CAPITOLO 20

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I caldi raggi gialli del sole lo risvegliarono.

Erano le 6:30, il sole illuminava già la prefettura di Miyagi. I primi uccellini si risvegliarono dal nido cominciando a cantare, come per augurare il buongiorno al mondo, e svolazzavano tra i ciliegi dai rami spogli.

La casa fu avvolta immediatamente dal calore dei raggi solari, che spazzarono via l’aria umida e gelida in un istante.
Sugawara era steso beatamente sul letto. Si era appena svegliato, ed era ancora in stato di dormiveglia. Anche se era stordito, e il mal di testa atroce non lo aiutava affatto, quelle coperte gli sembravano più calde del solito, e più piacevoli.

Non ricordava assolutamente nulla della scorsa notte, e se ci provava il mal di testa non faceva altro che peggiorare.

Le uniche immagini presenti nella sua mente erano poche e sfocate, ricordava soltanto che appena entrò nella sua camera si mise subito a piangere. Poi nero, minuti ed ore persi nel tempo.

Voleva muoversi, voleva alzarsi, non sopportava più di stare con gli occhi chiusi. Eppure, non riusciva a spostare un solo muscolo. Non perché non ci riuscisse fisicamente, ma quel calore…così familiare e così speciale…lo attraeva, come una calamita fa con il ferro.

Aprii gli occhi lentamente, per poi capire. Potrebbe riconoscere quella maglietta dovunque. Daichi lo teneva stretto tra le sue braccia, lo proteggeva e lo coccolava.
La maglietta grigia che gli regalò il ragazzo dai capelli argentei non l’aveva lasciato un singolo secondo, per casa. La indossava tutte le notti, sentendo ancora il profumo di Suga misto al detersivo per la lavatrice, che lo consolava nella notti di solitudine più buie del solito.

Sugawara all’inizio spalancò gli occhi per la sorpresa, muovendo le gambe e le braccia, peggiorando la situazione, dato che Daichi strinse ancor di più la presa sui suoi fianchi.

Iniziò a sentirsi estremamente a disagio, poi il disagio si trasformò in imbarazzo. Le guance cominciarono a bruciargli, mentre con le iridi continuava ad osservare il petto del maggiore, sul quale era praticamente schiacciata la sua faccia.

Un flash bianco, però, lo riportò alla sera prima, alla sua “dichiarazione” tra le braccia del suo amato. Potè rivivere chiaramente il dolore e le sensazioni strazianti di quel momento. Sentì le lacrime appannare la sua vista, di nuovo, e le sue labbra sempre più umide. Aveva rovinato tutto, aveva rovinato l’amicizia e l’amore più belli che gli fossero mai capitati, e tutto perché non riusciva a stare con la bocca chiusa.

Disprezzava tantissimo questo lato di se stesso, e adesso provava solo odio nei suoi confronti. Perché aveva ceduto? Era per l’atmosfera? Non riusciva più a tenersi tutto dentro? Non lo sapeva, e non gli importava, adesso che era tutto finito.

Una lacrima dolorosa gli rigò gli zigomi, e cercava con tutto se stesso di non singhiozzare, stringendosi ancor di più al corpo di Sawamura.

Accadde una cosa strana, però: il braccio destro del capitano sgusciò via dalla sua schiena, per poi poggiare la mano sulla testa di Suga. Le dita cominciarono ad accarezzargli i capelli argentei, calmandolo in un secondo, e il minore sentii uno schiocco di labbra sulla sua testa. Non aveva il coraggio di alzare lo sguardo, ma lo fece comunque.

Le iridi castane di Daichi erano puntate su di lui, ferme e dolci.

<<Hey…buongiorno.- disse con un sorriso gentile – perché piangi?>> chiese in un sussurro, avvicinando pericolosamente il suo viso e facendo toccare le loro fronti. Le dita della mano sinistra, ancora posata dolcemente sulla sua schiena, lo spinsero a fare il suo corpo snello leggermente più avanti, combaciando perfettamente con quello del maggiore.

<<I-io…n-non ti f-faccio schifo? Ho d-detto que-quella cosa…e t-tu->> provò a spiegare il vice, singhiozzando rumorosamente, e venendo interrotto.

<<Perché dovresti farmi schifo? Dopotutto anch’io gay…>> disse, con un sorriso a trentadue denti ad incorniciargli il viso. Finalmente glielo aveva detto, finalmente l’aveva ammesso, e finalmente poteva dichiararsi a lui.

<<T-tu…CHE?! DA QUANDO?! E…in che senso “anch’io”?>> domandò allontanando le loro fronti e incatenando gli sguardi, confuso e leggermente più tranquillo.
<<Ieri eri ubriaco, Koushi.>> spiegò con molta tranquillità, continuando ad accarezzare le ciocche dei suoi capelli.

<<Oh…e cos’altro ti ho detto?>> chiese, avendo terrore della risposta.
<<Mi hai detto che sei gay e…che eri stanco. Ti sei riposato bene?>> chiese, un sorrisetto divertito nacque sulle sue labbra.

Koushi tirò un respiro di sollievo: aveva veramente paura di aver rivelato troppo, non che la cosa fosse ormai così segreta. Sperava ancora che il capitano non lo avesse capito dopo quella scenata in strada, ma qualcosa non andava, lo sentiva.
In quel momento, però, voleva solo concentrarsi sulle attenzioni del più grande.

<<Bene, credo, anche se mi fa male la testa. Chissà cosa mi è passato per la testa ieri…>> pensò tra sé e sé, accucciolandosi ancor di più all’ampio petto di Daichi.
<<Già, vorrei saperlo anch’io>> disse ridacchiando il capitano, abbracciando con piacere il più piccolo. Non aveva intenzione di dichiararsi adesso, in un letto dopo una sbronza. Preferiva aspettare il momento giusto.

E mentre quella stanza veniva avvolta da un calore tiepido, pieno zeppo d’amore, nella stanza lì affianco c’era tutt’altro che tranquillità.

<<Tanaka! Ti ho detto che non puoi andare a scuola ridotto in questo stato!>> urlò Ennoshita, con la voce impasta dal sonno.

<<è solo un mal di testa! Sto bene!>> ribattè il pelato, a petto nudo di fronte l'armadio aperto. Per Ennoshita era particolarmente difficile sostenere il suo sguardo.

<<So che hai mal di pancia, ieri non hai vomitato, e anche se fosse solo un mal di testa dovresti restare a casa!>> lo rimproverò il minore, alzandosi dal letto e chiudendo le ante dell'armadio. Si girò a braccia conserte verso Tanaka, che si arrese.

<<Va bene! Resterò qui...ma adesso chi farà i complimenti alle ragazze?! E poi l'allenamento oggi pomeriggio lo facciamo?>> domandò, sedendosi sul materasso.

<<Non lo so...dovremmo chiedere a Daichi>> riflettè Ennoshita, ignorando beatamente la prima domanda.

<<Se non è impegnato con Suga!>> ridacchiò il maggiore, con un sorrisetto in viso alquanto preoccupante.

<<La smetti?!>>

🥀
~1118 parole~
Ok, e questo capitolo si conclude con un Tanaka pervertito che fa la sua mossa UwU.
Credo di star amando la Daisuga molto più del solito in questo periodo, non riesco a staccarmi dalle Fanart su Pinterest. Per non parlare della Kagehina che sto portando avanti da poco, e credo che sia stata una cattiva idea pubblicare un nuovo libro in questi giorni TwT.
Comunque, spero che il capitolo vi sia piaciuto, scusate per eventuali errori di battitura e alla prossima!✨

𝑭𝒐𝒓𝒆𝒗𝒆𝒓 𝑻𝒐𝒈𝒆𝒕𝒉𝒆𝒓 [Hᴀɪᴋʏᴜᴜ]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora