Capitolo 26

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Quando vi raccontavo la faccenda del succede sempre qualcosa che ti non aspetti, mi riferivo proprio a questo dannato avvenimento. Queste sono le tre settimane che io ho trascorso nel dicembre del 2017. Sembrano poche, ma è successo di tutto. 

Santiddio. Della faccenda di Sigmund Freud, io sto facendo ancora delle ricerche. Google mi conferma che è morto il 1939, ma spesso dice un sacco di balle Internet. Spesso è proprio il mondo a dire balle. Il problema però è che il mondo è formato da persone e quindi sono le persone a dire balle su balle. La faccenda del criceto che gira su quella ruota. Ecco io lo chiamo il CIRCOLO DELL'IPOCRISIA. E credetemi quando vi dico che non conosce tempo il circolo. 

Lo devo ammettere sono parecchio pessimista, io. E forse ci sarà qualcuno di voi che si troverà d'accordo con le parole di Duerf... Sigmund Freud – cavolo non so come chiamarlo. Tutto quello che lui mi ha detto di cercare, io ci ho messo il mio impegno nel farlo. Mi sono impegnato parecchio e ci sono anche riuscito. Le sue parole sono state davvero di supporto. La questione che il futuro possa essere ricco di speranza e via dicendo, mi ha fatto venire la pelle d'oca. 

Ho trovato per sbaglio una frase in giro che dice "La vita o la si vive o la si racconta". Quest'ultima confessione ve la devo fare. Io ho scelto la seconda. A me fanno morire le persone e ultimamente mi viene sempre voglia di raccontare. Non so perché. C'è proprio la magia nel raccontare. Io ne sono convinto. 

E poi di recente ho incontrato una persona, Holden Caufield. Un vero amico. Mi sono parecchio immedesimato in lui. In verità mi ha sconvolto quel vecchio. Forse è stato lui a dirmi "Amico, è arrivato il tuo cavolo di momento: racconta questa diavolo di storia." E l'ho fatto. Del mio amico Holden io mi fido. Insomma, quando ho detto a Betty Le che le persone non mi interessavano più, in quel periodo era la verità. Poi ho scoperto che scrivendo, sono parecchio interessato alle persone diverse. Io vado proprio in cerca di 'sti tipi come un cacciatore di lupi mannari.

Quando vi ho detto che a Marion non l'ho più vista, mi riferivo all'arco in cui ho raccontato le mie vicende, cioè in quelle tre settimane di dicembre. So che qualcuno di voi ci è rimasto un po' male di quell'addio, ma io della vecchia Marion ci sono ancora innamorato, che credete. 

L'amore non si dimentica come il nome dell'isola in cui Gabe abita. Sì, è ancora lì. È nato anche suo figlio. È il bambino più bello che io abbia mai visto. E non dico balle. Non capisco perché non si debba dire a un bambino che è brutto, quando lo è. 

Comunque di me e di Marion non dovrebbe importarvi, ma forse qualcuno si è affezionato a noi. In effetti siamo proprio diversi insieme. Forse è per questo che non abbiamo mai provato a fidanzarci e cose simili, perché insieme potremmo far crepare gli ipocriti e il mondo intero. E questa non è una frase smielata o giù di lì, è la verità. 

Ma vi devo anche confessare che Marion è partita per l'Africa e lei e un altro gruppo di donne ha proclamato una guerra diplomatica contro un dittatore di una nazione locale. È uscita in prima pagina sul New York Times, Marion di Harvard. E forse quest'anno vincerà il Nobel per la Pace. Io glielo darei senza pensarci. Resta il fatto che a me manca parecchio, la vecchia Marion, intendo quella vecchia. La prima Marion. Lei una sera mi ha scritto dopo un po' di tempo e mi ha detto che il mondo l'ha girato ma un Compagno di Fughe come me non l'ha mai più trovato. In quel momento mi sono innamorato per la seconda volta. Non so se possa succedere.

Ragazzi, resta il fatto che le persone normali non le capirò mai. Io ho raccontato il mio mondo, ma che diavolo ne posso sapere se per un tizio norvegese la Nazione e l'Undicesima Galassia sono concetti di merda. Queste cose sono complesse da spiegare. E poi io non so mica colto come Sigmund. Ormai lo chiamo così. In un certo senso lo sento come un mio amico. Uno di quelli ritardatari visto che è morto nel '39 e ti viene a parlare nel 2017. Un'attesa un po' lunga.

Insomma, il volo per quell'isola sperduta l'ho preso. Però una volta che sono atterrato ho fatto un altro biglietto e sono tornato da reduce in madrepatria. E ho anche allenato un po' le dita sulla testiera. Tutte le volte in cui mi sono rivolto a voi, ragazzi, ho pensato che ci fosse qualcuno di immaginario e devo ammettere che questo mi aiutato parecchio. Cioè ho pensato tutto il tempo di parlare con persone diverse e di ascoltare cosa avessero da dire. Così ho continuato e sono arrivato qui. Proprio dove ora compaiono i caratteri che state leggendo.

Sigmund non si è fatto più vedere. Neanche io ho provato a contattarlo, per carità. Se ci provassi, ci resterei secco. Stranamente il numero su Whatsapp è sparito e anche la sua foto in posa. Ma ho deciso di non applicarmi su 'ste cose. Un'altra cosa che ho deciso invece, e che non mi va di annunciare la mia pazzia al mondo. 

Pensare che un mucchio di persone debbano leggere le stronzate che ho scritto, mi fa salire l'ansia. E quindi questo evento storico del racconto, di Sigmund Freud e delle tre settimane più bizzarre della mia vita, rimarranno sul computer che ho trovato sul sedile dell'aereo. Ora leverò anche l'immagine dal desktop, quella che ritrae la Russovskia sommersa dall'acqua. Non mi va di pensare che milioni di persone possano morire. Io le vorrei salvare, sul serio. Ma non so come. Sigmund è sparito e la mia valigia con l'accappatoio è sul letto. Il computer lo porto sempre con me. Potrebbero rubarselo e pubblicare il racconto. Potrei morire se lo facessero.

Il luogo forse non lo conoscete, ma credo che abbiate capito che Sigmund ha aperto parecchi Wormhole. Io mi ci diverto. E poi racconto. Ora sono un Cercatore di diversità, e questa va raccontata. Sogno anche di scrivere un film un giorno. Uno di quelli in cui le persone nei cinema si alzano in piedi è applaudono. Però non so come si inizi con la sceneggiatura o giù di lì. Ho imparato la coniugazione del verbo credere; ci ho impiegato un po' di tempo, ma alla fine l'ho memorizzata. In verità lo conoscevo già, ma nell'epoca di trapasso dalle elementari alle superiori, l'avevo dimenticato.

Ragazzi tutte le persone che ci sono in questo racconto, le ho incontrate sul serio. Lo sapete, io ipocrita non ci sono.

Riguardo all'Undicesima Galassia e alla Nazione, ho capito una cosa da questo racconto: che sono un sognatore assurdo, ma come ha detto il mio amico Sigmund, i geni immaginano prima e poi trasformano l'irreale in reale. Ho seguito questo consiglio. Non so se ci sono riuscito. Ma una cosa è certa, la valigia con l'accappatoio è pronta e adesso è arrivato il momento di andare a caccia degli altri.

SPAZIO AUTORE 

Il viaggio sta per concludersi. Se sei qui a leggere queste righe, io e Levi ti ringraziamo

Luca 💙

Lupo di mondo - (ITALIANO) COMPLETADove le storie prendono vita. Scoprilo ora