CAPITOLO 16

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<<Ah, cavolo! La foto!>> esclamò Daichi, rendendosi conto di aver dimenticato uno dei motivi per cui erano arrivati addirittura sui monti. Con un cenno della mano, fece capire a Suga di aspettarlo lì dov’era, per poi voltarsi velocemente e marciare di nuovo sui suoi passi.

Si preparò a bussare alla porta, ma un rumore emesso dalla figura di Kageyama vicino ai bidoni della spazzatura lo fermò a pochi centimetri dall’entrata.

<<Kageyama?>> lo chiamò, per poi vederlo girarsi di scatto.

<<Oh, capitano. Cosa ci fa ancora qui?>> velocemente l’ultimo nominato si avvicinò al ragazzo, per poi notare la busta di immondizia tenuta dalla sua mano. Probabilmente era uscito a buttarla, questo spiegava cosa ci facesse il ragazzo qui fuori.

<<Ho dimenticato di restituirti una cosa.>> spiegò velocemente il maggiore, frugando nel suo zaino in cerca della foto, sotto sguardo curioso e sorpreso di Tobio. Quando l’ebbe trovata, la porse a Kageyama, che la guardò quasi con perplessità, e non mosse un muscolo.

<<Avanti, prendila>> disse il maggiore incoraggiandolo, sperando con tutto sé stesso che lo ringraziasse per avergli restituito una cosa di SUA proprietà.

<<Capitano, questa non è mia.>> ecco, le parole che nessuno avrebbe voluto sentire, e una verità troppo spaventosa per chiamarla tale. Gli unici nel posto dove fu ritrovata la foto, erano Kageyama e Chisaki. Se non era di Kageyama, non restava che pensare al peggio.
Il volto del capitano sbiancò, cosa che non sfuggì al ragazzo.

<<Capitano, tutto ok?>> chiese, seriamente preoccupato per tutta la situazione.

<<Kageyama…questa l’abbiamo trovata io e Koushi sotto l’albero dove hai colpito Chisaki. Se non è tua…>> spiegò a bassa voce, come se stesse quasi sussurrando un segreto di stato, lasciando la frase a metà. E, vedendo che anche Kageyama sgranò gli occhi, capì che si era spiegato bene.

<<Ok, ho capito. Se vorranno far qualcosa a Shoyo, però, dovranno vedersela con me. Questa la prendo io, e finché non faranno niente, noi non diremo niente. D’accordo? Shoyo è già molto stressato di suo…>> disse l’alzatore trattenendo tutta la rabbia che avrebbe voluto sfogare, prendendo la foto con mano tremante e piegandola in due parti.

<<D’accordo. Io vado, Koushi mi sta aspettando più in là. Buonanotte!>> lo congedò Sawamura, allontanandosi e facendo un cenno con la mano.
Sugawara, vedendo arrivare finalmente il compagno, sorrise d’istinto, e vedendo la mano libera, si fece subito buone aspettative, purtroppo surreali.

<<Quindi è sua? Menomale!>> disse spensierato, con un sorriso a trentadue denti, affiancando l’amico e continuando a camminare.  

<<No, Koushi. Non lo è…>> affermò con dispiacere il ragazzo dai capelli color cioccolato, per poi abbassare lo sguardo, per non dover vedere il volto terrorizzato di Suga, sul quale non era rimasta nemmeno l’ombra del sorriso di prima.

<<O mio dio...>> è l’unica cosa che riuscì a dire, mentre nell’aria si diffusero solo i suoni dei loro passi sul cemento della strada.

<<Dobbiamo farlo trasferire al più presto. Con noi sarà al sicuro.>> affermò con convinzione e rabbia, che fece voltare Daichi di scatto.

<<Si, hai ragione>> constatò il capitano, contagiato dall’aura determinata del suo vice.

Un soffio di vento, più freddo dei precedenti, fece rabbrividire il minore, che strinse le spalle, in cerca di un po’ di sollievo.
Il maggiore, vedendo il ragazzo dai capelli argentei in quello stato, arrossì immediatamente per l’idea che gli passò per la mente, ma che non scartò affatto. Cautamente, allungò un braccio dal retro della schiena di Koushi, e finì per poggiarlo sulle spalle di quest’ultimo, attirandolo a sé e dandogli un po’ più di calore, sprigionato dal rossore sulle guance.

𝑭𝒐𝒓𝒆𝒗𝒆𝒓 𝑻𝒐𝒈𝒆𝒕𝒉𝒆𝒓 [Hᴀɪᴋʏᴜᴜ]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora