Capitolo 1 (Parte 2)

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Faceva un freddo cane. Non un freddo normale, era uno di quelli che ti entrano nelle ossa e te le spezzano, letteralmente. Ma noi eravamo degli archeologici nel trovare ogni razza di buco in cui poterci nascondere. 

Ve l'ho detto che eravamo la Banda degli ipocriti, ma capite che sono cose che si fanno a quell'età. Sembro un vecchio di novant'anni che sta raccontando la sua adolescenza. Io proprio non lo so certe cosa da dove escono. A volte me lo domando. Ma la mente ha la puzza sotto al naso e poi è come l'FBI, possiede soltanto fascicoli TOP SECRET.

Comunque, quegli incontri di sera hanno rappresentato l'evasione dalla prigione, sia chiara questa cosa. Ma sia chiaro anche che, quei tipi, di amicizia, non conoscono neanche la prima vocale.

«Ragazzi, sta arrivando Duffy.» Ha detto Francis, detto anche Campana per il tic che vi dicevo prima, quello che lo fa sembrare un serpente a sonagli messo al contrario. 

Duffy, invece era Stan, quello che veniva bullizzato ogni minuto. Era un bullismo consensuale, il suo. Stan subiva, subiva, poi esplodeva, si faceva la sua sfuriata scenica (diventava rosso rosso, ragazzi per me somiglia molto a quel cartone animato cui non ricordo mai il nome. Quella spugna che vive sott'acqua. È incredibilmente uguale), riceveva la sberla "ritorno alla normalità" e si ricominciava tutto da capo. 

A lui piaceva. «Me ne andrò da quescto posto.» Ha sempre detto così, e lo sigmatismo ha perennemente incentivato il resto della comitiva a non prenderlo mai sul serio. È sempre rimasto lì, Stan Duffy Duck.

«Ecco testa di stoppa.» Ha continuato Thomas appoggiando il suo attuale partner di alleanza. 

Stan era lì, che camminava con indosso il suo spocchioso piumino giallo. Mi sono sempre domandato che cazzo gli passasse per la testa. Gesù, vieni preso in giro ogni santo giorno e in risposta tu cosai fai? Crei un nuovo pretesto per un ulteriore sfottò. Ragazzi, è una cosa che mi manda puntualmente fuori di testa. Un giorno vedevi Stan scendere con degli occhiali da vista dalle lenti blu, un altro giorno lo vedevi scendere d'inverno con i pantaloni corti. Sono sempre stato curioso della psiche del buon Stan, perché in fin dei conti è davvero un tipo ingenuo.

«Ragazzi, ma state sempre a rompergli il cazzo?!» Si è intromesso Patrick il Patriota. 

Guai a chi osasse parlare male della sua merdosa Cittadina. Faceva il belloccio, ma era tutt'altro che bello. All'epoca pesava da fare schifo, mangiava da fare schifo e aveva un'invidia da fare schifo. Ora non so com'è.

«Ragazzi, ma perché Manny si intromette?» A questo punto è stato Claudio ad entrare in scena. Manny è il soprannome riservato a Patrick. Conoscete vero il mammut de "L'Era Glaciale"? Patrick odia quel soprannome. Era permaloso, lui. Se la prendeva per ogni sfottò.

«Ti spacco la boccia che ti trovi al posto della testa. Boccione del cazzo!» Ha risposto Patrick nel suo dialetto spiccato. 

Quanto fa schifo quel dialetto, ve lo posso confermare. Distorcono alcune vocali, e specifici tempi verbali vengono allungati in una cacofonia degna dei Neanderthal. Una roba da documentare.

«Si scherza con Duffy, vero?» È stato il turno di Cesare, mio fratello. 

Dopo aver fatto credere a Stan di essere compassionevole, ecco che gli mollava una sberla. A questo punto anche Patrick non poteva che pisciarsi sotto dalle risate. Lui e Cesare condividevano l'amicizia temporanea

Inconsciamente detestavo quei modi rozzi e da scimmioni, ma vedevo che Stan assumeva un'aria ridanciana, allora mi aggiungevo anch'io alla risata di gruppo.

A quel punto delle risate, però, vedi arrivare un tipo sulla bicicletta, con meno tre gradi e un freddo che fa raggelare i testicoli. Uno straniero... è il ragazzo che lavorava in un negozio dell'usato. Lui fa la sua sgommata fiera e ci guarda.

«Ciao!» Dice con un suono nasale tipico dei francesi. In verità è russo o anche il Petroliere Russovski, come mi piace chiamarlo in quell'accento russo. Noi lo conoscevamo, lo straniero. Si chiamava Sergio, il cognome non voglio neanche tentare di scriverlo, anche perché non lo so. 

Il mio modo di chiamarlo è piaciuto a tutti e dal quel momento lui per noi è diventato il Petroliere Russovski pronunciato lentamente e cadenzato. Comunque Sergio dice Ciao in un modo sconfitto. Al che Claudio fa lo spiritoso «Questo coglione viene dalla Russia per farci le sgommate in faccia!»

Ragazzi a Sergio non importava un cazzo del mondo in quel momento. Era solo triste, basta. 

Ovviamente aveva una carnagione chiara come una fottuta luna piena, come tutte le persone che vivono nella Siberia. 

Nella Cittadina, Russia significa Siberia e freddo. Non si vuole sapere più niente di quelle zone. 

Sergio veniva da un quartiere ogni sera per stare in compagnia. Si divertiva, fumava, insomma stava mettendo faticosamente su una nuova vita. 

La mamma, in parole semplici, si manteneva un vecchio bastardo con i calli al culo, ma a Sergio andava anche bene 'sta cosa. Si stava ambientando. Certo, aveva una pronuncia schifosa, però pedalava con la bicicletta alle 22:00 di mercoledì. Che cazzo di problemi aveva?

Il Petroliere Russovski non risponde alla provocazione e così Claudio prende a parlare con Cesare di una ragazza che si vuole scopare, e con lui anche Patrick. La coppia affiata e temporanea che fa? Prende a sfottere Stan Duffy Duck. 

Va bene, quindi rimango io, imbacuccato nel piumino che mia zia mi ha regalato (era anche di marca, una importante), e fisso Sergio Petroliere Russovski che è seduto sulla sua Mountain Bike, il suo gioiellino a due ruote.

«Petroliere Russovski perché è di cattivo umore?» Faccio con voce da cretino. Il Petroliere Russovski tentenna, è tentato di confessare, poi cede. Di certo non capisce la terza persona singolare.

«Io devo andare. Via! Di nuovo in mio paese.» Il Petroliere Russovski vuota il sacco e nel sacco c'è merda, perché è di merda che rimango. 

Allora riassumiamo: Sergio non è uno che mi sta simpatico, né antipatico. È uno normale, uno straniero. Come cazzo lo si deve trattare uno straniero Russovski? Non ne ho idea. 

Ragazzi, c'era merda dentro di me. Avete presente la sensazione di sentirsi di merda? La sentivo.

 Comunque, resto a guardare Sergio chiedendomi se mi prende per il culo. Lui non mi prende per il culo perché i suoi occhi sono quasi lucidi. Quindi in linea con il concetto di prendere per il culo, è una sensazione che mi fotte. 

Vi porgo di nuovo una domanda: avete presente quando uno si immagina come diavolo sia la vita di una persona che vive a una distanza che neanche il contachilometri può contare? No, scommetto di no. 

E comunque a me non piace scommettere, ma questa volta lo faccio. Chi cazzo si interesserebbe alla vita di uno che a stento saluti e ti dice "Io devo andare. Via! Di nuovo in mio paese"? Uno si mette a pensare a domani cosa deve fare, oppure quale ragazza dovrebbe contattare sui social per procurarsi un pompino, o una scopata, meglio ancora. 

Ragazzi, io no! Non me ne fregava un cazzo di Sergio, eppure ho pensato a come sarebbe stato traumatico per lui ritornare in Russovskia. 

SPAZIO AUTORE ✍️

Spero Salinger condivida questa mia scelta. 

Luca 💙

Lupo di mondo - (ITALIANO) COMPLETADove le storie prendono vita. Scoprilo ora