CAPITOLO 6

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DAICHI'S POV
Io e Suga entrammo in casa mia in silenzio. Non era un silenzio imbarazzante, era un silenzio malinconico...che dà spazio ai pensieri.

Koushi aveva da poco smesso di piangere, l'ho dovuto portare in braccio per un po' di tempo, dato che era preso da un pianto disperato. Sinceramente non so come io abbia represso le lacrime, ma ci sono riuscito. Subito andammo in camera mia, avevamo decisamente bisogno di pensare ad altro.

Aprii la porta, mi spostai di lato per permettere a Suga di entrare e la richiusi subito dopo. Penso che la mia camera sia la più normale tra tutti: a sinistra c'è il letto, con un comodino vicino dove ho messo una lampada, a terra c'è un tappeto blu semplice e a destra, in direzione del letto, c'è il mio armadio, con affianco la scrivania con sopra i libri di scuola, qualche penna e un computer. Lui si andò a stendere sul letto, si mise a fissare il soffitto.

<<Koushi...-provai a distrarlo- che ne dici di parlare dell'appartamento?>>

<<Sawamura il preside non farà niente! La famiglia dei gemelli ha donato molti più soldi alla scuola di chiunque, l'istituto cadrebbe in rovina se per una sospensione la famiglia ritirerà i fondi! Quei poveri piccoli indifesi stanno passando un anno di merda per quegli stronzi!>>
Sospirai. Dopotutto aveva ragione, nemmeno il preside aveva potere in quest'ambito.
Non sapevo cosa fare, era un vicolo cieco.

Mi avvicinai a lui, che aveva ricominciato a piangere, e mi sedetti accanto alla sua persona. Allungai una mano verso la sua guancia e cominciai ad accarezzarla, asciugando anche quelle lacrime che gli rovinavano gli occhi perfetti.

Mi sforzai di fare un piccolo sorriso, per consolarlo, ma lui mi prese il braccio che stavo usando per accarezzarlo e con forza mi buttò sul letto. Dopodiché mi girò verso di lui e si accucciolò nel mio petto. Riprese a singhiozzare ancora più forte di prima.

Non potendo fare altro, con il braccio destro gli circondai il bacino, portandolo più vicino al mio corpo, e con la mano sinistra cominciai ad accarezzargli la testa. È dal primo anno che faccio questa cosa per calmarlo.

-flashback-
<<D-Daichi>> mi chiamò il ragazzino dai capelli grigi e dagli occhi belli.
<<Tutto ok, Suga?>> stava tremando e aveva i pugni stretti.
<<Ho p-paura...>> mi disse balbettando.

Eravamo negli spogliatoi, pronti per la nostra prima partita ufficiale delle superiori. A quanto pare, però, non tutti lo erano. Mi sedetti su una panchina e lo invitai a fare lo stesso con un gesto della mano. Si sedette accanto a me.

<<È normale avere paura, tranquillo, anche io sono in ansia, ma ci siamo allenati tanto e credimi quando ti dico che sei fantastico!>> provai a tranquillizzarlo.
<<M-ma se m-mi tre-mano l-le mani f-farò sba-sbagliare-e lo schiaccia-tore>>

Mentre tremava notai una cosa: il ciuffetto che di solito è rialzato al centro della testa andava da una parte all'altra, come una bandiera sottoposta al vento di un temporale.

Come una calamita, mi sentii attratto dalla tentazione di accarezzarlo, tanto che non mi accorsi nemmeno di aver portato una mano sulla sua testa. Appena me ne resi conto, feci per toglierla, ma quando vidi che si stava rilassando così tanto da chiudere gli occhi, lo portai ad appoggiarsi sulla mia spalla e lui non si oppose minimamente.

Rimanemmo così per dieci minuti circa, io gli accarezzavo la testa dolcemente, come meglio potevo, e lui sembrava dormire come un neonato. Un viso angelico, mi ritrovai a descrivere dopo averlo osservato per svariato tempo.

Potevo restare così per ore, ma all'improvviso la porta si aprì, rilevando la figura di un senpai.
<<Ragazzi, dobbiamo andare, è il no->> si fermò appena vide la scena.
<<Per caso...ti piace?>> mi chiese con un sorrisetto malizioso, indicando Suga.

𝑭𝒐𝒓𝒆𝒗𝒆𝒓 𝑻𝒐𝒈𝒆𝒕𝒉𝒆𝒓 [Hᴀɪᴋʏᴜᴜ]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora