CAPITOLO 18

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Faceva troppo caldo in quella palestra.

Le lezioni sono passate in un lampo. Le ore erano magicamente tramutate in secondi e poi in passato, e nel presente, adesso, la palestra era piena di respiri accaldati.

I nostri giocatori preferiti, si allenavano tranquillamente sulla ricezione ormai da ore, mentre il coach e il professor Takeda si mettevano d'accordo per trasferire anche i bagagli di Hinata e Kageyama.

<<Non servirà un intero camion, potremmo usare la mia macchina>> propose il coach, riferendosi al mezzo di trasporto da usare per il trasloco.

<<Non saranno troppi bagagli? Sei sicuro che la tua macchina sia abbastanza grande?>> chiese Takeda, grattandosi nervosamente il capo e sviando lo sguardo.

<<Sicurissimo. La mia macchina ha più di dieci anni, e in più l'anno scorso è sopravvissuta a Tanaka e Nishinoya insieme con un pallone: prima che salissero->> con atteggiamento sicuro e fiero, Ukai rassicurò il professore, ma prima che potesse iniziare il racconto sull'accaduto dell'anno scorso venne fermato da un pallone che gli arrivò precisamente sulla tempia.

<<Scusi coach!>> Yamaguchi velocemente recuperò il pallone, per poi ritornare saltellando da Tsukishima, che lo guardava da lontano con la sua costante espressione seria.

<<Ah! Ukai! Ti sei fatto male?!>> e mentre il povero professore ansioso si informava sulle condizioni dell'altro uomo, si fece già ora di tornare a casa, dopo un richiamo del collaboratore scolastico.

Velocemente i pallavolisti si diressero negli spogliatoi, impazienti di passare la loro prima notte tra le mura dell'appartamento appena acquistato. Erano tutti esausti, ma l'adrenalina e la curiosità a quanto pare fecero un effetto immediato, dato che si sentivano più energici della mattina dello stesso giorno. Mentre si cambiavano, pensavano tutti alle aspettative fantastiche che avevano immaginato nel corso dei giorni, e non facevano altro che ridere allegramente, ovviamente tranne Kageyama, Tsukishima e sfortunatamente Hinata.

In qualche modo il trasloco aveva avuto un effetto positivo sulla squadra, tutti si sentivano il petto leggero, e un senso di freschezza nel respiro. A volte la felicità faceva degli scherzi, provocando loro piccoli brividi lungo la spina dorsale, che i ragazzi sfogavano in sorrisi a trentadue denti.

Dopo una ventina di minuti, ognuno di loro era pronto e carico, forse alcuni anche troppo: Nishinoya e Tanaka, all'insaputa di tutti, avevano portato delle "sorprese".

Appena i ragazzi misero piede all'aria aperta, non fecero per niente caso al gelo che avvolse i loro corpi, tutti, tranne Suga, che infatti fece una smorfia, per poi stringere le spalle al collo. A dir la verità, non sapeva se ringraziare il proprio corpo per questa sensibilità, ricordandosi del braccio allenato di Daichi poggiato dolcemente sulle sue spalle. Ricordava perfettamente il suo calore e la sua stretta gentile che li avvicinava pericolosamente, e ricordava persino le farfalle che sembravano impazzite nel suo stomaco.

<<Koushi, stai bene?>> chiese, con tempismo allucinante, il capitano.

Il passo dei ragazzi che camminavano sull'asfalto gelido, era notevolmente veloce.

<<Si, solo un brivido di freddo. Ho dimenticato di nuovo il giubbino!>> ridacchiò nervosamente il vice, guadagnando un dolce sguardo di Daichi, molto intenerito dal rossore sulla punta del naso di Suga.

<<Vieni qui...>> borbottò il maggiore dopo aver preso molto coraggio, nella piccola speranza di non essersi fatto sentire.

<<C-come?>> domandò incredulo il ragazzo dai capelli argentei, che probabilmente immaginava di aver capito male.

<<Vieni qui.>> ripeté Daichi con più sicurezza, questa volta tendendo il braccio nella direzione del minore. Gli altri erano a circa dieci metri più avanti, non avrebbero visto la scena.

L'alzatore strabuzzò gli occhi, ma in un secondo momento sorrise calorosamente al suo migliore amico, per poi gettarsi liberamente tra le sue braccia, in un abbraccio che fermò entrambi sul marciapiede deserto.

<<Koushi...>> provò a dire il capitano, fermandosi in partenza. Forse decise che quello non era il momento giusto per parlare, che le azioni dovevano fare il loro processo in assoluto silenzio.

Sugawara semichiuse gli occhi, cullato nuovamente dal suo calore preferito, per poi chiuderli completamente, abbassando le palpebre così dolcemente da sembrare un bambino, con il capo rannicchiato sul petto del maggiore.

Quest'ultimo, d'altro canto, rimase a dir poco sorpreso da questo gesto tanto dolce quanto inaspettato, ma dopo qualche secondo ricambiò l'abbraccio, avvolgendo le braccia possenti attorno al corpo snello di Suga, e poggiando il mento sulla sua testa.

<<Sawamura...>> cominciò dopo qualche minuto il minore, non spostandosi di un millimetro da quella rilassante posizione.

<<Dimmi...>> l'alzatore poté percepire la mascella del capitano muoversi.

<<A me...piace davvero moltissimo stare tra le tue braccia...>> disse tutto d'un fiato, quasi senza pensarci, rischiando probabilmente la fine di quel caldo abbraccio.

All'inizio si diede dello stupido per aver parlato così direttamente, avendo la certezza che il capitano fosse etero, e quasi gli venne da piangere quando non udì nessuna risposta. Sentì una morsa al petto, tanti piccoli aghi si conficcarono nel suo cuore.

Prima che una delle tante lacrime scivolasse sulle sue guance, scansò bruscamente il capitano, che per tutto il tempo aveva tenuto lo sguardo fisso in un punto indefinito del muro, per poi correre in casa, raggiungendo gli altri.

Un soffio di vento passò in quell'esatto istante sul marciapiede, agitando i capelli castani di Daichi.

<<Koushi...anche a me piace tantissimo...>>


𝑭𝒐𝒓𝒆𝒗𝒆𝒓 𝑻𝒐𝒈𝒆𝒕𝒉𝒆𝒓 [Hᴀɪᴋʏᴜᴜ]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora