E MEDIO ABEO.

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Niccolò's pov.

E medio abeo è un espressione latina per indicare qualcuno che sta abbandonando la vita. Per etichettare qualcuno che sta andando tra le braccia della morte ed io, per poco, l'ho stretta così forte da non poter più tornare indietro. Da adesso in poi la vostra percezione delle cose cambierà e lo farà in maniera radicale. Il mio intento è soltanto quello di mettervi in guardia e di farvi capire che non tutto è come sembra. Che l'ignoto a volte è ignoto e tale deve rimanere. Cominciò a piovere poco dopo che fummo usciti da quel bar e corremmo velocemente verso casa sua riparandoci soltanto con le prime cose che ci erano a disposizione. Io usai il cappuccio. Lui aveva usato la sua carpetta come scudo da quell'acqua quasi torrenziale ma a giudicare da quanto scura si fosse fatta la sua camicia a contatto con quelle gocce pesanti, a poco era servita. Aveva le braccia libere dall'ingombro delle maniche che aveva arrotolato fino al gomito. La peluria scura da uomo adulto gliele delimitava mentre aveva sbottonato un po' la camicia sul petto liscio e sgombero. L'umido della sua pelle aveva fatto evaporare nell'aria un forte odore di colonia, simile a quella che usava mio padre. Ho sempre pensato che ci fossero degli odori a memoria olfattiva. Del tipo che rimangono impressi nella tua mente e quando li senti, rivivi persone o luoghi in cui sei passato.  « Questa pioggia non ci voleva! »
« In altre circostanze direi che la amo »affermai con il fiatone. « Significa che la odi? »
« Sono fradicio » gli feci notare.
« Non posso dire il contrario. » Si sfilò la chiave dalla tasca e con tre agili giri, il portone fu aperto e piombammo, alla velocità della luce, dentro. Il freddo iniziava a farsi sentire. Salimmo una lunga scalinata a chiocciola molto ben tenuta. Era in marmo bianco e la ringhiera di protezione era coperta da vernice bianca ed una barra di legno su cui appoggiarsi. Vidi che ci fosse un'unica porta verso la quale portava, perciò dedussi che quello fosse un palazzo con un solo ed unico residente. Il professor Costa. La porta esterna era in legno scuro, decisamente affascinante. Un' ottima scelta se proprio dovessi commentare. Quando arrivammo su in alto, la aprì e diede spazio ai miei occhi per osservare il suo appartamento ampiamente illuminato. La disposizione dell'arredamento era degna di un ottimo arredatore. Era tutto minuziosamente messo al posto giusto per creare l'atmosfera giusta. A fare da capo in tutto l'ambiente, c'era una grande vetrata da cui si poteva osservare Trastevere in movimento ed era così bella quella sera che molto difficilmente la dimenticherò. « Accomodati, non essere imbarazzato » disse sgusciando via le scarpe bagnate e ponendole in una scarpiera alta e munita di specchi. « Serve che le tolga anche io? »
« Non necessariamente, asciugale lì » mi indicò lo zerbino e gliele strofinai contro. Mi tolsi poi il cappuccio ed entrai dentro mentre lui accese la stufa che cominciò a riscaldare sin da subito l'appartamento. Ci mettemmo a chiacchierare davanti al calore delle fiamme e a poco a poco il tessuto della felpa cominciò ad asciugarsi. Lui aveva tolto il cardigan per fare asciugare meglio la camicia e non aveva pensato di toglierla credo per pudore o rispetto. Sembrava a suo agio nel parlare con me ed il tempo scorse abbastanza veloce. Poi si scusò un attimo per andare a prendere i testi che aveva promesso di farmi leggere e sparì in un altra stanza. Ne approfittai per scrivere a Valerio.

Messaggio a Valerio:
« Tutto bene? »
Messaggio da Valerio:
« Così sembra, te? »
Messaggio a Valerio:
« Sono a casa del prof Costa. »
Messaggio da Valerio:
« D'accordo. Non tradirmi, ti amo! »

« Eccomi, scusa » disse portando con sé qualche foglio volante ed accartocciato.
« Non si preoccupi. »
« Ultimamente ho veramente poco tempo per dedicarmi alla scrittura. » Con la punta dell'indice umido mi passò il foglio intriso di inchiostro della penna e cominciai a leggere in silenzio percependo come unico suono intorno a me il suo respiro pesante. I suoi capelli si erano appiattiti per la pioggia e lui li scombinò per farli asciugare meglio. « Che ne dici? È un bel testo? »
« Sì, però ha qualcosa di familiare » risposi scostando il foglio da davanti la mia faccia e poggiandolo sul parquet. « Strano, giurerei di averlo letto un sacco di volte. Non ci ho mai trovato qualcosa di simile ad altre opere in circolazione » strinse le spalle.
« Magari sarà solo una mia impressione » Si stese accanto alla stufa e rimase a guardare il soffitto. Nel frattempo gli domandai dove fosse il bagno.

SO BADARE A ME STESSODove le storie prendono vita. Scoprilo ora