a sudare freddo. Ragazzi, mi è parso di vedere Nessy. Gesù. Il Giovincello non mi stava prendendo per il culo. Sapeva qualcosa di impensabile sul tempo. Mi sono rimesso a guardare la foto e pensavo davvero di averlo visto da qualche parte al Giovincello.

"Levi, ti stai fissando parecchio. Diavolo, è uno psicanalista ed è stato addestrato a fottere il cervello delle persone." Questa è stata la soluzione delle mie angosce. Resta il fatto che la fotografia era stata modificata da un grafico con le palle.

Così ho fatto dietrofront e sono andato al palazzo antico. C'era Jenny. L'ho salutata, e lei ha ricambiato giusto per educazione. Che smorfiosa, quella lì. Mi ha detto che Duerf Lomo era nello studio. Quando ho aperto la porta, lui era nella stessa posa della foto e mi è venuto un lampo di genio assurdo. Era lui l'autore, il Giovincello ha scritto quella poesia.

SPAZIO AUTORE

Levi e le sue paranoie 

Luca 💙

Lupo di mondo - (ITALIANO) COMPLETADove le storie prendono vita. Scoprilo ora