~Part 27~

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Becky's pov

Mi risveglio intontita in una macchina sconosciuta mentre mio fratello sta ancora dormendo.

Sento il cuore perdere un battito quando mi rendo conto di essere stata rapida e addormentata da chissà quale sostanza.

Non riesco nemmeno a piangere, sono bloccata, con le mani legate dietro la schiena e mio fratello di fianco a me che chissà quando...e se, si risveglierà.

Dalla mia bocca non esce un suono, se non il mio respiro affaticato e corto per l'ansia che crea il solito buco nel petto e quella sensazione di star soffocando in te stessa, per la quale non ci puoi fare niente, solo soffrire e aspettare che passi.

John apre gli occhi guardandosi intorno per poi spostare lo sguardo su di me preoccupato.

-dove siamo?!- esclama.

Riceve il silenzio come risposta, riesco solo a muovere la testa.

-FATECI USCIRE!- urla battendo con i piedi sulla la barriera di metallo che ci divide dai posti davanti
-STATE ZITTI- risponde una voce femminile, quel suono mi rimbomba nella testa come se la stesse martellando, facendo così aumentare il mio mal di testa.

Ma il mio corpo continua a rimanere immobile, in quel silenzio tutta la vita mi passa davanti facendomi pensare se mai potrò rivedere il mondo come lo vedevo qualche ora fa, prima di essere sbattuta in questa macchina di chissà chi.

-Becky stai bene? di qualcosa- mi scuote mio fratello con la spalla -rispondi ti prego, ti prometto che riusciremo ad uscire- mi consola appoggiando la testa sulla mia spalla.

Dopo qualche ora di viaggio due figure incappucciate ci conducono bruscamente fuori dal veicolo, portandoci in una casa e lasciandoci in una stanza buia, con una sola finestra da cui entrano i flebili raggi di luce grazie ad una fessura tra i legni impiantati per bloccarla.

Una calda lacrima solitaria scende piano dal mio occhio sinistro. Non posso controllare il mio corpo, sono come paralizzata.

Una sagoma di qualcuno che non riesco a riconoscere si piazza davanti a noi, seduta al contrario su una vecchia sedia in legno rovinato.

-ci rincontriamo stronzetta- comincia acida, una voce che mi risuona nella testa, che ho già sentito, ma che non riesco a ricordare. Continuo a non parlare. -io te l'ho detto che non ti avrei dato pace. Lascia che ti spieghi una cosa: ciò che è mio, rimane mio, e rapisco anche le persone pur di ottenerlo. Quindi ti ricordi di me?- chiede ridacchiando -beh, suppongo di no. Sono quella a cui hai portato via il ragazzo brutta stron- la blocca John
-questo è troppo. Chiudi quella cazzo di bocca o te la faccio chiudere io- interviene digrignando i denti e sentendo i suoi pugni stringersi
-oh, ecco Superman del gruppo, come faresti? sentiamo- lo sfida incrociando le braccia
-vuoi vedere? non mi sfidare sai- continua mio fratello scaldandosi
-si vieni, vieni qu- mi faccio coraggio
-BASTA!- esclamo, le prime parole che sono uscite dalla mia bocca dopo ore
-allora ce l'hai la bocca- ride la ragazza
-si, ce l'ho, e se potessi ti strapperei la testa a morsi, inoltre stronza sarai tu. Non la passerai liscia, ti verrano a cercare, incluso il MIO RAGAZZO OVVERO FINN WOLFHARD, ti metteranno in prigione e io me ne starò lì a guardare, ridendo e ringraziando Gesù perché è quello che ti meriti- non so con quale coraggio sia riuscita a dire queste parole ma le pensavo
-va bene, se la metti così, ci vediamo quando sarete morti qua dentro, addio- si alza rumorosamente dalla sedia. Mi si gela il sangue nelle vene e mi sento diventare calda dalla rabbia, ma cavolo quanto avevo desiderato dirle tutto questo.
-brava- mi sussurra John sorridendo
-John- lo chiamo -se dovessimo morire qui- mi blocca
-non dirlo nemmeno, ci staranno già cercando- esclama
-in ogni caso, voglio farti sapere che io ti voglio bene, anche se ci siamo conosciuti da poco, io ti voglio bene- sento le lacrime iniziare a scendere
-anche io Becky, tantissimo- risponde appoggiandosi a me e dandomi un bacio sulla guancia.

at least i have the memories||finn wolfhardDove le storie prendono vita. Scoprilo ora