Capitolo 22

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Questa cosa non è mai capitata da nessuna parte. Intendo proprio in nessuna timeline del tempio e dello spazio. Mi sentite? Sto parlando delle timeline come se fossero una cosa che se ne sente parlare ai bar. 

Comunque, nessun regista o persone simili hanno ideato questa scena. Sono l'unico. Unico e solo, letteralmente. Dovreste mettervi a cercare questa cosa che vi spiego e farmi sapere se ho ragione.

Per non farla lunga, ho trovato le cuffiette nella tasca del mio giubbotto. Però non la tesca esterna, quella interna. Domandatevi che problemi ha uno che nasconde le cuffiette nella tasca interna. Io suggerisco MOLTI. Una cosa impensabile e inimmaginabile. 

Ho messo la canzone del coccodrillo di Peter Pan e indovinate un po'? Davanti ai miei occhi c'era un laghetto e allora ho immaginato che da quel pezzettino d'acqua spuntasse il coccodrillo. Ragazzi, io l'ho visto il coccodrillo con gli occhi pazzi uscire dal laghetto ghiacciato non senza qualche difficoltà. Cioè ha dovuto battere un po' la testa contro il ghiaccio, ma nulla di che. Non si è fatto nemmeno male. Questa cosa ve la possa assicurare.

Maledetta erba! Da quel giorno che R me l'ha offerta non l'ho più toccata. Volete sapere chi ha fatto da guastafeste? La pioggia. È arrivata una tempesta pazzesca. Allora ho fatto una corsa sino all'albergo in cui alloggiava Gabe. Quella era l'ultima serata di Gabe nella Cittadina. Quando mi sono presentato davanti alla porta, mi gocciolava acqua persino dalle mutande.

«Cavolo. Ti preparo il bagno caldo.» Mi ha fatto lui parecchio turbato.

«Non serve. Me lo preparo da solo. Scusa, Gabe. Davvero non sapevo dove andare. Mi dispiace.» A volte esagero nel chiedere lo scusa. Comunque Gabe mi ha risposto con quello sguardo che significa "se la prossima volta dirai questa frase, non ti farai più il bagno". Gabe è uno di cuore, per quanto sia stato uno stronzo con ma'.

Il bagno era caldissimo e io ero in ipotermia. Ragazzi, avevo le mani viola e non sentivo più i piedi. Una roba che non dovete mai provare nella vostra vita. Mai.

Dopo che ho fatto il bagno vestito e tutto, mi sono accorto che Gabe stava parlando con qualcuno. Santiddio era Cesare. Betty Le non c'era. Aspetto fondamentale.

«Lui che diavolo ci fa qua, Gabe?» Gli ho domandato uscendo dalla porta del bagno. 

A Cesare non l'ho neanche guardato. Sono insolente lo so, ma quando una persona mi sta antipatica io l'ipocrita non lo so fare. È così. Scatta la famosa molla. Vi prego ricordatevi della faccenda della molla nel cervello, perché altrimenti mi mettete nei guai.

«Dobbiamo parlarti, Levi. Sul serio. Dovresti sederti e ascoltare.» L'espressione di Gabe mi ha impensierito. Poi però mi sono seduto e ho aspettato che Yoghi e Bubu iniziassero a parlare.

«Senti... Io sono un po' bisticciato con le parole. Lo sai bene. Però rimani sempre mio fratello e adesso che mamma non c'è più, io e Gabe dobbiamo sapere che fine farai.» Se ma' avesse sentito Cesare dire "che fine farai" lo avrebbe diseredato come figlio. 

Lei ci ha sempre tenuto a queste cose. E io non sono mai stato il suo figlioletto preferito e cose simili. La mamma mi diceva sempre quello che pensava di me e che la mia vita sarebbe stata un disastro senza l'istruzione. Era parecchio spietata, però se c'è una cosa che la mia donna non è mai stata, è quella di essere ipocrita. La mia donna rispondeva anche a ciuffetto arancione dello Studio Ovale. A lei non fregava niente. Era parecchio positiva, la mia donna. Credeva troppo che i suoi figli potessero cambiare. Ti voglio bene, ma'. In qualunque timeline tu sia adesso.

«Ragazzi, non vi preoccupate per me. Sono vecchio abbastanza da cavarmela. Ho fatto i calli io su queste cose.» Li ho tranquillizzati e tutto però i due fratelloni erano parecchio in pensiero per la mia "fine tragica".

Lupo di mondo - (ITALIANO) COMPLETADove le storie prendono vita. Scoprilo ora