Capitolo 28

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-Riptide, Vance joy

Siamo in strada da un tempo che mi sembra lunghissimo. I polsi iniziano a bruciare e l'agitazione a salire. Martina sembra essere sempre più agitata ogni secondo che passa. Dal suo muovere incessantemente il capo ora a destra, ora a sinistra capisco che è sull'orlo di una crisi di nervi.

Penso che la responsabile della morte di mia sorella è a meno di un metro da me e il sangue mi ribolle nelle vene. Immagino il sorriso di Lisa, le sue braccia tese verso di me, e, mentre la sto per abbracciare,  con un colpo di reni mi lancio su Martina.
La sua sorpresa è evidente, prima che si riprenda riesco a graffiarle la faccia, le mie unghie affondano nella pelle e so di per certo che se non fossi stata legata quella donna non avrebbe la minima speranza di scendere viva dal furgone. 
Ripresasi dallo shock del momento, in un attimo mi stacca da sé. Mi spinge verso il fondo e sbatto la testa. Mi si annebbia la vista e rimango lì sdraiata, immobile. Non so se sia il dolore o la rabbia, ma ho difficoltà a respirare.
Si asciuga il sudore dalla fronte con il dorso del braccio. Mi guarda schifata, no, anzi, il suo sguardo è pieno di disprezzo, di pietà. Non posso fare a meno di pensare che le parti dovrebbero essere opposte. Mi sputa addosso e si rivolge a Gio.
"Gio caro, se non sbaglio dovremmo essere quasi arrivati".
Il cassone è completamente coperto, non si vede nulla al di fuori del telo grigio. Non ho idea di dove siamo e nemmeno Martina a quanto pare. Che cavolo stai facendo Gio?
Il cassone del camion è scomodo e freddo, a ogni curva sbatto contro una o l'altra parete. I polsi mi fanno male e sono infiammati per le corde. Scalcio, odio avere i piedi legati. "Stai buona, tra poco sarà tutto finito". Sussurra Martina con un ghigno.

Dopo una manciata di minuti finalmente ci fermiamo. Sento sbattere la portiera dell'autista e, dopo qualche minuto di troppo, mani esperte aprono il cassone. La luce è talmente forte da accecarmi. "Mani in alto".

Tutto successe molto velocemente, a mia discolpa posso dire che è molto difficile alzare le mani in alto quando si è legati. Il che è una fortuna dato che nel farlo sono caduta addosso a Martina che stava provando a scappare.
E così Gio ci ha portato dritto alla stazione di polizia. Ora ricordo perché Lisa si era innamorata di lui, è sempre un passo avanti, è davvero un ragazzo pieno di risorse.
Un uomo in divisa mi slega mani e piedi. Finalmente mi massaggio i polsi.
"Aspettate state facendo uno sbaglio, è quel ragazzo che ha catturato entrambe!Io sono del tutto innocente!" "Ma certo signora..."
"Martina, mi chiamo Martina" "Perfetto e mi saprebbe anche spiegare come mai questa signorina era legata come un salame, mentre lei no?Mi sembra piuttosto chiaro che lei sia in combutta con il nostro caro giovanotto. Siete entrambi in arresto."
"Aspetti agente, lui non è colpevole, è tutta colpa di Martina, mi deve credere." "Mi dispiace, non abbiamo prove che questa sia la verità". "Esatto" sbraita Martina "Non avete alcuna prova che io sia colpevole".
Cavolo ha ragione. Ma non voglio perdere tutto proprio ora, "Io una prova ce l"avrei.." Ci giriamo verso Gio.                                        
Mi passa accanto e mostra all'agente una minuscola cimice sul suo palmo della mano. Ecco il piano B di cui parlavo.
"Ho registrato tutto il tuo bel dialogo esplicativo, quello che hai fatto a Noa prima di caricarla sul camion come un animale da macello. E ho registrato la tua confessione per quanto riguarda l'incendio della villa". I poliziotti si guardano dubbiosi, ho paura che come prova non basti, in fondo non è un video, potrebbe essere stata un'altra donna a parlare. E in un caso di peso come questo le prove devono essere schiaccianti.

Ripenso a tutta la situazione. Sono contenta che Martina ci abbia sottovalutati solo perchè ai suoi occhi eravamo solo stupidi ragazzini. E sarebbe stato stupido avere tutti quei soldi e non usarli in situazioni come queste. Le cimici costano un sacco se volete il mio parere, eppure sono minuscole. È proprio questo il punto. Anche delle cose minuscole posso fare una differenza enorme. Mi si accendono gli occhi di speranza.
"Io ho un'altra prova, ora che mi ci fate pensare".

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