Capitolo 9

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Fatto sta che quella notte mi sono addormentato in quel parco. Lì ci vanno spessi i drogati, infatti l'erba sembra l'Afghanistan. Non sai dove puoi mettere i piedi che ti trovi una siringa ficcata nella pianta delle scarpe e l'AIDS che ti sussurra "Da oggi la tua vita farà più schifo di quanto già lo sia." Oh Cristo, l'AIDS che sussurra è da record di stronzate.

Comunque nel parco c'era un custode. Ho sempre pensato che fosse più vecchio del presunto albero piantato dai Padri Fondatori. Quella mattina ho sentito una ramazza schifosa sul mio viso. Quando ho aperto gli occhi, mi sono ritrovato davanti l'uomo delle navi, Frank il Custode.

«Cazzo, ma cosa dannazione ti dice quella testa?» Gli ho fatto io alzandomi. Ero furioso, poi ho notato che nel cielo c'erano le nuvole e me ne sono fregato di Frank il Custode.

«Stronzetto, c'era una siringa proprio lì.» Mi ha indicato lui con la sua scopa vintage. Ce l'aveva dalla Rivoluzione francese quella cosa, e per di più annoverava diversi cadaveri, tra cui scoiattoli e gatti. Sì, Frank ha la fedina penale pulita.

«Il tuo lavoro non è toglierle quelle siringhe?» Ho risposto io. A Frank puoi rispondergli come vuoi. A lui frega un'accidenti del Lei e del Voi. Forse è per questo motivo che abbiamo sempre avuto un certo feeling.

A quel punto mi ha fatto il gesto e ha trascinato i suoi anfibi verso la casupola che ha nel parco. Bastava un soffio di vento per far crollare quella costruzione. 

Era vecchia quanto un faraone della prima stirpe egiziana. Ragazzi, non so se l'avete notato, ma ci sto girando intorno. Sì, sto facendo il coglione perché ho una dannata paura a raccontare quello che è accaduto a ma' dopo l'incidente. In parole semplici, ma' è morta, ecco. So di non essere romantico, né di avere tatto, ma lo dovevate sapere in un modo o nell'altro. 

Quindi se ve l'avessi spiegato come in un film strappalacrime dove il protagonista – in questo caso dovrei essere io poiché è morta la mia donna – fa un giro di parole assurdo per dire alla fine che gli è morta la sua ma'. Non sarebbe cambiato proprio niente.

Quando sono tornato a casa, c'era Betty Le poggiata su un bacone della cucina con le braccia incrociate e lo sguardo addolorato. Sembrava fosse lei quella a lutto. 

Che ipocrita del cazzo. Di lì a qualche giorno sarebbe andata al funerale di ma', avrebbe versato qualche lacrima scenica e infine si sarebbe dimenticata anche ma' come cazzo si chiamasse. Io comunque l'ho capito dal silenzio di Cesare che ma' ci aveva lasciati. Quando Golia non parla, sta a significare che qualcosa non va. Cesare è uno prevedibile. 

Ho memorizzato i suoi comportamenti anche se non ho mai avuto interesse nel farlo.

«Lei cosa ci fa qua?» La mia domanda è stata di un disprezzo fuori dal comune. Il lutto era nostro perché cazzo lei doveva intromettersi?

A quella domanda Cesare ha alzato il capo – prima ce l'aveva racchiuso tra le braccia come quando un bambino piange perché il padre non gli ha comprato le gomme a fragola– e ragazzi, stava di merda. La sua pelle era come una carta pesta. Faceva schifo. Ve l'ho detto che io avevo già intuito la situazione. Non ci voleva un grande intelletto per capirlo, in realtà.

«Non c'è l'ha fatta. È morta poche ore fa.» Mi ha detto guardandomi. Era distrutto. Ho sforzato le dannate ghiandole lacrimali a produrre acqua, ma quelle stronze hanno ammutinato. Ho capito allora che il problema era Betty Le. Se ne doveva andare.

«Perché stai ancora qui?» Le ho detto. Lei era senza parole. La sua espressione diceva "A questo qui gli è appena morta la mamma, e pensa a cacciarmi di casa?". Non mi importava un cazzo. Doveva smammare dalla casa di ma'. La stava profanando e via dicendo.

Lupo di mondo - (ITALIANO) COMPLETADove le storie prendono vita. Scoprilo ora