Capitolo 8

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-Let's get it started, Black Eyed Peas                                                                                                                                                                                                                                          

Anche in questa città favolosa e spaventosamente stracolma di ricordi la vita va avanti, the show must go on, giusto? O almeno ci si prova. Un passo dopo l'altro, solitamente è così che si va avanti. Oppure a rotoli. 
In un attimo raggiungo il distributore di merendine. Non ho ancora individuato l'ubicazione di quello  delle bevande che sento dei passi avvicinarsi e fermarsi a un metro da me. "Ciao, sono Tom". Mi giro di scatto nel corridoio. Un ragazzo alto e biondo mi fissa. Non voglio altri problemi, non subito, datemi almeno una settimana per ambientarmi.

"Piacere Noa" faccio per allontanarmi
"Aspetta volevo chiederti insomma...ho visto che comunque sei brava a scuola e io bhe no...volevo chiederti se mi potevi dare ripetizioni ecco" mi guarda.

Chissà come fa a sapere che sono brava a scuola, se non è neanche in classe con me, almeno credo. Bhe effettivamente non è che mi stia impegnando a fare conoscenza, tanto tutti qui sanno chi sono e si fingerebbero miei amici solo per i soldi. Ma immagino di non poter vivere isolata fino a quando sarò vecchia decrepita in un'enorme casa piena di gatti. Non sarebbe poi così male. Li chiamerei tutti Alaska, mi si stringe il cuore. Mi manca già un sacco.
"Pronto? Ci sei?" Tom mi riporta alla realtà "non avevo intenzione di mandarti nel panico, non ti ho mica chiesto di sposarmi ahaha" sospiro "hai ragione scusami, è che ho tante cose per la testa..." "puoi dirmi di no tranquilla... oppure potresti raccontarmi cosa non va, magari davanti a una tazza fumante dopo essere riusciti a tradurre perfettamente Cicerone" sorrido, un amico mi farebbe bene. "Come posso rifiutare un'offerta così allettante, ti lascio il mio numero se vuoi.""Perfetto" risponde visibilmente contento.

In fondo un impegno per distrarmi ci voleva.
Come se le montagne di compiti e le ore di studio del liceo Classico non fossero sufficienti. Ma almeno passerò del tempo con un essere bipedi pensante come me. Imbocco il corridoio e scendo la rampa di scale per uscire, sorpasso il gruppetto di ragazze tutto trucco e parrucco e raggiungo la strada. Una volta fuori mi dirigo verso la villa. Non è proprio dietro l'angolo, potrei facilmente farmi venire a prendere, ma non mi dispiace camminare un pochino, per schiarirmi le idee e sgranchirmi le gambe.  Anche perchè non voglio sembrare la signorina viziata che si fa venire a prendere con la porsche del papi. Anche se tutti sanno  benissimo che non potrà mai più succedere, e non perché io non abbia una porsche.

Parli del diavolo... una macchina nera mi raggiunge, mi affianca e rallenta. Tom è seduto al posto di guida e mi fa segno di salire. "Ciao ti posso dare un passaggio?""Certo" salgo e mi siedo sul sedile di pelle. Al primo incrocio gira a destra poi va diritto e di nuovo a destra. "Ehi come fai a sapere che abito qua?" chiedo allarmata. Lui sorride. "Sinceramente non lo sapevo ...solo che io abito da queste parti...". "Che coincidenza, io abito proprio in quella casa laggiù, puoi fermarti qui se vuoi". Scende e mi apre la portiera. Un vero gentiluomo. "Grazie per il passaggio""Figurati è stato un piacere...a quando le lezioni?""Domani pomeriggio dopo scuola può andare?" "Perfetto, arrivederci Tretti" Guardo l"auto partire.

Persa tra i miei pensieri faccio il giro della casa e mi ritrovo ad entrare nella porta adibita per il personale. Entro in casa e sento delle voci provenire dal magazzino: "Non potete continuare a vivere in questa casa, so che è grande, ma prima o poi la signorina Tretti vi scoprirà e mi licenzierà". Scendo le scale per provare a sentire meglio ma inciampo sul gradino e finisco faccia a terra. La scena in cucina è piuttosto comica: Amanda, la cuoca, è rossa di vergogna mentre due ragazzi, più o meno della mia età, mi fissano. Gli occupanti abusivi sono una coppia di gemelli con i capelli neri e gli occhi azzurri. Spegni il cervello Noa, spegni il cervello. Inizio a ricordare. Mi sento male.

Quando apro gli occhi. Sono in un stanza di ospedale. La combo gemella Lisa-aspetto Fil è decisamente andata a segno. Odio gli ospedali, sono silenziosi e ricordano gli avvenimenti brutti. Bussano alla porta ed entra Tom.
"Ehi come ti senti?" Sorrido "niente di rotto, solo un mancamento...""Ci hai fatto preoccupare..""Come sarebbe ci?""No niente...mi hai fatto preoccupare..."Arrossisce. A mentire fa schifo."Ti porto a casa?""Si ti prego".
Arriviamo e lui parcheggia. Faccio per ringraziarlo e andarmene . "Hai intenzione di lasciarmi fuori?""Mm..credevo che saresti tornato a casa..""Se poi mi svieni di nuovo?nono grazie io vengo con te...""Ok.."
"Vuoi qualcosa da mangiare?"Tom mi guarda e ride"Sei stata appena dimessa dall"ospedale e pensi a mangiare...ahah sei fantastica"Arrossisco"Non è colpa mia se ho fame..." Mangio, lui non tocca cibo. "Non ti avveleno mica sai?" Ride "mi fido, solo che non ho fame...""Ok". Amanda entra in cucina...I due gemelli…
"Amanda mi deve una spiegazione""Sì signorina""Chi sono quei due ragazzi e perchè vivono in casa mia?""Ecco non si arrabbi, loro sono miei nipoti che frequentano il liceo come lei signorina""Eh non potevano vivere con i genitori o in collegio?" "I loro genitori sono...beh sì, separati e non hanno i soldi per ..."

Sbianco rapidamente e Tom mi sorregge. Cerco di riprendermi velocemente e pensare a una soluzione. Mi alzo di scatto per prendere un bicchiere d'acqua e un capogiro mi acceca. Mi accascio a terra cercando di farmi il più piccola possibile, voglio scomparire. Sento due braccia che mi sollevano e mi adagiano sul morbido. Un profumo di casa mi pervade la mente. Sono calma.

Twins~ Un mondo per unaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora