EUM.

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Niccolò's pov.

Il  numero aveva smesso di girare sulla superficie del tavolo e nello stesso istante le dita snelle di Valerio lo afferravano per dargli nuovamente stabilità. Controllai nervosamente l'ora e, sapendo che ormai non gli desse fastidio, invocavo con la forza della mente i camerieri affinché ci portassero da mangiare al più presto. Lui nel frattempo mi osservava di sottecchi con quegli occhi beffardi ed io lo lasciavo fare, anche se mi sentivo un po' in imbarazzo. Ricordo che mi piacesse parecchio il modo in cui le luci gli rendessero i capelli simili a colate di miele rossastro. Ed anche come entrassero in contrasto con i suoi occhi verdi e pragmatici con cui mi guardava come a dire Sono Fastidioso E Ne Vado Fiero.
« Hai finito gli argomenti? » spezzò.
« Sono un libro aperto io, direi di no. »« Sorprendimi allora. »
« Vorrei che mi sorprendessi tu » quasi lo sfidai e lui ridacchiò.
« Uhm...è una sfida? »
« Prendila un po' come ti pare. »
« Ma quanto semo bravi a fare finta che non ci importi eh, Niccolò?»
« Non mi sottovalutare, so essere molto più bravo di così. Te lo garantisco. »
Pensai che approfittare di quella situazione non sarebbe stato poi così male e quindi gli offrii una proposta che non poteva rifiutare.
« Se riesci a sorprendermi ti offro una pizza. Qualunque tu preferisca.»
Mi guardò e sorrise quasi con un filo di malizia mentre con l'indice si arricciava una ciocca di capelli.
« Sei uno sciocco » affermò.
« Sei bravo con i complimenti. »
« Grazie, lo so. Mi riescono sempre bene. »« Diamo a Cesare quel che è di Cesare. »
Sorrise e si impegnò per un quarto d'ora abbondante a cercare parole con cui stupirmi. Il tempo non fu abbastanza suo malgrado perché il cibo arrivò prima che potesse fare qualcosa di concreto e la sua attenzione si concentrò sugli strati dell'hamburger. Io osservavo le patatine magre e dorate che giacevano nel vassoio spoglio e chissà per quale motivo, non ero in grado di provare un languorino che mi spingesse a mangiarle. Valerio accorgendosi di quanto le stessi evitando proferì parola: « Qualcosa non va? » ed io gli risposi con un rapido gesto delle spalle.
Continuò a scrutarmi e dopo qualche secondo iniziò a mangiare le sue afferrandole scrupolosamente con i polpastrelli dell'indice e del pollice. Era bizzarro ma aveva un suo perché, perciò nel bel mezzo di quella cenetta quasi romantica mi venne in mente l'idea per uno dei miei testi e non dovevo farmela sfuggire. Afferrai il telefono e iniziai a smanettarci sopra.
« Smetti di alienarti e mangia. »
« Mangio solo perché lo voglio, non perché me lo imponi tu » affermai continuando a battere le dita sullo schermo.
« Antipatico. »
« Scrivo testi e ho avuto un'idea lampo. Se non appunto tutto quello che ho in mente finirò per dimenticarlo. »
« Te lo concedo » sorrise.
« Per favore smetteresti di parlare in questo modo. »
« Di che parli? » domandò.
Alzai lo sguardo e lo guardai per una frazione di secondo, il che mi bastò per fargli capire che non era un'affermazione fatta per provocarlo.
« Prendi molto seriamente questa cosa » constatò.
Mi limitai ad annuire distrattamente mentre nel frattempo i miei occhi seguivano velocemente le lettere sullo schermo bianco e troppo luminoso « Non ci metterò molto, promesso. »
« Si sente la tua mancanza » ironizzò.
« Tu pensa ad ingozzarti di quei cosi » lo ammonii.
Incredibilmente Valerio mi era di ispirazione. Non avevo avuto colpi di genio in quei mesi abbastanza piatti, però devo ammettere che quell'uscita fosse d'aiuto e forse ad esserlo, non lo era soltanto quella.
« Ecco fatto » dissi soddisfatto.
« Ma come!? »
« Cosa? »
« Come hai fatto a finire subito? »
« Non me lo spiego nemmeno io, ma succede sempre così.»
« Questa è una qualità di pochissimi. »
« L'ho sempre detto che sono particolare. »
« Spero in positivo » diede un morso al panino.
« Credo di sì » affermai.
Va contro la mia etica dire a me stesso che sono bravo in qualcosa, preferisco che siano gli altri ad esprimersi sul mio conto. Per quanto mi riguarda non mi importa neppure un minimo che qualcuno muova critiche contro di me , a patto che lo faccia senza troppo girarci attorno. Sono più per un dibattito costruttivo e non mi piace mettermi sulla difensiva, mai, nemmeno se so di essere in torto marcio. È questione di principio. Posai il cellulare sul tavolo, afferrai una patatina ormai fredda e mentre guardavo verso la vetrata la ingurgitai pervaso da disgusto.
« Ci hai messo un po' eh » disse indicandole con un controllato movimento della testa.
« Ho un rapporto disastroso con il cibo. »
« Spero non sia nulla di grave. »
« Non lo è, sono io il problema. »

SO BADARE A ME STESSODove le storie prendono vita. Scoprilo ora